Quasi un anno di battaglie legali, decine di deposizioni da parte degli interessati e dei loro esperti, centinaia di pagine di atti, e infine una sentenza di ben sessantotto pagine, maturata nell’arco di ben quattro mesi.

Questo il bilancio della disputa J.K.Rowling-Warner Bros e Steve Vander Ark-RDR Books (benché tecnicamente Vander Ark non compaia in atti), iniziata nel 2007. Non in un giorno qualunque ma- in una tragicomica coincidenza con l’avvio della storia dei Potter – proprio alla vigilia di Halloween.

La notizia, subito rimbalzata ai quattro angoli del mondo attraverso tutti i media – come testimonia il seguente filmato – ha diviso il fandom per quasi un anno e incrinato qualcosa, volente o nolente, nell’atmosfera fatata che vi aleggiava.

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Alla fine, il giudice Patterson, lunedì 8 settembre ha depositato la sospiratissima sentenza, con cui ha concesso a Rowling-Warner di inibire permanentemente la pubblicazione del Lexicon, stabilendo un importante precedente nella giurisprudenza del Secondo Circuito.

Contrariamente a quanto ipotizzato nei mesi scorsi da molti blog di avvocati americani esperti in diritto d’autore, il giudice si è mosso massicciamente nel solco della tradizione di vecchi precedenti, ritenuti da molti ormai obsoleti e quindi da superare. Tuttavia il giudice non si è limitato a ‘rigurgitarli’ ma ha cercato di renderli più attuali attraverso un grado di rielaborazione, benché non considerevole, comunque apprezzabile.

La sentenza

Vediamo allora, in una rapida carrellata, i punti salienti delle quasi 70 pagine redatte dal giudice Patterson.

Il succo del pronunciamento contro Lexicon è che questo viola il diritto d’autore in quanto il suo autore è ricorso troppo pesantemente alla citazione e/o alla mera parafrasi del contenuto dei romanzi di Harry Potter e soprattutto dei due libretti sugli Animali Fantastici e il Quidditch, i quali sono già di per sé in forma alfabetico-enciclopedica e quindi difficilmente riproducibili in maniera ‘creativa’.

Tuttavia il giudice ha riconosciuto al libro di Vander Ark un, seppur blando, connotato trasformativo e non meramente derivativo, come invece sostenuto dai legali Rowling-Warner. La distinzione è importante perché, mentre nel primo caso i diritti di porre in essere un’opera incentrata su un’altra spettano esclusivamente all’autore (o a coloro cui abbia legittimamente ceduto i diritti, si pensi a un musical tratto dal libro, o a una traduzione e a una serie televisiva), nel secondo chiunque può porla in essere (si pensi agli studi e ai commentari critici che accompagnano ogni libro famoso). A patto che, ovviamente, non si prelevi a mani basse dall’opera primaria, come è avvenuto appunto per Lexicon.

La legge definisce infatti lavoro derivativo quello che rimaneggia, trasforma o adatta il contenuto di un’opera in un’altra modalità espressiva, mentre la giurisprudenza chiarisce che un lavoro non è derivativo per il semplice fatto che si basa su un’opera preesistente. Ogni volta che un lavoro fondato su uno precedente offre nuove informazioni, visioni, o interpretazioni, ogni volta che impiega la citazione dell’opera primaria – rispettandone ovviamente i parametri di quantità e qualità – in una maniera differente o con un intento differente, tale lavoro acquisisce infatti un connotato trasformativo, in quanto arricchisce il sapere della società e pertanto diventa a sua volta meritevole di protezione.

Il connotato lievemente trasformativo di Lexicon è dato allora dal fatto che il suo format non sarebbe – come reclamato dalla Rowling e dalla Warner e come in effetti appare 'prima facie' – un mero rigurgito del contenuto dei romanzi, riarrangiato in forma alfabetica, bensì una guida orientativa per il lettore e lo studioso. Pertanto, per il giudice, il lavoro di estrapolazione, catalogazione e disposizione delle oltre 2400 voci e l’indicazione dei capitoli dove si trovano le informazioni, sono sufficienti a farne uno strumento di ausilio e non di mera copia dei romanzi. Ciò nonostante il fatto che le parti commentate e analizzate che regalerebbero al libro un’autentica, profonda dimensione esegetica, siano molto poche.

Se letta in prospettiva, questa parte della sentenza permetterebbe, in teoria, la pubblicazione di un altro Lexicon, qualora il suo autore riuscisse, da un lato, a rimodularlo in modo da bilanciare le parti mutuate dai romanzi (anzitutto riducendole considerevolmente) e, dall’altro, ad arricchirlo di spunti esegetici originali. Un procedimento indubbiamente lungo, della cui vastità Vander Ark si rende senz’altro conto, avendo escluso espressamente, di fronte alla stampa, la volontà di mettervi mano, almeno nell’immediato futuro.

La sentenza sottolinea inoltre come non sia ammissibile quanto asserito dalla parte attrice, secondo cui la pubblicazione di Lexicon danneggerebbe un’enciclopedia della Rowling, privandola del vantaggio di essere la prima. Qui il giudice si basa sulla considerazione secondo cui l'intenzione di un autore come la Rowling di produrre da sé o dare in licenza i diritti per la produzione di un'opera secondaria (ossia basta su un'opera precedente come i romanzi di Harry Potter) ma non derivativa, non muta tutte le altre opere trasformative, ancorché non direttamente da lei autorizzate, in opere derivative. Perciò qualsiasi opera trasformativa ha il diritto di competizione sul mercato.