La messaggera delle anime è il seguito de L’ombra della maledizione, secondo libro della saga di Chalion. Louis McMaster Bujold si rinnova profondamente per questa sua seconda avventura nel mondo fantasy e cambia persino il protagonista principale. Lupe Dy Cazaril, l’antieroe per eccellenza, viene messo da parte e non partecipa alle vicende della storia. Non disperi chi ha amato questo personaggio, perché è stato sostituito degnamente dalla Royina vedova Ista. Proprio lei, la madre di Iselle, considerata pazza da chi le sta accanto.

La scrittrice ci presenta già dalla prime battute una donna di mezza età stanca di vivere nel palazzo di Valenda come una bambina, controllata sempre dalle dame di compagnia, affinché non compia qualche gesto folle, come il suicidio. Rivanga continuamente l’assassinio di Dy Lutez - avvenuto diversi anni prima - e vive in uno stato di perenne apatia. Ma non è pazza. Ha solo bisogno di “vivere” la sua vita.

C’è questo alla base della sua solitaria fuga nelle strade fangose del regno e della sua successiva decisione di intraprendere un pellegrinaggio, pur di stare lontano da Valenda. Un viaggio all’insegna dell’umiltà e della discrezione, senza un enorme esercito al seguito. La Royina vedova Ista sarà accompagnata solamente da una dama di compagnia, Liss, un paffuto Divino del Bastardo, e da un piccolo contingente, capitanato da Foix e Ferda, inviate da lord Dy Cazaril stesso, che approva la decisione di Ista di viaggiare. Se Foix e Ferda sono personaggi noti ai lettori della saga di Chalion, non si può dire lo stesso di Liss e dell’erudito Dy Cabon. Liss è una fanciulla diciottenne, che ha lasciato la sua famiglia tre anni prima per diventare un corriere. Ama cavalcare più di ogni altra cosa e sprizza vitalità da tutti i pori. È una ragazza energica, devota, scelta da Ista stessa non per le sue qualità di assistente, ma per la sua allegria e prontezza. Il Divino del Bastardo è stato mandato dal tempio di Valenda in sostituzione di Tovia, impegnata in un altro viaggio. È un uomo misterioso, che parla poco, ma in modo appropriato. Nonostante il suo ruolo di guida spirituale, è tormentato da molti dubbi e incertezze riguardo alla sua posizione.

L’allegria iniziale della compagnia si tramuta ben presto in orrore e afflizione. Prima sono i sogni a rendere inquieta Ista, che vede di continuo un uomo con una ferita gravosa al torace e una linea di fuoco che fuoriesce impetuosa dal suo cuore. Poi sono gli attacchi delle truppe roknari del generale Sordso, che, incredibilmente, girovagano nei territori del regno di Chalion. Cosa li ha portati così lontano da casa e in zone a loro ostili?

Questo è uno dei tanti interrogativi che i protagonisti del romanzo si pongono. Non dirò altro a proposito della fitta e intricata trama intessuta dall’autrice, lascio il piacere della scoperta al lettore.

Il romanzo della Bujold potrebbe essere ipoteticamente suddiviso in tre. Nella prima parte del libro viene affrontato il tema del viaggio, del cambiamento dei protagonisti, conseguenza diretta della maturazione del loro rapporto di stima e amicizia. È una parte ampiamente descrittiva, di relativa calma, che illustra la zona settentrionale del mondo creato dall’autrice, in cui i personaggi si conoscono. Nella seconda parte, la scrittrice cambia tema e introduce di prepotenza la vita di corte nel romanzo, impregnando la storia di una fitta coltre di mistero. Ai fini della vicenda, vengono introdotti importanti personaggi, caratterizzati in modo superbo. E infine, tutti gli interrogativi posti trovano risposta nella terza e ultima parte, maggiormente infarcita d’azione rispetto al resto del libro.

In questo seguito la presenza di elementi fantastici è più marcata rispetto a L’ombra della maledizione, con l’apparizione di numerosi demoni e di divinità che parlano direttamente con gli uomini. I demoni si trovano all’interno dei corpi delle persone e si nutrono dell’anima dell’ospitante, acquisendo le sue conoscenze. Chalion ne è infestata e le divinità vogliono che questi tornino nel mondo spirituale e abbandonino quello materiale. Non ci sono quindi veri e propri nemici materiali, ma esseri maligni che cercano di avere la meglio sulle menti delle persone.

Ne La messaggera delle anime l’azione è quasi assente, se non nella parte finale e in pochi altri frangenti. La storia si sviluppa attraverso i pensieri dei personaggi e per mezzo delle azioni intraprese per combattere i mali spirituali. Non sono necessari il metallo affilato e gli scudi per questo compito, ma un’attenta analisi delle situazioni e l’ausilio delle divinità superiori. Il tutto si traduce in un’ampia e lucida introspezione dei personaggi, che darà al lettore una visione completa ed estesa della storia.

Lo stile della scrittrice, celebre nel campo della fantascienza, è scorrevole, ma fortunatamente questo non va a detrimento della ricercatezza in campo lessicale.

Il libro non ha difetti oggettivi. Tuttavia, il lettore abituato alla “Heroic Fantasy” potrebbe digerire con difficoltà La messaggera delle anime, in cui le introspezioni dei personaggi e le analisi delle situazioni prevalgono decisamente sull’azione. A mio avviso, questo è comunque un bene, perché nella descrizione di concitate fasi di battaglia l’autrice non eccelle come negli altri aspetti della narrazione.

Insomma, sarebbe davvero un sacrilegio perdersi questo gioiello della narrativa fantastica - vincitore del prestigioso Premio Hugo 2004 -, che non annoia e si rinnova rispetto all’opera prima.

Grazie a L’ombra della maledizione e a La messaggera delle anime, Lois McMaster Bujold si posiziona tranquillamente accanto ai mostri sacri del genere come George Martin, David Gemmel e Robert Jordan, mantenendo un alto tasso di originalità e inventiva.

Una menzione particolare meritano l’ottima traduzione di Rossana Terrone - a parte un paio di errori di battitura, sfuggiti durante la correzione delle bozze - e la stupenda copertina che rende la visione del libro piacevole.