Il regista Rian Johnson ha fatto parlare molto di sé negli ultimi due anni. Nel 2017 era uscito il suo Star Wars: Gli Ultimi Jedi, i cui feedback furono molto viscerali ed eterogenei. Con Cena con Delitto, Johnson ha l’occasione di prendere le distanze da un retaggio tanto ingombrante e lo fa con un’opera che, a discapito dalle prime apparenze, si dimostra fresca ed entusiasmante.

Trama – Falk

Harlan Thrombey (Christopher Plummer), romanziere di grande successo, viene trovato una mattina nel suo studio con la gola squarciata da un pugnale. Tutto da a intendere si tratti di un suicidio particolarmente drammatico, ma l’investigatore privato Benoit Blanc (Daniel Craig) ha in merito un’opinione divergente e inizia a interrogare l’intera famiglia del defunto, incappando in una fitta rete di bugie bianche.

La genia Thrombey è potente, viziata e ambiziosa. I figli di Harlan hanno sempre vissuto all’ombra del patriarca, ne sono vincolati con un frustrante cordone ombelicale, hanno con lui un rapporto di amore e odio. Tutti avrebbero avuto moventi per architettare la sua morte e solo la giovane infermiera sudamericana, Marta (Ana de Armas), sembrerebbe sapere la verità sul caso.

Tecnica – Lansbury

Steve Yedlin (May, Looper), direttore della fotografia, ha ormai sviluppato una lunga storia con il regista Rian Johnson. Il loro collaudato sodalizio fa sí che si sia sviluppata negli anni un’immensa affinità, il risultato è una regia pulita e intensa accompagnata degnamente dal notevole sound design di Al Nelson (Jurassic World, Dragon Trainer).

Cena con Delitto è sopra ogni cosa un film atmosferico. Quasi interamente ambientato nella magione Thrombey, una villa che gli stessi protagonisti vedono come un “tabellone di Cluedo” perfetto per un delitto alla Agatha Christie, si impregna di profondità stratificandosi di infiniti dettagli. 

Rian Johnson, qui anche sceneggiatore, tratteggia enfaticamente una famiglia allargata le cui alchimie e bugie bianche potrebbero tranquillamente riscontrarsi anche nella vita di ogni spettatore. In senso narrativo, i Thrombey sembrano usciti dalla mente perversa di Wes Anderson: sono colorati ed eccentrici, ma portatori di una fondamentale e acuta umanità, per quanto questa umanità si manifesti in loro con tratti biechi ed egoisti.

Attori – Suchet

Daniel Craig (Casino Royale, Skyfall), Chris Evans (The Avengers, Scott Pilgrim vs. the World), Jamie Lee Curtis (True Lies, Halloween), Michael Shannon (La forma dell’acqua, Animali notturni), Toni Collette (Little Miss Sunshine, Hereditary – Le radici del male), Christopher Plummer (Parnassus – L'uomo che voleva ingannare il diavolo, Malcolm X). Un cast stellare quanto potenzialmente ingombrante.

Quando sono coinvolti molti personaggi – e quando questi sono incarnati da vip – il rischio è quello di incappare in una deformazione del copione atta ad appagare le necessità del caso. Johnson ha svicolato il problema limitandosi a mettere in scena maschere, caratterizzazioni superficiali sintetizzabili in elementi essenziali e facilmente riassumibili in poche linee di esposizione. Così facendo gli attori hanno avuto modo di dare il meglio di sé pur “macchiandosi” di una performance sopra le righe, enfatizzando al massimo i preziosi tempi comici che alleggeriscono e danno carattere a questo atipico thriller.

Conclusioni – Tappert

Tenendo conto del titolo e della strategia applicata dal marketing, si potrebbe credere che Cena con Delitto sia l’ennesima parodia del genere investigativo, un pronipote di Invito a cena con delitto o Signori, il delitto è servito. Nulla di più errato: Cena con Delitto è un giallo nella sua accezione più classica, ma si trova ibridato con stile a uno humour degno de La signora in giallo.

Pur non osando nulla di straordinario, il film è girato con cura e ha il merito di aver compreso che gli stereotipi topici dei thriller non siano altro che un riflesso delle società che li ha creati. Scompare la figura del maggiordomo ed entra quella del troll dell’alt-right che scrive post tossici sulla rete, si rinuncia al colonnello per fare spazio a una life coach che crea un brand attorno al suo atteggiamento pseudo-fricchettone: Rian Johnson attualizza il classico, lo confeziona abilmente e infine lo vivacizza con battute sferzanti. Un’esperienza deliziosa ed esilarante che difficilmente entrerà nella storia, ma a cui tutti dovrebbero dedicare del tempo.