Liz Kendall è una madre single che agli inizi degli anni ’70 ha poche aspettative per sé e per la sua bambina. Tutto cambia quando una sera in un bar conosce un giovane ed affascinante studente di giurisprudenza di nome Ted Bundy. I due dopo poco cominciano a fare coppia fissa tanto che progettano di sposarsi e mettere su casa. Un giorno però Ted viene fermato da una volante della polizia per non aver rispettato uno stop e per lui inizia un incubo. Arrestato prima nello Utah dove è accusato di aver aggredito una ragazza e poi anche in Colorado per essere il responsabile di diversi omicidi, si dichiara testardamente innocente. Liz, spossata dai continui processi comincia a chiedersi se davvero l’uomo con cui ha vissuto per sette anni non sia in realtà un mostro.

Qualche mese fa Netflix aveva pubblicato Conversazioni con un killer: il caso Bundy, un lungo documentario diviso in più episodi, che ricostruiva la sua intera “carriera omicida” con l’accompagnamento della voce di Bundy tratta da una intervista fatta qualche anno prima della sua morte, avvenuta nel 1989 con sedia elettrica. Più che un approfondimento psicologico, in quel caso il documentario si limitava a un elenco di fatti più o meno macabri compiuti dal 1974 e con una piccola parentesi sulla sua infanzia.

Ted Bundy – Fascino criminale di Joe Berlinger prende invece una prospettiva totalmente diversa, quella di Liz Kendall, giocando con il sospetto che forse l’uomo sia kafkianamente vittima del sistema. Infatti, più che la storia di un macellaio di donne, la pellicola presenta un lungo caso giudiziario in cui il punto di vista dato allo spettatore rimane sempre chiuso tra le pareti del tribunale e che cosa abbia fatto fuori da queste Bundy non viene mai mostrato. La scelta stessa di usare Zac Efron come protagonista, uno diventato famoso con i musical della Disney e che fino all’altro giorno faceva Baywatch o Nonno scatenato, dona al personaggio una maggiore ambiguità. Posato e rassicurante con il suo viso angelico, Efron non è mai sopra le righe, e risulta perfetto nel dare al suo Bundy quell’apparenza di uomo affascinante al quale le donne si affidavano senza remore.

Peccato però che la maggior parte di coloro che andranno al cinema a vedere Ted Bundy – Fascino criminale sappiano bene chi fosse il protagonista. Ci si chiede quindi quale possa essere il senso nel fare un film giudiziario di cui gli orrori commessi dall’imputato sono ben noti alla cronaca e la cui colpevolezza non è mai stata messa in dubbio.