Karate Kid: Legends, diretto da Jonathan Entwistle, collega e unisce nello stesso universo la saga iniziata con Karate Kid: Per vincere domani del 1984, con tutti i suoi seguiti fino alla serie Cobra Kai, dopo la quale è cronologicamente collocato, con la saga iniziata con The Karate Kid nel 2010, noto in realtà tra i fan con il nomignolo The Kung-Fu Kid.
Lo schema narrativo è il solito, trasportato dalla California alla East Coast, e dal Giappone alla Cina. Il film è ambientato a New York, dove il giovane Li Fong (Ben Wang) è appena arrivato dalla Cina, al seguito della madre (Ming-Na Wen) che ha ricevuto una congrua offerta di lavoro in un ospedale cittadino. Li era una giovane promessa del Kung-Fu, allievo del maestro Han (Jackie Chan) di The Karate Kid, ovvero suo zio, ma in seguito a una tragedia familiare la madre gli ha fatto promettere di non combattere più e dedicarsi solo agli studi.

Ma se Li vuole restare fuori dai guai, i guai sembrano inseguirlo. Intanto perché s'innamora di una newyorchese, l'italo americana Mia Lipani (Sadie Stanley), il cui geloso e violento ex ragazzo Conor (Aramis Knight) è un proprio un lottatore di Kung-Fu, in una versione violenta che mescola diverse discipline per ottenere l'annientamento dell'avversario; poi perché Victor (Joshua Jackson) il padre di Mia, proprietario di una pizzeria, è vessato dal proprietario dello stesso Dojo di Conor, il boss del quartiere O'Shea (Tim Rozon). Pertanto Li si troverà, all'insaputa della madre a ripercorrere le vie del Kung-Fu, ma non da solo. In suo aiuto interverrà lo zio Han, il quale si renderà conto che per completare l'addestramento di Li sarà necessaria la fusione del Kung-Fu con il Karate del suo vecchio amico Miyagi, la cui tradizione è portata avanti da Daniel LaRusso (Ralph Macchio). Gli sforzi congiunti, sia pure a volte distonici e contradditori, dei due sensei, metteranno in condizioni il giovane Li di giocarsi tutto nel torneo dei quartieri newyorchesi, in una serie di sfide che culmineranno nella spettacolare finale sul tetto di un grattacielo, dove incontrerà proprio Conor.

Totalmente e volutamente privo di originalità narrativa, Karate Kid: Legends ha però alcuni pregi per gli appassionati: la fusione di Karate e Kung-Fu consente di vedere nuove mosse e nuove acrobazie; gli sfondi urbani citano senza remore le atmosfere di leggendari picchiaduro come Street Fighter; è così ironico e autoironico che alla fine si autoparodia per ricordare al pubblico che la missione finale è il puro intrattenimento. Inoltre dura il giusto, perché non si dilunga in troppi dettagli.
Di contro ha dei cattivi che hanno lo spessore del pane carasau, che declamano battute prese dal manuale dello stereotipo del cattivo bidimensionale, facendoli assurgere al ruolo di sparring-partner più che di avversari, togliendo suspense all'evoluzione dell'esile storia.

Per fortuna, sia pure senza renderla una karateka, il film ha un approccio moderno al personaggio di Mia, che riesce a cavarsi da sola dall'impiccio del triangolo amoroso, con una risoluzione fuori scena che non toglie ritmo alla vicenda.
Karate Kid: Legends resta comunque un film non indimenticabile e solo per gli iper appassionati, salvato in corner dalle sue battute e da quell'aura di indulgenza che gli procura avere un fandom multietà, che va dai cinquantenni nostalgici ai giovani che hanno seguito con passione i loro coetanei in Cobra Kai, alla quale il film ammicca nella scena in mezzo ai crediti finali.
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