Dopo la pubblicazione su America's Best Comics, è uscito finalmente in volume il secondo ciclo del bizzarro e straordinario gruppo ideato da Alan Moore.

Avevamo lasciato i nostri eroi (Mina Murray da "Dracula", Allan Quatermain dal famoso ciclo di romanzi di H.R.Haggard di cui è protagonista, il Capitano Nemo da "Ventimila leghe sotto i mari", Mr. Hyde di Stevenson e l'Uomo Invisibile di Wells) alle prese con inquietanti sfere di fuoco che piovevano dal cielo, abbondantemente prefigurate come provenienti da Marte nel corso di tutto il precedente racconto.

Adesso i Marziani sono finalmente arrivati sulla Terra, e toccherà proprio ai Gentlemen cercare di opporsi ai loro disegni di conquista.

Come era accaduto per il ciclo precedente, numerosissimi sono i rimandi e i riferimenti alla narrativa popolare e ai grandi romanzi di fine Ottocento e inizio Novecento, tanti che sarebbe difficile enumerarli tutti.

La trama complessiva della vicenda risulta molto più semplice - e meno ricca di colpi di scena.

Per evitare anticipazioni, dirò solo che Moore punta sempre di più sul carattere letterario della sua opera: la cosa che più gli interessa è decostruire e ricostruire la storia dei "suoi" personaggi, allo scopo di farne, nel contempo, qualcosa di nuovo e di rispettoso della tradizione.

Non solo, anche il contesto nel quale essi si muovono viene modificato: l'universo letterario è in realtà uno solo e viene assunto come reale, cosicché i protagonisti dell'immaginario collettivo possono coesistere e soprattutto interagire grazie a un retroterra comune. Si tratta di una tematica cara all'autore, tanto che in forma diversa ricompare anche in un'altra sua serie, “Promethea”.

Secondo tale logica, per fare un esempio solo, l'episodio di apertura del volume costituisce sì una sorta di pausa narrativa fra il primo ciclo e il secondo, ma anche e soprattutto un preludio a quello che si sta verificando.

Nelle scene ambientate su Marte, difatti, vengono introdotte tutte le principali caratteristiche del pianeta (in senso letterario) e degli eroi "marziani", anteponendo la necessaria premessa e il giusto retroscena ai fatti che seguiranno.

Il Marte di Moore, inoltre, non è semplice ma variegato e derivante da fonti differenti. È l'unione, cioè, di quello di E. R. Burroughs, di Moorcock e degli altri autori coevi che hanno scritto sul Pianeta Rosso.

Un ulteriore aspetto rilevante della storia è rappresentato dall'evoluzione delle psicologie dei protagonisti. In base a tutto ciò che si è detto finora, Mina Murray e Mr. Hyde, ad esempio, non restano semplicemente i personaggi della versione letteraria in uno scenario diverso (come sostanzialmente avveniva nel primo ciclo di storie), bensì evolvono in una direzione nuova e tuttavia coerente, quella immaginata da Moore per il "che cosa è successo dopo (o - in alternativa - altrimenti)?"

Rispetto al primo ciclo di avventure, la storia risulta un po’ meno incisiva, ma, obiettivamente, ciò è dovuto alla natura più costrittiva del tema scelto, in quanto è ben noto quello che succede durante l'invasione marziana de "La guerra dei mondi". Le linee essenziali della trama sono pertanto piuttosto obbligate e non consentono la maggiore varietà che era presente nei primi sei episodi.

Per quanto riguarda i disegni, Kevin O'Neill illustra nel modo più efficace la storia immaginata da Moore. Il suo stile è contemporaneamente retrò e moderno, dinamico e spigoloso, espressionista ed elegante.

Le sue vignette sono ricchissime di dettagli e particolari (che spesso ci svelano qualche allusione letteraria o qualche scherzo rivolto a noi lettori).

La rappresentazione dei personaggi è come sempre accurata. L’autore ha un occhio attento, rivolto ai disegni che ornavano le riviste popolari e allo stile che le caratterizzava.

Tali disegni abbelliscono anche la parte finale del volume, così come le finte pubblicità (di tono assai ironico) e le “retrocopertine”, cui compaiono i ritratti dei protagonisti, molto piacevoli.

Come era accaduto in precedenza per il romanzo breve "Allan and the sundered veil", così anche ora una parte in prosa conclude il volume.

Si tratta de L'almanacco del nuovo viaggiatore, una relazione sui più diversi ambienti del pianeta Terra, stesa sulla base dei diari dei vari membri della Lega.

È, quindi, una sorta di guida turistica caratterizzata da una particolare peculiarità: la descrizione di luoghi del tutto inesistenti, ma creati dalla fantasia di scrittori e letterati di ogni epoca e paese.

Un itinerario davvero singolare che costituisce il degno coronamento e la migliore conclusione per questo secondo ciclo de La Lega degli Straordinari Gentlemen.