La magia, che nel mondo delle Quattro Marche è come una grande onda, non è altro che l’ombra della forza dirompente che era un tempo. Per lanciare un incantesimo occorre molta concentrazione e fatica. Eppure si presenta una possibilità: ripristinare l’Onda, liberandone tutta l’antica potenza. Una missione che coinvolgerà quattro misteriose carte e intreccerà i destini di altrettanti personaggi.

Il mondo ideato da Masa nel suo romanzo d'esordio per Acheron Books è vasto, ricco di luoghi e culture. Più ci si immerge nella storia, meglio si imparerano a conoscere gli usi e costumi di creature fantastiche come fauni, ciclopi, felidi e vittorie alate, che convivono con gli umani. Tutto questo avviene attraverso comportamenti e dialetti che rendono il mondo vibrante di vita “vissuta”, proprio come se il lettore fosse in mezzo a loro. Si imparano a conoscere i personaggi ricchi di sfaccettature e a modo loro affascinanti. Avanzando con la lettura si conosceranno sempre meglio, giungendo gradualmente ad anticiparne azioni e dialoghi, perché ciascuno di loro risulta costruito in maniera unica con comportamenti e piccoli difetti che li caratterizza. Inseriti in una narrazione tanto coinvolgente e appassionante da farmi sognare una notte di conversare con un felide. Fate voi.

Dove può sembrare complicato comprendere un ragionamento, ecco che interviene un personaggio a porre la domanda che si sta facendo il lettore. "Falla più semplice, spilungone." Un escamotage utile per il pubblico, che riduce il rischio-spiegone, flagello di tante opere fantastiche.

La storia è una lunga narrazione corale dove i capitoli, numerosissimi, alternano continuamente i punti di vista e rendono il “montaggio” sincopato. Mi perdonerà il cinema per il furto di questo termine, ma la sensazione è proprio quella. Un tumulto di emozioni provate insieme ai protagonisti mentre viviamo la loro ricerca, le paure, la comicità e l’ironia. Questa frenesia narrativa, paradossalmente, offre diverse pause che non infastidiscono affatto. Anzi, questa volta rubo un termine dai videogiochi, forniscono dei "punti di salvataggio" dove tiare il fiato, capaci di fornire una ritmica costante alla storia, come un metronomo, passando attraverso i punti di vista dei vari personaggi a ritmo serrato, culminando in un climax sorprendente.

Una caratteristica tipica della casa editrice è quella di portare un po’ di italianità nel genere fantastico. Questa volta ci troviamo in un mondo totalmente di fantasia, ma il patriottismo risulta comunque preponderante e si trova nei nomi propri dei personaggi, battezzati come alcune pittoresche città della nostra penisola. Il carattere delle località italiane si rifletterà in quello dei personaggi? Lascio a voi il piacere della scoperta.

La trama nasce e si esaurisce all’interno di questo volume, ma si percepisce un continente inesplorato che non escluderei possa diventare teatro per nuove avventure. Perché no, attraverso librigame o come ambientazione per giochi di ruolo, soprattutto per il meccanismo magico, molto articolato e che si comprende sempre meglio man mano che si prosegue nella lettura. Anche le proprietà dei tarocchi, che non solo identificano i personaggi, ma possiedono poteri curiosi, vengono mostrate con effetti speciali non dissimili da un anime o un videogioco. Ecco perché lo vedrei adatto per un’estensione ludica.

Il rovescio della medaglia, o della carta in questo particolare contesto, è proprio la ricerca di rendere il mondo vissuto il più possibile vicino agli occhi dei protagonisti. Le cose che a noi possono sembrare bizzarre e fantasiose per chi le vive quotidianamente non sono così assurde, sebbene anche chi è abituato a convivere con fauni e ciclopi troverà motivi per stupirsi in questa avventura. Tuttavia il lettore anche se preparato a sospendere l’incredulità potrebbe incontrare inizialmente qualche difficoltà nell’inquadrare subito personaggi e situazioni quando vengono presentati. Talvolta bisogna fare uno sforzo di concentrazione per ricostruire situazioni e azioni in base ai dettagli sparpagliati qua e là tra dialoghi e narrazione, soprattutto nei capitoli in pieno medias res. Un piccolo scoglio che si impara ad affrontare procedendo nella lettura, ambientandosi sempre di più, finché non si verrà del tutto assorbiti dalla vicenda. Capisco anche che per rendere verosimile un universo non si possa tralasciare il lessico dei personaggi, per i quali apprezzo come detto prima l’uso di dialetti e di registri alti o popolari, ma di tanto in tanto spunta qualche forma volgare che fornisce certamente carattere ma che non si può sottovalutare nel caso si volesse proporre a un pubblico piuttosto giovane.

Naturalmente l’invito a esplorare le Quattro Marche è aperto a tutti.