Andrea Castellan, in arte Casty, è un fumettista Disney. Ha lavorato presso Silver sulle storie di Cattivik e Lupo Alberto per poi passare a scrivere e disegnare le avventure di Topolino e i suoi amici, in particolare quelle nel ruolo di detective.

Sulla carriera di Casty è dedicata una mostra a Palazzo Ducale.

Due chiacchiere con Casty a Lucca Comics & Games 2016

Due chiacchiere con Casty a Lucca Comics & Games 2016

Articolo di Simone Bonaccorso Domenica, 30 ottobre 2016

Durante la manifestazione di Lucca Comics and Games 2016 abbiamo intervistato Andrea Castellan, il fumettista ricordato per le storie del detective Topolino. Su di lui è stata anche allestita una mostra a Palazzo Ducale accessibile a tutti durante l’evento.

Leggi
Uno sguardo alle mostre di Palazzo Ducale a Lucca Comics and Games 2016

Uno sguardo alle mostre di Palazzo Ducale a Lucca Comics and Games 2016

Articolo di Simone Bonaccorso Lunedì, 24 ottobre 2016

Vi segnaliamo le mostre a ingresso gratuito che troverete alla manifestazione Lucca Comics and Games 2016, già visitabili dal 15 ottobre presso Palazzo Ducale e saranno aperte al pubblico fino al primo novembre, ovvero fino termine della manifestazione. Troverete i lavori di Zerocalcare, Kamikura Kazuo, Casty, Tony DiTerlizzi, Cornellà, Frank Cho e Benjamin Chaud.

Leggi

Ma lasciamo a lui la parola.

Iniziamo a presentarti per i nostri lettori di FantasyMagazine, perché Casty?

Casty è il diminuitivo del mio cognome ed è il modo in cui mi chiamavano fin da piccolo. Alle elementari mi chiamavano Casti, senza la y ancora.

Allora quando ho cominciato a fare i miei primi disegni, perché ho cominciato a disegnare proprio alle elementari i miei primi fumetti, così, per passione, li firmavo Casti. Questa firma mi è rimasta negli anni e anche quando mi sono ritrovato a lavorare, ho chiesto se si poteva mantenere questo pseudonimo ed è rimasto.

Hai iniziato a lavorare sotto Silver. Com’è stata la tua formazione sotto questo maestro del fumetto italiano?

Silver è sempre stato un mito, perché io quando ero piccolo leggevo i suoi fumetti di Lupo Alberto, leggevo le avventure di Cattivik anche se non erano ancora così celebri come lo sono diventate in tempi successivi. Con Silver è stato un rapporto distante, nel senso che lui era il maestro inarrivabile e io ero l’ultimo arrivato. Quindi mi mise a lavorare come l’ultimo degli sceneggiatori su Cattivik, ma giustamente perché ero appena arrivato, e da lì però mi notò subito che avevo una bella produzione, scrivevo veloce, scrivevo divertente, tant’è che dopo qualche anno mi affidò anche la scrittura di storie di Lupo Alberto.

Quindi, voglio dire, Silver è stato un maestro, però un maestro un po’ a distanza. Io l’ho sempre guardato con una certa deferenza.

Sui tuoi lavori per la Disney. Com’è iniziata la collaborazione con Topolino?

Un po’ come hanno cominciato tutti. Io ho spedito dei miei soggetti, lavoravo già per Cattivik e Lupo Alberto, però volevo fare qualcosa di più, volevo scrivere storie che andassero in giro per il mondo. Cattivik e Lupo Alberto sono personaggi molto belli, però sono famosi principalmente in Italia. Io avevo questa ambizione di scrivere storie che arrivassero a tutti i lettori del mondo. Così ho spedito un pacco con dei soggetti alla redazione di Topolino. Dopo un paio di settimane mi hanno risposto, mi hanno messo alla prova, nel senso che ho cominciato a scrivere, mi hanno approvato un soggetto su cinque che ne avevo mandati. L’ho sviluppato, è piaciuto moltissimo e ho continuato.

Questo tuo primo soggetto di cosa trattava?

Questo soggetto era Topolino e i mostri idrofili, ed era un’avventura in cui Pippo trovava quella che sembrava un’innocua piantina sul ciglio di una strada, che poi si rivelava essere una pianta fuggita da un laboratorio ed era un esperimento genetico. Per cui questa pianta restava piccola fuori, ma aveva delle radici enormi sotto.

Sei ricordato soprattutto per le storie dell’investigatore Topolino. Da dove nasce questa tua passione per i racconti gialli?

Io scrivo di tutti i generi, mi piacciono molti i gialli, la fantascienza, l’avventura. Gialli ne ho scritti abbastanza, non quanti vorrei perché in un giallo si presuppone sempre che ci sia un colpevole molto forte. Però, naturalmente, su Topolino è proibito uccidere qualcuno. Per cui scrivo questi gialli, ma potrei scriverne anche di più, ma devo sempre prima risolvere questo problema. Cioè, qual è il reato che verrà commesso? Si parla sempre di rapimenti, di furti, di misteri legati a qualche sparizione. È sempre molto difficile scriverlo, però quando alla fine riesci a fare un bel giallo dove tutto torna e a rispettare tutti i canoni Disney, alla fine sei veramente contento.

Qual è la storia che ti è piaciuta di più scrivere e quale quella che ti è piaciuto di piu disegnare?

Scrivere ce ne sono tantissime, anche non disegnate da me. Direi che ho un ricordo particolare per Il dominatore delle nuvole, che è l’ultima storia che ho fatto con Giorcio Cavazzano, ormai dieci anni fa, che è stata davvero un’emozione vedere trasposta in immagini ciò che avevo scritto. Mentre come disegni, mi piace molto quest’ultima che ho fatto perché ci ho messo veramente tantissimo, Topolino e il raggio di Atlantide, e sono abbastanza soddisfatto del lavoro. Direi che è un punto, diciamo, di svolta verso un altro tipo di direzione su cui cerco di portare il mio segno, che è un tratto un po’ più realistico rispetto ad altre storie che ho fatto e che continuerò a fare. Perché continuerò comunque ad alternare il segno più realistico a quello più buffacchiotto, chiamiamolo.

C’è un obiettivo particolare verso cui stai andando, con le tue storie e il tuo tratto?

Intanto mi piacerebbe imparare a disegnare bene veramente, come i miei colleghi perché Io li vedo in questi giorni disegnare sono degli assi incredibili, sono stupefacenti. Come sceneggiatore mi piacerebbe riuscire a scrivere qualcosa che resti veramente nella storia Disney, come lo sono state le storie della Dimensione Delta. Se dici Dimensione Delta la conoscono praticamente tutti. Io vorrei riuscire a fare una storia [così, ndr], però lo saprò solo tra vent’anni se l'ho già fatta, perché non è una cosa che si fa a tavolino. Tu cerchi di fare delle storie poi vedi come vengono accolte e se restano nella memoria, se son piaciute più di altre…

E quindi il mio obiettivo magari potrei averlo già raggiunto, io spero di no perché credo di avere ancora molti anni davanti.

 
Quale è, se c’è, la storia che tieni nel cassetto e che non vedi l’ora di pubblicare?

Idee ce ne sono tante, ma tante le ho anche accantonate, diciamo. Quello che mi piacerebbe non è proprio una storia, ma il ciclo di Atlantide che ora è iniziato. Riuscire a portare a termine questo ciclo con una serie di belle storie sarebbe veramente un sogno che si realizza.

Quindi, possiamo dire, che il ciclo per cui vorresti essere ricordato è…? Casty è ricordato per…

…il bel ciclo di Atlantide. Che ha risolto veramente il problema e che, magari, fra cento anni si verifica, cioè si scopre che avevo veramente ragione io.

Un'ultima domanda. Cosa consigli a chi vuole disegnare o scrivere storie per la Disney?

Se è molto piccolo, direi di continuare così. Nel senso, leggere molto, guardare molti film di avventura, anche vecchi. Perché ci sono dei film molto belli di avventura vecchi, come Viaggio al centro della Terra, o L’Isola misteriosa, son bei film che ti formano un senso di avventura che poi riesci a trasporre nei fumetti. Se, invece, sei grande, naturalmente il discorso è molto diverso. Devi considerare che questo può diventare un lavoro, quindi devi affrontarlo con quell’idea lì. Se lo vuoi fare come lavoro, devi essere disposto a molti sacrifici, perché non è facilissimo. Se ne fai un hobby, devi comunque trovarti un lavoro, quindi devi prendere una decisione a un certo punto. E allenarsi molto, non arrendersi mai alla prima difficoltà e considerare comunque che il fumetto non è eterno. Nel senso, i giornali si vendono sempre meno, però c’è sempre bisogno di creatività. Per cui se in futuro vedremo i disegnatori impegnati nella computer grafica, o in nuovi mezzi che ancora non conosciamo, guarda la diffusione di telefonini e tablet a che diffusione della grafica  ha portato. Quindi di essere sempre creativi, questo è il consiglio.