Star Wars: Gli Ultimi Jedi inizia poco dopo la fine di Il risveglio della Forza. La Resistenza contro il Primo Ordine è sotto attacco. Rey (Daisy Ridley) ha trovato Luke Skywalker e vorrebbe farsi insegnare da lui le vie della Forza, oltre che convincerlo ad aiutare la Resistenza. Finn (John Boyega), ferito nel precedente scontro con Kylo Ren (Adam Driver), è in animazione sospesa. Poe Dameron (Oscar Isaac) morde il freno per attaccare in forze il Primo Ordine, ma Leia Organa (Carrie Fisher) pensa sia il caso di rifiugarsi in luoghi sicuri per raccogliere le forze. Ma non c’è tempo.

La trama del film scorre quindi su diversi filoni: la missione di apprendistato e di convincimento di Rey; la disperata fuga della Resistenza, sempre più Ribellione a pensarci bene, visto che il potere del Primo Ordine è più radicato di quanto non si credesse nel primo film; la missione eroica di Finn e della pilota Rose (Kelly Marie Tran, da oggi in poi uno dei miei personaggi preferiti di tutta la saga), impegnati in una ricerca che potrebbe contribuire a salvare la flotta ribelle dall’inseguimento del Primo Ordine.

Nelle oltre due ore e mezza di Gli Ultimi Jedi le trame scorreranno parallele, poi s’intrecceranno, fino a confluire nel gran finale dell’ultimo atto.

Non volendo anticipare nulla dei vari colpi di scena posso solo dire che saranno tanti e alcuni inattesi, ma complessivamente logici e coerenti col progetto del film.

Star Wars: Gli Ultimi Jedi
Star Wars: Gli Ultimi Jedi

Perché è innegabile che Rian Johnson (regista e sceneggiatore) e i produttori J.J. Abrams e Kathleen Kennedy abbiano fatto l’unica cosa logica da fare quando si è schiacciati dal peso di una eredità di 40 anni: studiarla bene e poi bruciarla e dimenticarla. E non metaforicamente, come scoprirete durante il film.

Il risultato è qualcosa che probabilmente farà inorridire quelli che Star Wars lo venerano come una reliquia, come qualcosa che non deve essere toccato.

Vi tranquillizzo: Johnson e Abrams non vi hanno rovinato nulla. Non sono venuti a casa vostra a rigarvi le VHS, i DVD, i Blu-ray, i libri e i fumetti e tutte le vostre action figures o kit LEGO.

Johnson e Abrams non combattono disperati la battaglia per la conservazione di un mito polveroso, ma difendono ciò che amano proprio affermando la propria personalità.

Hanno aggiunto la loro storia e i loro personaggi all'universo di George Lucas, consegnandolo definitivamente nelle mani di una nuova generazione di eroi. Autentica mitopoiesi che non cancella l'originale ma semmai lo rafforza, perché ne ribadisce la natura archetipica.

Star Wars: Gli Ultimi Jedi
Star Wars: Gli Ultimi Jedi

Se dovessi recensirlo con il cuore gli darei ben oltre le 5 stelle. Ma volendo anche ragionare sulla costruzione cinematografica, a fronte di un primo atto fulminante, il film non sembra avere guizzi nella parte centrale, dove scorre senza annoiare ma anche senza sobbalzi emotivi, per poi concludere in crescendo nel terzo atto, quello che ha parecchi momenti anche commoventi.

Tanti ancora sono poi i collegamenti con la stuttura originale della saga. Per certi versi Gli Ultimi Jedi ha dei punti di contatto con la struttura di L’impero colpisce ancora. Meno di quelli che Il risveglio della Forza aveva con Una nuova speranza, ma abbastanza riconoscibili. Fa parte della natura della serialità accompagnare qualcosa di vecchio a qualcosa di nuovo.

Le musiche di John Williams sono ancora ben più che un tappeto sonoro, ma una fondamentale colonna della narrazione.

Star Wars: Gli Ultimi Jedi
Star Wars: Gli Ultimi Jedi

Visivamente Johnson è meno brillante di Abrams, e si limita a una narrazione per immagini più convenzionale, sia pure efficace e funzionale allo scopo.

Un guizzo visivo ce l'ha  quando evoca una idea di cinema molto chiara: ossia che un film è un intrattenimento che mai come in questo caso miscela mito, avventura, guerra, morte, tradimento e sentimenti, andando ben oltre il fatto che si tratti solo di una illusione ottica data dalla proiezione di migliaia di immagini statiche una dopo l’altra. A voi scoprire questo passaggio che celebra la magia che universi complessi come quello creato da Lucas sono ancora in grado di creare, realizzando qualcosa che è superiore alla somma dei singoli momenti statici.