Come è evoluto il tuo genere di fantasy in questi anni? 

Sto cercando di portare avanti un percorso che si basi il più possibile sul mito, la leggenda, la storia  dei popoli. In particolare mi piace lavorare con le tradizioni della mia terra. L'Italia ha tanta storia, tanto materiale fiabesco e mitico da cui attingere a piene mani e troppo spesso viene sottovalutato. Non capisco mai perché. L'ultimo anno è stato molto istruttivo: ho pubblicato per Delos Digital L'Ultima Soglia, una saga fantasy a puntate plasmata sulle leggende nordiche e ho vinto qualche premio con dei racconti spin off (Carillon per Fantasy Magazine, Un Nitrito per Bergen sulla Writers Magazine). È stato molto formativo, ho concluso il progetto narrativo lavorando sul testo oltre l'idea creativa, creando una struttura che si rivolgesse al lettore, che puntata dopo puntata mantenesse alta l'attenzione e la voglia di proseguire l'avventura insieme a me. Ho cercato di apprendere e mettere in pratica il più possibile durante la stesura, grazie soprattutto a Franco Forte, ad Andrea Franco, che mi hanno dato l'opportunità di mettermi in gioco e a Carlo Vicenzi, a sua volta  impegnato in una saga fantasy. Adesso mi sto orientando su una narrativa fantastica che si ispiri di più ai miti italici, in particolare a quelli di Roma. La capitale italiana è fondata su leggende meravigliose e mi ci sto divertendo moltissimo.

Cosa ti piace di più del progetto Urban Fantasy Heroes?

L'idea mi è piaciuta subito: si tratta di un progetto seriale, ha per protagonisti creature dai poteri variegati e stupefacenti, su cui si può calcare la mano e sperimentare con grande libertà; l'ambientazione che fonde realtà urbana e mito permette di abbracciare una varietà ampissima di argomenti, scenari e tematiche. Ha i colori vividi dei comics supereroistici, la stessa freschezza e la possibilità di affrontare trame difficili da toccare in altro modo. Qualcuno dovrebbe sceneggiarci sopra una serie a fumetti.

Perché hai scelto come location la Grecia?

Sono molto affezionata alla Grecia, è un po' come una seconda patria. Fin dalla nascita porto il nome di una principessa greca che, secondo la leggenda, si è buttata da una scogliera mutandosi in mostro marino. Sono cose che lasciano il segno, immagino. La mia idea di mito, di amore e di morte ha le radici nella Grecia antica: dove il sole non era sempre luminoso come sembrava, l'oscurità a volte era solo fresca ombra e le ninfe cantavano con la voce delle cicale. È splendido immaginare che tutto possa essere ancora lì, anche sotto l'asfalto del Pireo.

I protagonisti del tuo racconto sono legati tra loro da uno stretto vincolo familiare, è una scelta casuale?

I rapporti stretti complicano sempre le cose, in letteratura, ma anche nella vita. Sentendo la notizia di un omicidio al telegiornale è terribile, ma si inorridisce ben di più se è stato un genitore a uccidere un figlio. Un apprezzamento non ha lo stesso valore dato da uno sconosciuto o dalla persona amata. Funziona nel bene e nel male, più il rapporto è stretto, più quello che succede ha ripercussioni grosse tra chi è agli estremi della relazione. Nel racconto Porche Parche ci sono nonne, nipoti e amici; due fratelli legati da un rapporto sinistro ma solo accennato, che potrebbe essere ripreso in futuro da me o da qualche altro autore; c'è quello cristallizzato nel tempo di due figli che dai genitori hanno ricevuto un dono e una maledizione. È un gomitolo di relazioni che si stringono le une sulle altre e aumentano l'urgenza di arrivare a una soluzione, alla fine del racconto.

Nel tuo racconto il fumo aggancia realtà surreali, è fuga dalla noia, approdo in porti nuovi. Secondo te è così anche nella società odierna?

Immagino di sì. Più che della società odierna, della società e basta. L'alterazione dello stato di coscienza è sempre stato ricercato nei secoli, per il mero divertimento o per la ricerca spirituale. Gli sciamani usavano il fumo per mettersi in contatto con gli spiriti o con le parti più nascoste di loro stessi, qualcuno lo usa per rilassare i nervi mentre aspetta in stazione. Aldous Huxley scrisse Le Porte della Percezione analizzando nel saggio come gli stupefacenti fossero in grado di modificare la capacità di esperire il mondo attraverso i sensi. Charles Baudelaire dice ne I Paradisi Artificiali che “l'oppio dilata quel che non ha limiti, prolunga l'illimitato, approfondisce il tempo, sviscera la voluttà e riempie l'anima oltre ogni limite di piaceri neri e cupi”. Molti dandy facevano uso estremo del fumo semplicemente perché la nebbia argentea migliorava l'aspetto della stanza in cui fumavano. 

Da dove nasce l'idea del tuo racconto?

Sono affascinata dalle figure fantastiche che vivono tra il mondo umano e quello animale. I miti ne sono pieni: fauni, centauri, licantropi. Tutto quanto è troppo bestiale per essere davvero civile oppure troppo pieno dell'umana pietas per essere davvero ferino. Un mutaforma umano/animale era un protagonista perfetto per Urban Fantasy Heroes, soprattutto se la sua duplice natura lo legava al dio Pan, alla natura selvaggia, agli spiriti animici che si trovano a condividere oggi gli spazi con il tessuto urbano.

La tua esperienza di editing.

Quella con Emanuele è stata un'ottima esperienza. Ha ampie vedute ed è incline al dialogo, trovare dei punti comuni e far andare la storia singola nei binari più complessi del suo universo è stato molto interessante.

Individua le impronte della nuova generazione nel genere fantasy.

Vedo negli ultimi tempi tante cose, ma molto spesso tutte uguali. Da una parte le grandi epopee crude, feroci, dal sapore realistico e cinico, dall'altro le avventure di adolescenti che si trovano a doversi misurare col sovrannaturale, spesso a scuola. Ho amato e amo ancora tantissimo la saga di Harry Potter e sono una grande fan delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, ma non vorrei leggere dei doppioni. Mi piacerebbe che si disegnassero nuovi sentieri, nel panorama del fantasy, oltre a questi.

Il concetto di speranza nel tuo fantasy.

Eh, la speranza. Non è un tema di cui si parla troppo, all'interno del racconto, se ne accenna praticamente solo alla fine: un riferimento al mito greco di Pandora, la fanciulla che scoperchiò il famigerato vaso rilasciando nel mondo tutti i mali. Fortunatamente, però, sul fondo del vaso rimase la Speranza che, una volta liberata, diede al genere umano vessato la forza di sopravvivere comunque.

Non se ne parla troppo, però di fatto è uno dei temi portanti di tutto il racconto. Per quanto ci sia Pandora, per quanto ci siano vasetti e scatole da scoperchiare e misteri poco edificanti su cui fare luce, alla fine la speranza rimane: la speranza di fare qualcosa, di prendere in mano le redini di una vita allo sbaraglio e di trasformarsi. La capacità di mutare se stessi in altro è sempre qualcosa di molto importante, un potere immenso.

Quali consigli daresti a coloro che partecipano alla saga?

Penso che sia ora di cominciare a legare il più possibile i personaggi e le storie che sono state pubblicate fino a ora. Ho offerto un antagonista (non un “evil”: al lettore il compito di decidere dove sta la ragione e dove il torto) e adesso è arrivato il momento di cominciare a tirare le fila. C'è bisogno di un bel racconto d'azione adesso, secondo me.

Progetti per il futuro?

Tanti! In particolare mi sto divertendo tra il genere giallo, che mi ha catturata e su cui sono al lavoro in questi giorni, e il fantastico, su cui non mollo la presa. Sto lavorando a un progetto a quattro mani con l'autrice Oriana Ramunno che riguarda l'antica Roma e i mutaforma lupi. Si tratta di una storia epica, romantica e di grande azione e speriamo che possa aprire le porte a un consistente universo narrativo. Incrocio le dita e spero di potervene parlare ancora.

Porche parche

Il libro

Babis inventa tutti i giorni storie di mostri per la piccola Clotilde, una bambina cieca che vive sola con la nonna in una casa alla periferia di Atene. In questo modo, evade insieme a lei da una vita stretta tra la dipendenza dalla droga e il duro lavoro da manovale al Pireo. Ma le droghe possono aprire porte su visioni e divinità dimenticate, trasformando le storie di Babis in realtà oscure, soprattutto quando a offrirle sono le Parche. Babis sarà costretto a rivedere il passato con occhi diversi, a fare i conti con la propria vita e a diventare il campione del dio Pan in una battaglia contro Pandora.

L'autore

Scilla Bonfiglioli nasce a Bologna nel 1983, lavora come attrice e regista con la Compagnia Teatrale "I Servi dell'Arte" per la quale collabora inoltre nella stesura dei testi drammaturgici. Nel 2011 è tra i vincitori della competizione "eSaggi under40" promossa da Il Saggiatore con il testo "Le Maschere di Athena," edito nel 2012. Finalista del Premio Elsa Morante nel 2005, ha pubblicato racconti in diverse antologie (Bacchilega, Delos Book, Edizioni Diversa Sintonia) e sulle riviste "Writers Magazine Italia" e "Robot". Nel 2012 pubblica "Skylla e Karybdis" in appendice al Segretissimo Mondadori di aprile e nel 2013 il racconto "Pagare cara una pelle" nell'antologia Giallo 24 su Giallo Mondadori. Nel 2014 pubblica con Mondadori il racconto “La Corte della Seta”; per Delos Digital partecipa alla collana “The Tube” ed è autrice della saga fantasy “L’Ultima Soglia”.

Scilla Bonfiglioli, Porche parche , Delos Digital, Urban Fantasy Heroes 6, isbn: 9788867754991, ebook formato kindle (su Amazon.it) o epub (sugli altri store) con social drm (watermark) dove disponibile , Euro 1,99 iva inclusa

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