Nel 1986 la piccola Adelaide nel salotto di casa sua guarda alla TV lo spot pubblicitario dell’iniziativa benefica contro la povertà “Hands Across America”, dove delle persone si tengono per mano in segno di fratellanza. Qualche tempo dopo il giorno del suo compleanno viene portata dai genitori al Luna Park e lì succede un evento traumatico che le segnerà per sempre la vita: persasi nella casa degli specchi incontra una bambina perfettamente uguale a lei ma dal ghigno malvagio. Ai giorni nostri Adelaide è una donna sposata e ha due bambini, ma quando torna nella casa dei genitori per le vacanze, sente che il suo doppio non l’ha mai abbandonata. Una notte però, davanti alla porta di casa non compare la sua gemella ma la copia dell’intera famiglia Wilson.  

Già con Scappa – Get Out, Jordan Peele aveva giocato con l’horror per raccontare in realtà il razzismo che impregna la società americana, e al pari Noi è un film che si spinge al di là della semplice storia di genere. Anche in questo caso i protagonisti sono afroamericani ma appartengono alla classe media, hanno una casa al mare, comprano una barca e hanno amici bianchi come vicini. È invece la forbice sociale tra ricchi e poveri, evocata anche dall’unica arma di cui dispongono i doppi, ad essere al centro del discorso di Noi. Già dalle prime battute lo spettatore si rende conto di non avere per le mani un classico horror che ricorre a jump scares per “fare paura”, ma di sentirsi a disagio a causa dell’atmosfera di straniamento di cui la pellicola è permeata. I doppi dei Wilson assomigliano molto agli originali eppure in loro c’è uno scarto, una piccola differenza fisica che li rende terrificanti. È per questo azzeccatissima nel cast la presenza di un’attrice straordinaria come Lupita Nyong'o, l’unica con una copia che sembra in grado di comunicare, che riesce a interpretare perfettamente la donna e il mostro, con solo leggeri cambiamenti di make up.

Noi si gioca tutto sul continuo cambio di prospettiva e sul capire che cosa abbia scatenato la venuta dei mostri. La risposta data dal film non è delle più soddisfacenti, eppure nonostante ciò l’opera non crolla ma, al contrario lo spettatore è disposto a metterci del suo nel provare a vederci la metafora più della fredda spiegazione. Il capovolgimento finale riesce a dare un ulteriore colpo di coda all’interpretazione, aggiungendo persino una componente psicoanalitica che rende Noi ancor più spaventoso.