Lo scrittore e filosofo veronese Fabrizio Valenza esce sulla piattaforma Amazon con il nuovo romanzo, L’isola dei morti, ispirato al celebre poema sinfonico di Sergej Rachmaninov e agli ancor più noti dipinti di Arnold Böcklin. Dopo aver pubblicato romanzi fantasy e horror con alcuni editori, l’autore ha deciso di ricorrere all’autopubblicazione per “offrire al lettore un’esperienza più personalizzata”.

Sebbene una tradizionale casa editrice offra un servizio professionale per lo più consolidato e ben riconoscibile all’interno del mercato librario, Fabrizio Valenza ha preferito “correre il rischio di gestire personalmente il contatto con i lettori e l’offerta narrativa”, non riconducibile soltanto al libro – digitale o concreto che sia -, ma anche a ulteriori contenuti che allargano, per così dire, l’orizzonte di approfondimento della tematica affrontata dal romanzo.

Sul sito personale dell’autore, infatti, sono disponibili degli approfondimenti sulle fonti artistiche che hanno ispirato lo scrittore nella stesura della storia, oltre che ulteriori testi che, per ragioni narrative, non era utile inserire all’interno della storia narrata.

Di cosa parla L’isola dei morti? Eccone la trama

Copertina di Enrico Valenza
Copertina di Enrico Valenza

Anno 1885. Andrea Nascimbeni è un antropologo veronese che si reca sulla cosiddetta “isola dei morti”, al largo della costa ligure di Zoagli, dopo averne viste rappresentate le “esotiche” strutture funerarie nei dipinti dell’amico Arnold Böcklin. L’intento di innovare i suoi studi, lo immerge nella soffocante atmosfera della cittadina senza nome, dove l’architettura destinata ai trapassati riceve maggiori attenzioni di quella dei viventi. Il delirio lo avvolge ora dopo ora, forse provocato dai numerosi sinistri misteri in cui si imbatte. Nemmeno la febbre può, però, impedirgli di rintracciare i sepolcri aperti e nascosti alla vista di visitatori fortuiti. Esacerbato dai segreti dell’isola e dall’omertà dei suoi abitanti, Nascimbeni trova un momentaneo conforto solo in una donna, della quale si invaghisce. Nulla è però come sembra e l’incontro con un uomo avvolto dal mistero lo mette sul chi va là, quando lo invita ad abbandonare l’isola. L’antropologo, tuttavia, s’ingegna per rimanervi nascosto fino alla vicina festa del “32” ottobre, come viene scherzosamente definita dalla locandiera che lo ospita, perché sa che si tratta del momento in cui potrà capire quali strani riti funerari si celebrano in quel luogo.

 

Una curiosità

Il protagonista Andrea Nascimbeni è nella finzione discepolo di Paolo Mantegazza, uno dei fondatori storici dell’antropologia italiana e tra i principali divulgatori del darwinismo in Italia. In questa storia, in seguito alla realtà inquietante con la quale viene a contatto sull’isola dei morti, il protagonista entra in dialogo diretto con Mantegazza per spiegargli il motivo per cui decise di abbandonare una brillante carriera. 

La pagina dedicata al romanzo è https://fabriziovalenza.net/lisola-dei-morti-il-nuovo-romanzo/ 

L’isola dei morti di Fabrizio Valenza è già disponibile in formato ebook, ed entro fine agosto 2022 uscirà in formato cartaceo, sia in formato paperback che con copertina rigida. La grafica di copertina è curata da Enrico Valenza, illustratore per grandi case editrici (https://www.scuoladelfumetto.com/docenti/38/enrico-valenza).

Di sé l’autore dice

Di origini siciliane e con il pallino di raccontare il mondo secondo il mio punto di vista, dopo nove anni di lavoro in banca, ho deciso di cambiare vita per darmi una svolta verso il meglio. Ho deciso nel 2004 di insegnare nelle Scuole dell’Infanzia. Avendo a che fare giornalmente con i bambini dai 3 ai 6 anni, lascio spazio a quello che Jung chiamava il Puer Aeternus: si diverte lui e diverte me. A partire dal 2007 ho iniziato a pubblicare romanzi, prima con il self-publishing e un buon successo (Storia di Geshwa Olers), poi con molti editori, per lo più medio-piccoli, e risultati altalenanti. Ora, dopo 15 romanzi e 15 anni, ho deciso di ritornare all’autopubblicazione”. (https://fabriziovalenza.net/chi-sono/)

L’autore è presente online con il sito personale (https://fabriziovalenza.net) e su molti social media:

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Un estratto dal primo capitolo

Guardavo oltre il legno della barca, preoccupato al pensiero di ciò che mi sarebbe accaduto se si fosse rovesciata. Non so bene perché mi fossi intestardito a effettuare la traversata proprio in quei giorni di inizio autunno, ma allora confidavo ancora nell’intuito e nell’efficacia organizzativa di una mente capace di trasformare ogni progetto in azione fruttuosa, prima che l’inerzia di un tempo vuoto e troppo meditabondo mi si facesse – come talora accadeva – tiranno. L’isola dei morti, ben visibile dalla cittadina di Zoagli, a poca distanza dalla costa ligure, era divenuta meta del mio interesse fin da quando avevo scoperto la convinzione di più d’uno studioso, che cioè conservasse, per motivi nient’affatto chiari, tracce d’un culto arcaico e magico, genere antropologico cui m’ero lasciato affascinare dopo aver conosciuto James Frazer, sprone assieme a voi, caro Professore, per un’attività scientifica appena agli albori. Non vi ho mai nascosto la simpatia per quello studioso quasi mio coetaneo, che si era dedicato fin da giovane alla magia e al posto che trova nello sviluppo dei popoli antichi. Con i suoi interessi mi ha influenzato, incoraggiato con le sue lettere, dando una direzione significativa agli studi che avevo sviluppato alla cattedra del vostro innovativo insegnamento. Percorrendo lo Stivale da poco riunificato, m’ero imbattuto in un codice risalente all’epoca precedente la dinastia carolingia, fino ad allora del tutto sconosciuto. L’avevo rinvenuto per pura fortuna nella biblioteca del Monastero di San Dubbioso, nascosto nella conca ombrosa e umida della valle reatina e ora sommerso dalle acque accumulatesi per la grande diga. In esso si faceva cenno a un’isola al largo delle coste della futura Marca Obertenga, segnalata con le parole omnino metum insula, non est procul Joagi: isola che terrorizza tutti, non distante da Zoagli. Il medesimo codice riferiva, alcune pagine dopo, che insulani diabolo negotium exercendum: gli isolani erano soliti concludere affari con il diavolo. Incuriosito da tali affermazioni e trovandomi in vacanza presso le acque di Punta Pagana, volli dedicare una giornata a ricercarne le tracce reali. M’incamminai perciò, memore di quanto letto nel codice, riflettendo, nel mentre del non breve percorso, sui miei studi personali. C’era qualcosa che mi irretiva, in quelle parole latine, qualcosa che già iniziava a lavorare nell’ombra. Forse potevo conseguirne un qualche successo in vista di una carriera personale? Inutile dire che in quell’occasione non arrivai mai a Zoagli, poiché mi sarebbe stato necessario salire su una barca che mi portasse al porticciolo del paese. Preferii evitarlo, per il timore che il mare mi incute. Ebbi comunque l’opportunità di parlare con alcuni pescatori che trovai sull’arenile del Dente del Diavolo, i quali – alla domanda se fossero a conoscenza di un’isola che “terrorizza tutti” – mi indicarono qualcosa al largo, anche da lì ben visibile, che essi stessi definirono isola dei morti. Risposero che da quando erano nati, conoscevano quel luogo con tale appellativo. Incline all’insistenza quale sempre sono, bastarono poche altre domande per provocare un vivo rifiuto a dire altro, e si chiusero in quel mutismo che è rifugio superstizioso dallo spavento.