Il 26 novembre del 2008 nella città indiana di Mumbai si sono verificati contemporaneamente in vari quartieri, dieci attentati terroristici di matrice islamica. Gli scontri durati per 60 ore presero di mira anche l'hotel Taj, percepito dai turisti come una roccaforte che li avrebbe tenuti al sicuro durante gli scontri armati. In realtà era proprio quest’ultimo insieme ad altri ricchi alberghi della città, uno degli obbiettivi principali degli attentatori alla ricerca di ostaggi con passaporti inglesi e americani. 

Anthony Maras inaugura la sua carriera di cineasta (collabora anche alla sceneggiatura), con Attacco a Mumbai – Una vera storia di coraggio. Partendo da un gruppo di personaggi: i giovani turisti americani, il cameriere indiano, lo chef del Taj, una famiglia ospite dell’hotel, il miliardario russo ecc, vuole raccontare uno degli attentati di matrice islamica che hanno sconvolto il mondo una decina di anni fa. Forse non quello che ha segnato di più la parte occidentale del globo (pensiamo ai fatti del Bataclan) ma, proprio per questo, la sceneggiatura si concentra di più sull’azione pura e semplice che sul carattere politico dell’attentato. 

Il film si apre con i terroristi, tutti ragazzini guidati telefonicamente da una ben non identificata presenza oscura che li porta alla mattanza e al martirio in nome di Allah, arrivati in città su un gommone. Più tardi scopriamo attraverso uno di questi rimasto ferito, che in cambio del suo arruolamento il braccio armato dell’islam ha promesso del denaro alla sua famiglia, patto però infranto. Ed è lo stesso ragazzo che, dopo aver sparato a sangue freddo a dei turisti si blocca di fronte alla preghiera di fede mussulmana di una degli ostaggi. Dall’altra parte c’è l’inglese snob che urla alla cospirazione quando sente parlare in arabo un altro ostaggio, ma che poi viene calmata dal cameriere indiano che le spiega, come fosse una bambina delle elementari, che le differenze culturali non devono fare paura. Insomma, senza un vero approfondimento Attacco a Mumbai cerca di dire con goffaggine e superficialità che gli attentatori dopo tutto, non sono mostri saltati fuori dall’inferno.

Se presa quindi come puro film d’azione la pellicola di Maras ha tutte le carte giuste per divertire, con un buon ritmo e bei momenti di suspence, non è però il caso di vederci nient’altro.