Marco Rana è editor delle collane Oscar Fantastica, Oscar Draghi e Oscar Ink. Recentemente abbiamo avuto modo di incontrarlo e di parlare dei progetti che sta portando avanti.

Quando, nella primavera del 2016, è nato il progetto di Oscar Fantastica, è stato presentato come “un nuovo universo narrativo in cui i confini tra fantasy e avventura, fantascienza e thriller sfumano fino a confondersi […] La Collana […] nasce per soddisfare le esigenze di un pubblico sempre più ampio e variegato, figlio della serialità, di narrazioni travolgenti e allargate, con una selezione dei migliori titoli che hanno ispirato e si sono ispirati a film, videogames, fumetti e serie tv.” Ora il progetto è molto cambiato, al fianco della pubblicazione di opere legate al mondo di Star Wars o dei personaggi Marvel, o da cui sono stati tratti film o serie televisive, ce ne sono molte altre che, almeno al momento, sono semplicemente opere narrative. Com’è avvenuto questo cambiamento?

Le collane sono organismi viventi e si evolvono naturalmente: le dichiarazioni programmatiche sono spesso e per fortuna destinate a essere smentite nel tempo. In questo caso quella presentazione iniziale non è stata propriamente smentita; semmai si può dire che al profilo attuale della collana oggi quella definizione calza sicuramente stretta.

10 cose che sappiamo sul progetto di Oscar Fantastica e George R.R. Martin

10 cose che sappiamo sul progetto di Oscar Fantastica e George R.R. Martin

Articolo di Martina Frammartino Martedì, 26 aprile 2016

Da un incontro in Mondadori per la presentazione della nuova collana tanti spunti di riflessione sul passato, presente e futuro dell'editoria del fantastico.

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Il cambiamento è avvenuto organicamente, appunto, in armonia con i mercati di acquisizione e di destinazione. È senz’altro vero che Oscar Fantastica è la collana che più di tutte, fra quelle di cui mi occupo, incarna una visione editoriale ideologica e militante, quasi revanscista, che si propone di vendicare il pregiudizio secondo cui la narrativa di genere è una narrativa intrinsecamente “inferiore” rispetto, per esempio, alla narrativa cosiddetta letteraria; e che il romanzo realista sia per se uno strumento più adatto a indagare il mondo rispetto al romanzo fantastico, che per contro si vorrebbe costituitivamente escapista.

Negli ultimi anni ci è capitato spesso di leggere romanzi ascrivibili al genere fantastico che ci parlano della realtà, qui e oggi, in modo esatto e acuminato; sicuramente con un’efficacia e un’urgenza non inferiori a quelle dispiegate dai romanzi realisti. È poi evidente come le convenzioni narrative del romanzo fantastico siano sempre più presenti nelle opere di scrittori classificati come letterari: basti pensare a La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead, a Exit West di Mohsin Hamid, a Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood al nuovo romanzo di Ta-Nehisi Coates.

Insomma, abbiamo l’impressione che i narratori di genere siano fra le voci più interessanti della letteratura contemporanea e allo stesso tempo che le tradizionali etichette e categorie abbiano perso parte del loro significato: con Oscar Fantastica cerchiamo di lavorare su questi punti di giuntura e di pubblicare al meglio i romanzi di genere fantasy, fantascientifico, horror, nella consapevolezza che si tratta di un perimetro in costante ridefinizione.

Tradizionalmente gli Oscar sono una collana di tascabili, che ripropongono in edizione economica opere già pubblicate in edizione rilegata. Ora invece il numero di inediti che state pubblicando è notevole. Cosa significa per un grande editore cambiare così tanto il modo in cui si pone sul mercato? E vedremo, prima o poi, un’edizione economica di quei romanzi che state pubblicando con copertina rigida?

È un discorso complesso e riguarda la profonda trasformazione che investe l’editoria italiana: anche le scansioni tradizionali del ciclo di vita del libro (edizione hardcover ad alto prezzo, con lancio sostenuto e buone vendite, quindi edizione paperback economica da catalogo) stanno cambiando.

Per semplificare, e di parecchio, quello che sta venendo meno, e non solo nel settore editoriale, è il modello generalista: invece dell’approccio orizzontale/ecumenico praticato tradizionalmente dai grandi marchi editoriali è diventato sempre più necessario, e interessante, adottare un modello verticale che identifica comunità di lettori e ricerca l’intensità della relazione e la coerenza sistematica tra offerta editoriale e domanda, più che l’exploit quantitativo. In questo senso collane come Oscar Fantastica, rivolgendosi a un pubblico segmentato, praticano necessariamente una politica editoriale diversa da quella tradizionalmente adottata dalle collane “tascabili”. Nei limiti del possibile, si cerca di lavorare come un piccolo editore specializzato in seno a un grande gruppo.

Per le edizioni economiche dei titoli usciti con copertina rigida: ancora non lo sappiamo; è una valutazione che faremo nel medio termine analizzando le curve di venduto e l’elasticità al prezzo.

Il successo di George R.R. Martin ha aperto molti spazi per la narrativa fantastica. Pensi sia qualcosa destinato a durare, e su cui si possa costruire, o è solo una moda effimera? Avete altri progetti legati a Martin?

Sinceramente non penso che lo sviluppo della narrativa fantastica sia riconducibile al successo di Martin. Certo, è stato uno spartiacque commerciale importante: noi lo abbiamo vissuto dall’interno ed è stato un momento di discontinuità per l’editoria italiana; nel 2013 Martin ha superato Italo Calvino: aveva un’evidente valenza simbolica ed è stato anche traumatico.

A mio parere, tuttavia, gli spazi che oggi si stanno aprendo hanno a che vedere con la diffusione, negli anni 2000, dei romanzi della serie di Harry Potter presso una larga fascia di lettori giovani e giovanissimi. Un’intera generazione si è formata su quei testi e oggi ha una consuetudine con la lettura che ci dà grandi speranze per il futuro: sono lettori fortissimi, curiosi, a proprio agio con archi narrativi ampi e foliazioni importanti; più in generale molto consapevoli e competenti, tendenzialmente aperti e interessati agli immaginari fantastici (che sicuramente non considerano meno rilevanti del realismo).

Quanto a Martin, il nostro progetto più importante riguarda il momento di raccoglimento quotidiano che abbiamo istituito: ci ritroviamo una volta al giorno e in silenzio e comunione speriamo intensamente che si decida a finire e consegnare The Winds of Winter e A Dream of Spring… Scherzo. Ma non del tutto.

I titoli che avete in programma sono moltissimi. Non c’è il rischio di saturare il mercato?

La saturazione del mercato derivante dal numero eccessivo di titoli pubblicati, con tirature decrescenti, è IL problema dell’editoria italiana. Su questo, se si osservano i dati dello scenario generale, non ci sono dubbi. Lavorando su un segmento specifico, però, la nostra prospettiva è più legata a circostanze editoriali e competitive di tipo contingente.

In sintesi, la nostra valutazione è che in questo momento per quanto riguarda i titoli SFF ci siano in Italia le condizioni per costruire un ampio catalogo organizzato e articolato. Pubblichiamo titoli nuovi, titoli di catalogo, titoli di fantascienza, titoli fantasy, titoli horror, titoli per un pubblico YA e titoli per un pubblico adulto, edizioni illustrate e edizioni economiche, fumetti e narrativa: ogni ambito ha delle specificità e, anche se osservando i libri singolarmente potrebbe non risultare evidente, procediamo con metodo e secondo un progetto editoriale di lungo periodo. Il rischio, infine, è connesso al lavoro editoriale: sicuramente esiste, ma è normale che sia così.

 

In passato c’è stata la tendenza a spezzare in più parti le opere di grosse dimensioni, ora pubblicate volumi enormi contenenti intere trilogie, come Luna di Ian McDonald o anche I canti di Hyperion di Dan Simmons, quattro romanzi riuniti in due volumi. Ci puoi parlare di questo cambiamento?

Non si tratta di un cambiamento in senso stretto: abbiamo semplicemente pensato di prevedere una modalità editoriale in più. La ratio è connessa ai temi di cui sopra: la proliferazione di titoli rende ancora più difficile mantenere a catalogo nel tempo le opere pubblicate, soprattutto quando si tratta di opere seriali. I volumi tendono a divaricarsi per tempi di pubblicazione, presenza sui punti vendita, tempi di ristampa: se escludiamo gli autori ad alta rotazione, spesso i libri singoli fanno fatica a rimanere commercialmente vivi nel medio termine.

Non sappiamo ancora se sarà una modalità efficace, il nostro metro è sempre pluriennale, ma l’intenzione è quella di tenere a catalogo opere importanti usando un numero minore di codici. In molti casi una soluzione del genere è l’unica sostenibile, nelle dimensioni del mercato italiano: l’alternativa è che questi titoli non siano disponibili.

I tre romanzi di Nevernight di Jay Kristoff sono stati pubblicati lo stesso giorno. Qual è il motivo alla base di questa scelta editoriale abbastanza inconsueta?

Anche questa scelta ha a che fare con il problema della saturazione. Il più grande, probabile e letale avversario di una novità editoriale è l’irrilevanza: l’irrilevanza è il destino della gran parte dei libri pubblicati in Italia, statisticamente parlando. Tutto ciò che può aiutare un’uscita a proteggersi da questo esito va preso in considerazione.

In questo caso, si presentavano alcune condizioni favorevoli, in particolare il fatto che i primi due volumi fossero già usciti e che si potesse quindi pubblicare il terzo in contemporanea con i mercati di lingua inglese. L’uscita in contemporanea ha aiutato a rendere più visibile l’intera trilogia in generale e sul punto vendita: i volumi hanno peraltro una particolare presenza fisica che è valorizzata quando sono vicini. Ma c’è anche un motivo più profondo che riguarda l’evoluzione delle aspettative del pubblico, o meglio la disposizione psicologica del pubblico verso un modello à la carte stile Netflix (le serie devono essere complete e disponibili: solo allora le prenderò in considerazione); ma anche la diffidenza nei confronti delle serie non completate (vuoi dagli autori, vuoi dagli editori); e infine l’attitudine al binge reading fortunatamente presente presso i lettori di genere.

Questo non vuol dire che la pubblicazione in contemporanea sia sempre e in assoluto la scelta migliore: a nostro avviso in alcuni casi può essere un’opzione efficace e l’esperienza di Nevernight è stata senz’altro positiva da questo punto di vista.

Nel vostro catalogo sono presenti autori che in precedenza erano stati pubblicati da altri editori, penso a Giuramento di Brandon Sanderson o ad Ancillary di Ann Leckie, ma è già stata annunciata anche la pubblicazione della serie dei Bastardi galantuomini di Scott Lynch. Perché questo tipo di scelta? Se Scott Lynch non ha avuto il successo sperato da Nord, che lo ha abbandonato, perché con voi le cose dovrebbero andare in un altro modo? E quanto è rischioso pubblicare un terzo romanzo di una saga, come nel caso di Sanderson, senza poter ristampare i primi due?

Nel catalogo di tutti gli editori sono presenti autori precedentemente pubblicati altrove. Le liste degli editori italiani, per esempio, pullulano di autori che sono stati pubblicati in passato da Mondadori: è del tutto normale. Nel nostro caso, avendo una missione editoriale specificamente votata al catalogo (in quanto Oscar) e lavorando su generi esplicitamente connotati (in quanto Oscar Fantastica) quello del recupero e delle riproposte è un lavoro fondamentale e quotidiano. La trilogia di Scott Lynch, per esempio, è un’opera importante del fantasy degli ultimi vent’anni, a cui moltissimi autori contemporanei fanno riferimento: il primo volume è uscito da Nord tredici anni fa; non conosco i dettagli della vicenda editoriale, ma per noi è importante costruire una lista di “classici” del genere. La nostra edizione avrà successo? Non lo so. E’ un rischio? Certo, è il rischio imprenditoriale implicito nell’attività editoriale.

Nel caso di Sanderson non definirei un rischio pubblicare il terzo romanzo di una saga: è più propriamente un problema, perché ti confronti con il glass ceiling delle vendite del secondo volume. Non potrai mai vendere più copie di quante ne abbia vendute il volume precedente, non si scappa. Tuttavia, se un autore del suo calibro ha l’ambizione, il talento, la capacità, la solidità e la freddezza per concepire ed eseguire un progetto creativo come Le Cronache della Folgoluce, organizzato su dieci volumi di oltre mille pagine l’uno, con una prospettiva temporale che si misura in decenni, allora anche un editore può mettersi nella medesima prospettiva e seminare per il futuro. Alla fine l’editoria ha tanti punti in comune con l’agricoltura, grazie al cielo.

Giuramento è arrivato in libreria in ritardo rispetto a quanto precedentemente annunciato, e qualche lettore si è lamentato per questo ritardo sentendosi preso in giro. Ci puoi spiegare cosa è successo? Per quanto Giuramento sia molto curato a livello editoriale, la sua presenza sugli scaffali delle librerie stride un po’ con i due romanzi precedenti, pubblicati da Fanucci, perché le dimensioni sono diverse. Per quale motivo avete scelto di cambiare le misure? Ci sono possibilità di vendere un’edizione Oscar Fantastica anche di La via dei re e Parole di luce? Da quel che sappiamo avete acquistato anche i diritti di pubblicazione di tre romanzi ambientati nel mondo di Mistborn, all’epoca di Wax e Wayne. Ci sono novità sulla pubblicazione? Arriverà qualche altra opera di Sanderson?

Dunque, procediamo con ordine. Le lamentele a proposito dello slittamento delle uscite mi stupiscono sempre molto. La questione è molto semplice: per quanto mi consta siamo l’unica linea editoriale in Italia che dà comunicazione dei propri programmi, e addirittura delle acquisizioni, in modo sistematico e con larghissimo anticipo. Credo che sia un elemento importante della nostra politica editoriale: lo fanno da sempre tutti gli editori anglosassoni, ma in Italia è una pratica sporadica.

Noi lo facciamo per vari motivi, tra i quali c’è anche un approccio il più possibile trasparente e condiviso al lavoro editoriale. Non per generosità d’animo, ma perché riteniamo che sia utile ed efficace. Evidentemente condividere le informazioni sulle pubblicazioni rende palesi i casi in cui i più diversi motivi determinano un cambiamento della data di uscita. Anche questo è normale. Meno normale, a mio avviso, è che i lettori si sentano “presi in giro” quando un’uscita slitta: sinceramente fatico a comprenderne le ragioni. Si potrebbe dire che il problema sarebbe facilmente risolvibile astenendosi dal condividere le informazioni sulle uscite. I libri uscirebbero senza largo preavviso e non sarebbe neppure possibile sapere quando le date di uscita vengono modificate.

Restiamo però convinti che valga la pena continuare a condividere le informazioni con i lettori. Nel caso di Giuramento, la confezione dei volumi non ci aveva soddisfatto: la resa del dorso, in particolare, non ci piaceva. E abbiamo fatto rifare tutto. Lo abbiamo fatto perché la qualità del libro ci sta particolarmente a cuore non solo sul piano editoriale ma anche su quello produttivo e industriale: sono aspetti su cui lavoriamo moltissimo.

Imprevisti del genere non fanno piacere a nessuno: sicuramente non ai lettori, ma neppure a noi, come si può immaginare. Non riesco tuttavia a capire come ci si possa sentire “presi in giro” se l’editore difende, fino alle estreme conseguenze (per esempio con la decisione di fare ristampare un’intera tiratura) la qualità del risultato finale.

Quanto ai programmi su Sanderson: sono stati un po’ scombussolati dalla sua… affidabilità. Sinceramente non credevo che potesse davvero uscire con The Rythm of War entro il 2020 e quindi avevo ipotizzato una pianificazione che prevedeva un altro libro nel 2020 e il quarto volume della Folgoluce nel 2021. Adesso, con il recente annuncio dell’uscita a novembre, stiamo ripensando un po’ tutto. Molto dipenderà da quando riceveremo il traducibile. Gabriele Giorgi è un traduttore fenomenale e veloce: ma i volumi della Folgoluce sono bestie impegnative.

Infine: il formato. Non lo abbiamo cambiato: abbiamo accolto Sanderson nella nostra collana, la quale nella versione cartonata ha un formato 16x23, aderente al formato originale americano. Il formato delle edizioni Fanucci era effettivamente più piccolo dell’originale USA, ma non siamo soliti cambiare i nostri formati per adeguarci a quelli di altri editori. Inoltre ci preme, in casi come questo, seguire il più possibile l’edizione originale co-progettata dall’autore: è evidente che nel caso di Sanderson tutte le caratteristiche dell’edizione hanno un preciso e deliberato valore autoriale, formato incluso.

I romanzi di Ann Leckie, almeno i due che erano già arrivati in Italia, sono stati ritradotti per la vostra edizione. Per Giuramento avete tenuto lo stesso traduttore dei primi due romanzi. L’aspetto grafico di Giuramento, come quello della trilogia Nevernight, è notevole, e spesso insieme ai romanzi acquistate anche l’illustrazione originale, come è appena avvenuto con Binti di Nnedi Okorafor. La cura editoriale di queste opere è notevole. Quanto è importante l’aspetto fisico del libro?

La situazione delle traduzioni di Ann Leckie era molto diversa da quella delle traduzioni di Sanderson: da qui le scelte. Più in generale, la cura editoriale coincide con tutto quello che riusciamo umanamente a profondere nella realizzazione dei libri: sono troppo addentro per darne una valutazione oggettiva, ma ti ringrazio per l’apprezzamento. Posso dirti che ogni libro è un figlio e lavoriamo su ciascuno al massimo delle nostre capacità.

L’aspetto fisico? Non saprei rispondere. I libri sono idealmente oggetti culturali in cui forma e contenuto si fondono in modo inscindibile: se riesci a discernere contenuto e forma, nella percezione di un libro, vuol dire che qualcosa non funziona.

 

Poco più di un anno fa avete organizzato un incontro con il pubblico in una libreria di Milano, e la pagina Facebook Oscar Mondadori Vault è attivissima. Quanto è importante il dialogo con il pubblico? Le risposte che state ricevendo sono positive?

Speriamo di poter replicare l’esperienza di quell’incontro: fu molto divertente, ed eravamo veramente agli albori del nostro progetto. Anche se è passato poco più di un anno, sembra un lasso di tempo molto più ampio.

Il dialogo è molto importante. Più ancora del dialogo per noi è importante l’ascolto: investiamo moltissimo tempo nell’ascolto, sicuramente più del tempo che dedichiamo a comunicare.

 

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Oscar Draghi è nata in modo quasi casuale, con la pubblicazione in volume unico dei romanzi di Martin, e poi è diventata l’occasione per riproporre intere saghe, alcune già presenti nel catalogo Mondadori, altre fuori catalogo da tantissimo tempo. Se la presenza delle prime è normale, in fondo riproponete opere di cui già detenete i diritti, cosa vi guida nella ricerca di opere che possono essere percepite come non più attuali? In fondo la cultura del classico è un po’ snob, i classici sono i grandi autori senza tempo, non gli scrittorucoli di fantastico, e se per caso un’opera fantastica diventa un classico – cito Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, i racconti di Edgar Allan Poe1984 di George Orwell, ma l’elenco potrebbe essere lunghissimo – non viene più percepita come fantastica. Voi avete proposto Atlantide e i Mondi perduti di Clark Ashton SmithElric di Michael Moorcok, ma avete in programma, per esempio, anche Fritz Leiber, autori che non interessano agli amanti dei classici e che potrebbero essere visti come “roba vecchia” dai lettori di fantasy più giovani. Puoi parlarci di questo tipo di pubblicazioni? Tutti gli ultimi volumi pubblicati sono contraddistinti dal taglio delle pagine colorato e dalla presenza di illustrazioni interne. Cosa c’è alla base di queste scelte?
Howard Phillips Lovecraft – I miti di Cthulhu
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Anche gli Oscar Draghi rientrano nella visione editoriale un po’ militante che mira a superare i pregiudizi storici nei confronti degli “scrittorucoli di fantastico” e quindi possibilmente la dicotomia “classico vs genere”. In questo senso siamo entusiasti di proporre Fritz Leiber, autore fondamentale e godibilissimo, nella stessa collana in cui si trovano non solo Le Cronache del Ghiaccio e del fuoco, ma anche Douglas Adams, H.P. Lovecraft, Jack Kerouac o addirittura Piccole Donne.

Nel caso specifico concederei una ben più ampia apertura di credito ai lettori di fantasy più giovani: non credo che rubricheranno Leiber alla voce “roba vecchia”. Per quello che ci è dato constatare sono proprio i lettori più giovani i più curiosi, aperti e interessati a ricostruire la storia dei generi letterari attraverso le opere e gli autori che ne hanno segnato l’evoluzione. Laddove invece una maggiore rigidità si riscontra nei lettori di fantasy e fantascienza di lungo corso.

Taglio delle pagine colorato e illustrazioni interne rientrano in quella idea un po’ mistica per cui contenuto e forma si confondono: la collana si è plasmata nel tempo e oggi ha una fisionomia per cui a volte ci sembra che uno specifico libro non possa esistere in quella particolare edizione se non con un determinato colore sul taglio delle pagine o con un layout tipografico ad hoc e delle illustrazioni ben precise. Alla fine, accade che facciamo i libri come ci piace immaginare di leggerli.

Nel mercato anglofono è nata la moda di ripubblicare libri importanti in versioni illustrate, da collezione. Voi lo avete fatto con Il trono di spadeAmerican Gods di Neil GaimanCittà di ossa di Cassandra Clare e Il nome del vento di Patrick Rothfuss, e so che avete in programma di farlo con altre opere. Il nostro mercato è molto più piccolo. C’è spazio anche da noi per questo tipo di volumi?

Da una parte sicuramente esiste un interesse, per una nicchia di lettori, nei confronti di esperienze libresche “totali” quando riguardano autori feticcio e opere di culto. Dall’altra ci si muove su un crinale molto, molto stretto per quanto concerne l’equilibrio economico dei progetti. A noi fare questi libri piace e quindi cerchiamo di proporli, con cautela ma anche con entusiasmo. Finora è andata quasi sempre bene.

C’è qualche mito sull’editoria che vorresti sfatare?

Le storie sul sesso sfrenato, la droga, e soprattutto sul rock’n roll in editoria sono largamente esagerate.