Sei uno scrittore lento o veloce, meditativo o istintivo? Tecnica a macchia di leopardo o disciplinato con ruolino di marcia? Imbrigli i personaggi o lasci che siano loro a decidere quale percorso deve seguire la vicenda?

Istintivo in generale, meditativo quando devo affrontare pezzi più complessi. Provo a essere

L'autore, Francesco Falconi
L'autore, Francesco Falconi

disciplinato, ma non sempre mi riesce. Tutte le idee di Prodigium le scrissi in un quadernone (puntualmente ridotto in coriandoli dal mio cane), non sempre rispetto lo storyline che mi ero prefissato, specie quando “si illumina la lampadina” di una nuova idea. Infine, spesso i personaggi mi sfuggono di mano, assumendo quasi vita propria e discostandosi dal plot iniziale che avevo stabilito. Tutto sommato, credo che vada bene così, almeno per ora.

Come è nata la tua nuova saga, Prodigium? Cosa puoi raccontarci del primo volume, Prodigium: I figli degli Elementi? In cosa si distingue Prodigium dal tuo pretendente lavoro, la saga di Estasia? E quali sono i punti di contatto?

Prodigium nasce dalla volontà di creare qualcosa di nuovo, diverso da Estasia, dedicato a un altro target. Mentre Estasia nasceva dal mondo, Prodigium nasce dai personaggi, dalla loro storia e dalle loro emozioni. Avevo la necessità di scoprire lo scrittore che c’è in me, provando così a cambiare genere (esperimento che poi ho ripetuto anche nel mio racconto per Sanctuary).

Sono partito proprio da questa base, costruendo una trama complessa, studiando a fondo i protagonisti e curando i dettagli. Evito di parlare della trama di Prodigium, su internet si trovano già recensioni e sinossi.

 E a cosa stai lavorando ora?

In questo momento sto finendo la seconda stesura di Estasia 3, l’ultimo volume dell’omonima saga. Un libro impegnativo, che segnerà ancora una volta un netto distacco con i suoi predecessori.

Infine, il 2009 sarà un anno dedicato alle sperimentazioni, ho già due ambiziosi progetti in mente, su cui dovrò… studiare molto. Insomma, ci sarà tempo per palarne in modo più approfondito.

Pensi che in Italia si possa vivere “solo” scrivendo fantascienza o fantasy?
Estasia – Danny Martine e la corona Incantata (2006)
Estasia – Danny Martine e la corona Incantata (2006)

Credo sia molto difficile, perché occorrono volumi di vendita molto elevate. Ma c’è chi ci riesce, quindi non è impossibile.

Quale consiglio ti sentiresti di dare agli scrittori esordienti? Partecipare ai concorsi? Affidarsi a un agente investendo una somma di denaro? Inviare a qualche editore? Cosa fare?

Leggere tanto, perché è la palestra più adatta per migliorarsi nella scrittura, ed essere pronti a mettere in discussione ogni nostra convinzione. Come dico spesso, cambiare idea è sintomo di intelligenza.

Non ho mai partecipato ai concorsi, per cui non posso dare dei consigli in merito, ma non credo che sia utile affidarsi a un agente, specialmente all’inizio della propria carriera. Nel mio vecchio blog, infine, scrissi tempo fa qualche piccolo consiglio: estasia.splinder.com/post/10552761.

Ovvio, non sono il Verbo, deriva solo dalla mia esperienza.

Fantasy

Cosa ti affascina del fantasy e cosa non ti piace?

Mi affascina leggere i mondi che l’autore ha creato, la sua capacità di modellare i personaggi e muoverli in un universo diverso dal nostro. A essere sinceri, sono un po’ stanco del fantasy di stampo tolkeniano, di elfi e nani ne ho davvero abbastanza. Sono invece più attratto da libri di stampo più moderno, dove il fantasy è contaminato da più generi letterari.

 Ultimamente il genere fantasy sta conoscendo una nuova stagione di enorme successo, sia in libreria, sia al cinema. Secondo te per quale motivo? Cosa riflette questa popolarità?

Innanzi tutto direi che è il genere fantastico, più che fantasy, a godere di ottima salute,

Francesco Falconi
Francesco Falconi

basti vedere quanto sono zeppi gli scaffali dedicati ai vampiri. Credo che ci sia sempre stato interesse sul tema fantastico e che, in passato, non si sia voluto battere questa strada. É vero anche che oggi, grazie alla computer graphics, sono possibili trasposizioni cinematografiche che solo quindici anni fa erano inimmaginabili. Cinematografia e letteratura si autoalimentano rendendo questo genere ancora più popolare.

Infine, credo che esista anche una motivazione socioculturale. Nella società odierna il fantastico rappresenta un modo per evadere dal reale, una veste atipica per reinventare il nostro presente e un modo per tendere verso certi ideali che sono sempre più rari e introvabili.

È un genere, per te, che si avvia verso un periodo ancora più fiorente o si tratta solo di un fuoco di paglia?

Assolutamente sì, per le motivazioni che ho esposto sopra. Ovviamente nel corso degli anni subirà qualche evoluzione e assestamento. Credo, mia personalissima opinione, che alcuni sottogeneri fantasy subiranno un’involuzione, come l’heroic/high fantasy.

Riguardo al fantasy, sappiamo che esso viene spesso visto come un genere piuttosto leggero e, sottostimato dall'elite culturale. Perché secondo te? Dipende dai lettori, dagli editori, dal retaggio culturale? Quali sono le potenzialità del fantasy?

Essenzialmente perché esiste il pregiudizio che essere troppo fantasiosi significa vivere con la testa fra le nuvole, essere dei perditempo e ignorare la realtà che ci circonda. Spesso chi ha questi preconcetti non ha mai letto un fantasy, oppure si basa su considerazioni sommarie perché ha visto di sfuggita dieci minuti di Harry Potter.

Ritengo che sia un pregiudizio di alcuni critici o lettori, più degli editori, che non amano questo genere e si sentono “forti” ad attaccarlo utilizzando la solita frase errata e superficiale: non è reale!

Come sempre, prima di parlare occorre collegare qualche neurone nel cervello. Perché poi queste menti illuminate sono proprio quelle che esaltano aprioristicamente un Calvino o un Dante, senza tuttavia aver trascorso mai un week-end in qualche girone infernale.

Il fantasy è solo un mezzo tramite il quale lo scrittore narra una storia o esprime il proprio pensiero, niente di così lontano da un giallo o un thriller.