È un po’ di tempo che Licia Troisi si diverte a giocare con i suoi lettori. Fotografie, frasi sibilline, cifre e parole dal significato oscuro, per parlare, senza rivelare troppo, dei suoi progetti futuri.

Dopo giorni di accenni e allusioni, alla fine Licia ha deciso di rivelare ai lettori del suo blog almeno una parte di ciò che bolle in pentola.

Del primo progetto, I dannati di Malva, di prossima pubblicazione da parte di Edizioni Ambiente, abbiamo già parlato. (www.fantasymagazine.it/notizie/8573/)

Il secondo, definito dalla stessa Troisi “piccolino” è un racconto – non di genere fantasy – che dovrebbe comparire in un’antologia dal titolo Ai Confini della Realtà.

Molto più tempo è stato dedicato dalla scrittrice romana a un progetto che ha più volte definito “top secret”. Per quest’opera, pur senza svelare nulla della trama, Licia ha fornito una serie di indizi decisamente interessanti.

Il titolo che già avevamo segnalato, La ragazza drago, è corretto. Per la verità la Troisi lo definisce titolo provvisorio, segno che preferisce prendere una decisione definitiva su uno dei primi elementi che può colpire l’attenzione di un potenziale lettore all’ultimo momento, quando tutte le altre scelte sono state compiute.

Secondo la sua autrice, che ama sperimentare cose nuove, questo libro più che essere un vero e proprio fantasy appartiene al genere fantastico.

Quanto agli altri indizi, sono:

- il Lago di Albano. La storia è ambientata nella zona dei Castelli Romani in un tempo che potrebbe essere passato, presente o futuro;

- un bassorilievo di Villa Mondragone raffigurante una viverna;

- i draghi;

- degli acrobati alle prese con tessuti aerei;

- Yggdrasil;

- Þar sýgr Níðhöggr nái framgengna;

- Thuban, la stella più luminosa della Costellazione del Dragone;

- 17h30m26s 52°18’5”.

Sul lago possiamo riportare le parole con le quali lo descrive Licia: “è uno dei posti più belli che conosca. Soprattutto il bosco che si sviluppa lungo una buona metà delle rive. Da ragazzina lo amavo e lo odiavo: perché è un bosco stupendo, ma è una natura selvaggia e terribile. Ci entri dentro e ti senti un estraneo, ti pare che da un momento all’altro il bosco ti possa fagocitare”.

Viste le forti impressioni suscitate in lei dal bosco, non è difficile immaginare che nel romanzo sarà in qualche modo intriso di magia.

È interessante notare che il lago, il più profondo del Lazio, ha la particolarità di essere nato dall’unione di due crateri vulcanici, e come tale non ha immissari né emissari.

Attorno al 395 a.C. i Romani costruirono un tunnel di scarico per evitare che il livello delle sue acque potesse divenire troppo alto e per irrigare i campi circostanti. All’origine di questa grandiosa opera d’ingegneria idraulica, secondo lo storico Tito Livio, ci sarebbe stata una profezia dell’Oracolo di Delfi. Solo con una simile costruzione, avrebbe affermato la Pizia, Roma sarebbe riuscita a sconfiggere la sua rivale Veio, con la quale era in guerra durante quel periodo.

Villa Mondragone, così come il Lago di Albano, si trova nella zona dei Castelli Romani. Fra le personalità che vi hanno abitato possiamo ricordare nel XVI secolo il cardinale Ugo Boncompagni, che diventerà papa con il nome di Gregorio XIII. E proprio il drago araldico che campeggia sullo stemma dei Boncompagni ha dato il suo nome alla villa.

La viverna è un rettile che ha molte affinità con i draghi. Dotata di ali e di una coda uncinata o simile a un serpente, compare spesso nell’araldica medievale per simboleggiare la peste. Confusa a volte con il suo parente più famoso, differisce dal drago per il fatto di avere due sole zampe e di non sputare fuoco. Inoltre è di dimensioni inferiori.

Presente anche nella mitologia africana, seppure con aspetto lievemente diverso, la viverna viene considerata presagio di sventura.

E la connotazione negativa di quest’animale, come vedremo, viene mantenuta anche ne La ragazza drago.

Per quanto riguarda gli acrobati al momento possiamo solo riportare le parole di Licia. Quale sarà la loro funzione lo scopriremo leggendo il libro.

Molto suggestiva è invece la presenza di Yggdrasil, l’albero sacro della mitologia scandinava. Identificato con un frassino, allarga le proprie fronde al di sopra del cielo e sorregge i nove mondi. È sostenuto da tre immense radici: quella più profonda si allunga fino a Niflheim, la terra del freddo o regno degli inferi, quella mediana fino a Jotunheim, la terra di giganti, mentre la terza si protende fino ad Asgard, la terra degli Asi.

Presso ognuna di queste radici si trova una sorgente: da Niflheim sgorga Hvergelmir, origine di tutti i fiumi ma anche fonte di distruzione e morte. Infatti essa nutre un groviglio di serpenti e il drago alato Nidhogg, detto anche Succhiacadaveri o Colui che colpisce con odio. Insieme queste creature attentano alla vita di Yggdrasil, rodendone la radice.

Da Jotunheim sgorga Mimir, la fonte della saggezza alla quale si è abbeverato lo stesso Odino. È da notare, però, che il dono della conoscenza non viene elargito gratuitamente, e lo stesso padre degli dei ha dovuto sacrificare un occhio pur di ottenere la saggezza.

L’ultima sorgente, detta Urd, sgorga dalla radice che si trova in Asgard, ed è la fonte del fato e della vita. Qui si trovano le tre norne, Urd, il Passato, che ha dato il nome alla fonte stessa, Verdandi, il Presente, e Skuld, il futuro. Inoltre, ricade su di loro il compito di proteggere il grande albero.

E forse il fatto che la Troisi non abbia voluto indicare il tempo nel quale è ambientato il suo romanzo è legato alla possibile presenza di queste tre figure.

Yggdrasil è popolato da altri animali: un’aquila fra i cui occhi risiede un avvoltoio, uno scoiattolo che semina discordia fra l’aquila e Nidhogg, quattro cervi, simboli di putrefazione e morte, che brucano i rami, e un gallo dorato il cui canto annuncerà il Ragnarök, la battaglia finale fra le forze del bene e quelle del male.

Principio di vita e di morte, Yggrdasil simboleggia anche il sapere esoterico. Per possedere la scienza delle rune Odino gli si è offerto in sacrificio, rimanendo appeso a uno dei suoi rami per nove giorni, con una lancia che gli trafiggeva il fianco.

 

Anche la frase “Þar sýgr Níðhöggr nái framgengna” proviene dalla mitologia norrena, e precisamente dalla Voluspa. Quest’opera, il cui titolo tradotto è La profezia della veggente, è primo e il più famoso poema dell’Edda poetica, e narra la storia della creazione del mondo e della sua futura fine.

Il verso citato può essere tradotto come “Là succhia Níðhöggri corpi dei morti”. E sappiamo infatti che Nidhogg sta rodendo la radice di Yiggdrasil.

Le ultime due indicazioni ci ricordano che in fondo Licia è un’astrofisica. Nel nostro contesto Thuban è una stella con un paio di caratteristiche decisamente interessanti.

La prima è che fa parte della costellazione del Dragone, o Draco, se scegliamo di usare il nome latino.

Si tratta di una delle 88 costellazioni riconosciute in epoca moderna, ma era indicata già dall’astronomo greco Tolomeo nel II secolo d.C. Il nome della costellazione deriva dalla mitologia greca.

Il dono scelto da Gea, la Terra, per il matrimonio fra Zeus ed Era, consisteva in alberi i cui frutti erano costituiti da mele d’oro. Questi alberi, collocati nel giardino degli dèi, erano sorvegliati da alcune ninfe, le Esperidi, e dal drago dalle cento teste Ladone. Il drago fu ucciso da Eracle durante la sua undicesima fatica, e successivamente posto nel cielo da Era in modo che tutti potessero ricordarlo.

Oltre al drago nel cielo, va segnalato anche il fatto che Thuban è stata la stella di riferimento del polo nord in un periodo compreso fra il quarto e il secondo millennio a.C.

A causa della precessione degli equinozi, un movimento della Terra che fa cambiare lentamente ma continuamente il suo asse di rotazione,Thuban si sta ora allontanando dal polo. Raggiungerà il suo massimo di lontananza intorno al 10.000 d.C., quindi riprenderà ad avvicinarsi e tornerà a essere la stella polare nel 20.346.

Su domanda di un lettore, Licia ha confermato che il fatto di essere stata la stella polare è un elemento significativo.

L’ultima indicazione è composta da una serie di cifre, 17h30m26s +52°18'5". Si tratta di coordinate astronomiche.

L’Ascensione Retta, che si misura in ore, minuti e secondi, è il corrispondente delle longitudini terrestri, mentre la Declinazione, che corrisponde alla latitudine, si misura in gradi.

Nel punto di Ascensione Retta 17h30m26s e Declinazione +52°18'5" si trova un’altra stella della costellazione del Dragone, Beta, chiamata in arabo Rastaban, cioè Testa del dragone.

I draghi, quindi, non mancano nell’ultimo romanzo della Troisi. Anche se il ruolo di Beta Draconis è ancora tutto da scoprire.

Un’ultima annotazione prima di lasciarvi alla trama: il nome Sofia deriva dal greco e significa sapienza.

E ora la quarta di copertina:

“Sofia sa che a tredici anni non ti adotta più nessuno. La vita all’orfanotrofio le sembra un libro in cui la stessa pagina si ripete all’infinito, fino a quando un giorno un professore di antropologia non la prenda con sé. Sarà lui a rivelarle che il neo sulla sua fronte è il segno che in lei dimore lo spirito del drago Thuban.

Tremila anni fa questa potentissima creatura sconfisse Nidhoggr, la perfida viverna che voleva distruggere l’Albero del Mondo e alterare per sempre l’equilibrio della Natura.

Thuban lo imprigionò nelle viscere della Terra, ma il sigillo è sempre più debole: nutrendosi della rabbia e della stupidità degli uomini, e servendosi di feroci emissari, Nidhoggr sta per tornare. Tocca a Sofia e agli altri prescelti fermarlo nell’ultima, definitiva battaglia.

La ragazza drago deve solo scegliere di credere al suo dono…

La ragazza drago,

di Licia Troisi

(Mondadori, pag. 224 – € 15,00).

Pubblicazione prevista per aprile 2008.