(Mirco Tondi)

L'Ultimo Impero è caduto. Con il suo sacrificio, Kelsier è stato la scintilla che ha dato il via alla ribellione della popolazione, portando il Lord Reggente a essere sconfitto.

Una nuova alba pare profilarsi sulla Dominazione Centrale. Ma non si tratta di un'alba luminosa, bensì di un nuovo inizio pervaso da tinte fosche e cupe nubi che si stagliano minacciose all'orizzonte. Perché il nuovo possa sorgere il vecchio deve essere distrutto, ma ricominciare non è facile e le difficoltà da superare sono tante prima di raggiungere la meta. Una meta effimera come un sogno che il risveglio fa sbiadire e dissolvere nella cruda luce diurna.

Dopo la scomparsa del Sopravvissuto, Vin, Elend e gli amici della banda che hanno sostenuto il famoso mistborn nella realizzazione di un piano all'apparenza impossibile, si ritrovano a sostenere e a portare avanti una pesante eredità.

Senza l'arroganza, l'irriverenza e la capacità di ridere del carismatico leader, Il Pozzo dell'Ascensione sembra perdere la forza che caratterizzava le vicende del primo romanzo. Gli eventi assumono colorazioni più cupe, l'assenza di Kelsier è ben mostrata dai suoi amici: se loro erano gli ingranaggi che hanno fatto funzionare la macchina della ribellione, Kelsier era la spinta che li ha fatti muovere. Vanno avanti per inerzia, ma s'accorgeranno che il mistborn li ha cambiati in un modo che non credevano possibile: li ha permeati con la carica con cui ha guidato la causa che li ha portati dove sono adesso. Li ha trasformati da membri di una banda che pensavano solo al loro interesse in guide e consigliere di un regno che rischia il crollo.

Come spesso succede a uomini che hanno fatto grandi cose, sorge l'idealizzazione: la mente comincia a ingigantire l'immagine di chi ha agito per gli altri, perché la gente ha bisogno di credere in qualcosa, ha bisogno di fede e speranza. È così che sorgono gli dei e le religioni.

Ma le cose non sono mai come sembrano e la verità è qualcosa di sfuggente come fumo e mutevole come vento; così come lo sono le profezie. Se ne accorgerà per primo Sazed, terrasiano e Custode della conoscenza delle religione perseguitate e soppresse dall'Ultimo Impero. La conoscenza del passato è qualcosa di labile da ritrovare e scoprire la verità sotto strati d'impurità e incrostazioni è un lavoro lungo e dispendioso.

Che cosa le profezie cercavano di trasmettere sul Pozzo dell'Ascensione e sull'uso del suo potere? Che cos'è il Baratro e qual è la connessione che lo lega alle nebbie e all'uso dell'allomanzia?

E mentre si cerca di sciogliere questa matassa, Elend tenta di tenere le fila del nuovo regno costruendo un sistema equo, dove non ci sia schiavitù. In poco tempo deve imparare a essere re, una guida per il popolo, difendendo la città di Luthadel dalla minaccia degli eserciti invasori che si stringono attorno alle sue mura e dai complotti interni che lo vogliono far cadere.

Vin, divenuta l'Erede, colei che ha preso sulle sue spalle il lascito del Sopravvissuto, si fa guardiana della città e della persona che ama e lentamente comincia a comprendere a fondo il significato dell'amicizia e della fiducia e cosa Kelsier avesse voluto fare con le azioni compiute.

Brandon Sanderson continua a tenere ben strette le redini della storia creata, tessendo la tela con calma, mettendo ogni pezzo al posto giusto e tirando le fila in un finale d'eventi che si concatenano in un crescendo di rivelazioni.

Scorrevole la narrazione degli eventi con l'immissione di nuovi elementi per tener viva l'attenzione del lettore: compaiono nuove creature e nuovi modi di usare l'allomanzia.

Molto buona la caratterizzazione dei personaggi: nel secondo capitolo della saga viene dato più spazio a personaggi che nel primo erano rimasti in ombra a causa della grandezza di Kelsier che rubava la scena ogni volta che metteva piede sul palco. L'unica obiezione che si può fare a Sanderson è di aver privato la narrazione di un simile personaggio; ma per quanto triste, e anche dura, questa era La scelta che spettava a un individuo di tale grandezza. Ma anche se invisibile la sua presenza si percepisce sempre; il suo spirito aleggia sulla città come le nebbie che percorrono le Dominazioni.

Così è la mano di Sanderson: invisibile, ma un marchio ben distinto e facilmente riconoscibile.

(Martina Frammartino)

Il secondo episodio di una trilogia è per sua stessa natura il più difficile da scrivere, e quello che più difficilmente è in grado di stare in piedi da solo. Non c’è più la scoperta di un nuovo mondo sconosciuto capace di affascinare il lettore per le sue peculiarità, ma non c’è nemmeno la conclusione della vicenda, con il climax finale che porta a risolvere se non tutti almeno gran parte dei problemi affrontati dai protagonisti.

Malgrado questo, Sanderson riesce a scrivere un libro solido e dotato di una trama estremamente articolata. Il pozzo dell’Ascensione si basa sì su quanto avvenuto nel precedente Mistborn. L’ultimo impero, ma non è un mero prolungarsi di ciò che era già stato narrato. E se nelle vecchie favole la conclusione dopo la vittoria dei buoni è che “vissero insieme felici e contenti” nella vita reale, ma anche nelle migliori storie, i problemi continuano a esistere, e vanno affrontati prima che diventino troppo grandi. Così, sconfiggere il lord Reggente non è stato sufficiente a portare pace e giustizia nelle varie dominazioni ed essere innamorati non basta a risolvere tutti i problemi di una coppia.

Intrighi politici, problemi sentimentali, duelli allomantici spettacolari, spie nascoste e personaggi che non sono ciò che sembrano, misteri che tornano dal passato e un’inquietante pulsazione che solo un personaggio può percepire, pur senza comprenderla, non manca proprio nulla per rendere il volume avvincente e affascinante.

La prima parte ha un ritmo abbastanza lento, ravvivato qua e là da qualche duello ma caratterizzata soprattutto dalla pianificazione. Gli elementi messi in campo da Sanderson sono tanti e per collocare ciascuno di essi al punto giusto sono necessari tempo e pagine, anche perché in ballo c’è ben più di quanto Elend e il suo gruppo sospettino in un primo momento. Su tutto aleggiano le parole del vecchio Rashek, quando al termine del primo romanzo aveva affermato che con la sua uccisione i rivoltosi si erano condannati da soli. Perché nelle nebbie si nasconde una verità ancora sconosciuta ma terrificante, capace di spiegare i molti misteri che attraversano queste pagine grazie al susseguirsi di svolte imprevedibili e di episodi mozzafiato che animano gli ultimi capitoli e proiettano Vin e i suoi amici verso The Hero of Ages, per una conclusione della vicenda che si annuncia spettacolare.