Ofelia ha due doti speciali: è in grado di spostarsi da un luogo all’altro passando attraverso gli specchi e di leggere la storia passata degli oggetti attraverso il semplice contatto delle sue mani. A questo affianca una notevole goffaggine e uno scarso interesse alla mondanità che la porta ad appassionarsi solo al suo lavoro presso il museo di Storia primitiva.

Tutto crolla quando è costretta ad accettare un matrimonio combinato e a trasferirsi al Polo, un’arca molto lontana e di cui è noto ben poco.

Un’arca, perché la Terra originaria si è spaccata, anche se non viene mai rivelato nessun dettaglio di quel che è successo in un lontano passato, ed è rimasto solo un ammasso di vulcani inabitabile chiamato Nocciolo del mondo attorno a cui orbitano le varie arche abitate.

La costruzione del mondo, per quel poco che sappiamo, è affascinante, ed è probabile che Christelle Dabos sveli importanti misteri nei successivi volumi della trilogia L’attraversa specchi. Viste le premesse anche i poteri di Ofelia, poco sfruttati in Fidanzati dell’inverno, dovrebbero diventare più importanti. Le basi per sviluppare bene ambientazione e caratteristiche dei personaggi sono state poste bene. Purtroppo però ad accompagnare questi elementi c’è una storia che regge poco.

Se sembra chiaro il motivo per cui il fidanzato di Ofelia la voglia sposare, non si capisce perché le decane della sua arca l’abbiano costretta al fidanzamento. E il comportamento di Ofelia, che subisce passivamente una serie di situazioni non spiegate, desta non poche perplessità. La giovane si muove in un mondo che non conosce, in cui tutti sono potenziali nemici, senza compiere reali tentativi non solo di liberarsi dalle macchinazioni altrui, ma neppure di comprenderle. L’impressione è che la protagonista venga tenuta all’oscuro delle dinamiche dell’arca e degli intrighi dei vari personaggi per cercare di mantenere il lettore nell’ignoranza e stuzzicare la sua curiosità, ponendo Ofelia in una situazione tanto difficile quanto improbabile. E alcuni dettagli, come la sciarpa animata, sembrano qualcosa di totalmente staccato da tutto il resto e inseriti semplicemente per aggiungere un tocco di colore. Peccato, perché con una scrittura scorrevole e un mondo originale l’autrice aveva dimostrato ottime potenzialità. La conclusione in un momento di svolta lascia comunque sperare che in Gli scomparsi di Chiardiluna possa finalmente esserci quel cambio di atmosfere di cui si sente la necessità e che qui sembra incombente ma non arriva mai.