Natale 1991. La famiglia reale britannica si riunisce a Sandringham per il rituale dei festeggiamenti natalizi. Un copione già scritto di rituali bizzarri come "la pesata", da sempre uguali a se stessi,  eventi programmati a orari precisi, ai quali presentarsi con vestiti decisi per conto dei partecipanti da non si bene chi.

Lady Diana Spencer (Kristen Stewart) non ci sta. Sin dall'inizio, persa per le campagne inglesi, arriva in ritardo. E prosegue cercando di affermare se stessa, la sua identità in un contesto che cerca di negarla, di soffocarla. Alle fine dei tre giorni prenderà quindi una decisione che cambierà per sempre la sua vita.

Kristen Stewart in Spencer
Kristen Stewart in Spencer

Spencer, diretto da Pablo Larraín (Jackie, No), non è un biopic in senso stretto, ma una ricostruzione immaginaria delle circostanze nelle quali sarebbe potuta maturare la decisione di Lady Diana di divorziare dal marito, il Principe Carlo (Jack Farthing).

Una fiaba al contrario, con finale che sappiamo si svolgerà fuori dalla cornice della vicenda narrata, tutt'altro che lieto, "tratta da una vera tragedia", come recita la scritta nell'incipit del film. Larraín la racconta tenendosi incollato incessantemente a Diana, nella quale i comprimari della famiglia reale sono figure evanescenti, appena abbozzate. Più interessanti sono gli scambi con il personale, dal Maggiore Alistair Gregory (Timothy Spall), austero capo dello staff Sandringham, preoccupato che tutto fili liscio, la cameriera Maggie (Sally Hawkins), il capo cuoco Darren (Sean Harris). Dialoghi e scambi che funzionano per azzeccate scelte di casting, oltre che per l'acutezza della scrittura di Steven Knight.

Timothy Spall in Spencer
Timothy Spall in Spencer

Chiarito che non si tratta di ricostruzione fedele, bensì una drammatizzazione, alla miscela Larraín e Knight aggiungono atmosfere gotiche, immergendo Diana in un'atmosfera opprimente che ricorda Shining e Barry Lyndon, dandoci però feroci sferzate di realtà quando ricostruiscono in modo esplicito, ma per nulla compiaciuto, la bulimia della protagonista.

Spencer
Spencer

Come in molti dei suoi film (Tony ManeroNo, NerudaJackie) lo sguardo di Larraín alle ricostruzioni storiche non è quello del testimone fedele, ma quello di chi cerca di restituire allo spettatore un'impressione, il sentimento dei personaggi e di un’epoca.

Le prospettive con le quali viene inquadrata Kristen Stewart riescono a farci dimenticare che è fisicamente fuori parte, ma questo non è un elemento importante, accettata l'idea che non è il realismo lo scopo della messa in scena.

Spencer
Spencer

In questa voluta rappresentazione monodirezionale diventa anche accettabile la scarsità di sfumature della protagonista, la cui candidatura agli Oscar è comprensibile se si considerano questi non tanto premi alla bravura, bensì all'impatto della candidata nell'economia generale dell'industria cinematografica. In questo, non si può negare che la Stewart abbia un certo peso.

Spencer è un film che ha le suggestioni, dei meriti e dei demeriti, ma è di certo un film che non passa inosservato, come non è passata inosservata nella storia del costume popolare la protagonista della sua storia.