Spensa ha un sogno: conquistare le stelle come le ha chiesto il padre l’ultima volta che l’ha visto. Peccato che subito dopo aver avuto con lei una conversazione destinata a tracciare il percorso della sua vita, il padre sia stato contrettoa decollare per una missione di guerra, si sia rivelato un vigliacco e sia stato abbattuto dai suoi stessi amici per impedirgli di provocare danni irreparabili nel loro schieramento.

In Skyward Brandon Sanderson racconta una storia tutto sommato semplice: la protagonista vuole entrare in un gruppo di combattenti scelti ma per farlo deve riuscire a superare l’avversione di chi la vorrebbe escludere. Al fianco del rischio concreto di essere uccisa in una delle tante batteglie di un lunghissimo conflitto combattuto contro nemici di cui si sa ben poco, Spensa deve quindi cercare di dimostrare quanto vale, alla forza aerea terrestre così come a se stessa.

Gli elementi di partenza, fatto salvi i dettagli di colore, sono gli stessi di chissà quante storie di crescita e di addestramento, anche se legato alla morte del parte c’è un mistero che promette interessanti sviluppi per il futuro. Come sempre Sanderson si dimostra uno scrittore molto visuale, capace di far trattenere il fiato al lettore nelle scene d’azione. E nel finale, ancora una volta, accelera, rendendo molto difficile interrompere la lettura.

Rivolto principalmente a un pubblico di adolescenti, Skyward è un romanzo piacevole, che si legge rapidamente. Sarebbe anche facile da dimenticare se ad animare la trama fossero solo l’addestramento e i combattimenti. A renderlo più interessante sono i dubbi di Spensa, la sua crescita, il rapporto con compagni di squadra all’inizio indistinguibili ma via via sempre meglio caratterizzati. Per quanto sia lontano dall’essere la migliore opera di Sanderson, l’opera merita comunque una lettura.