Lythande è un giovane mago che nasconde la sua vera natura per non perdere i propri poteri; in realtà è una donna che ha attraversato molti secoli e affrontato mille avventure. Quando le viene proposto di partecipare al matrimonio del principe Tashgan, accetta di buon grado, senza sapere che verrà scelta come campione dello sposo in una gara di magia contro il campione scelto dalla sposa.

Il campione in realtà è una maga, Lady Mirwen, che nasconde, al pari di Lythande, un segreto. Lythande non tarda ad accorgersi che la sua avversaria opera un incantesimo sulla promessa sposa, cambiandone le fattezze e rendendole irresistibili agli occhi di Lord Tashgan. C’è dell’altro, ma la magia di Lady Mirwen è potente, e solo grazie all’aiuto dell’amica Eirthe e delle sue candele, Lythande riesce ad afferrare la natura del complotto e la vera identità della maga.

Il duello ha luogo, naturalmente, ma non con le modalità che si sarebbero potute immaginare all’inizio della vicenda.

Milano-Bologna sarebbe perfetto. Ma anche altri tragitti ferroviari tra i cento e i duecento chilometri. Io l'ho letto durante il tragitto Milano-Venezia. Insomma, se amate il genere fantasy, trovate un'ora di tempo per rilassarvi: non vi serve molto di più per portare a termine la lettura di Le tre candele, un libro particolare per più di un aspetto. Innanzitutto per il formato inusuale, quadrato; per la lunghezza, che sta a metà tra il racconto e il romanzo; e per il contenuto.

Abbiamo imparato a conoscere i mondi della Zimmer Bradley leggendo il Ciclo di Darkover e una lunga serie di romanzi ambientati in un mondo gotico feudale tipico della fantasy classica, ma abilmente inserito in un contesto fantascientifico. Le tre candele si inserisce nel filone fantasy già esplorato in Le nebbie di Avalon (una rivisitazione fantasy del ciclo arturiano vissuta attraverso gli occhi di Morgana, sorella di Artù) e nei volumi che fanno parte dello stesso ciclo (Le Querce di Albion e La Signora di Avalon).

Anche in questo racconto ritroviamo tematiche fantasy filtrate dalla sensibilità del punto di vista femminile, particolare e forte; l’universo maschile è attore comprimario, ma non si può fare a meno di riconoscere che alcune caratterizzazioni della Bradley fanno parte delle avventure che viviamo ogni giorno e come tali non possono arrivare a infastidire, semmai fanno sorridere.

Il racconto somiglia molto a una fiaba della buonanotte: è ben scritto, avvincente, si legge in un fiato e ha un lieto fine. I signori desiderano altro?