Fra Cielo e Terra

Che l’uomo si consideri in qualche modo superiore a tutti gli animali è storia antica. Qualcuno ci addita come la specie più evoluta, e per molti potrebbe essere difficile dargli torto. Eppure ci sono creature sulla Terra che sono le stesse o quasi da milioni di anni, come libellule e formiche, comparse su questo pianeta più di 300 milioni di anni fa; o gli squali, ancora più antichi, e i piccoli rettili come le lucertole, appena più recenti. Il sospetto che saranno ancora qui dopo che l’uomo sarà un ricordo fossile catturato da un pezzo di roccia e le sue città e invenzioni solo polvere, c’è, ed è legittimo.

Quanto più l’umanità ha preso coscienza di sé, tanto più ha perso il rispetto per il mondo animale. Questo vale un po’ per tutte le società umane; eppure volgendo lo sguardo a oriente troviamo ancora tracce di un tempo in lo capivamo davvero: siamo meno di un battito di ciglio nella storia di quell’evoluzione che dura da più di tre miliardi e mezzo di anni.

Per la mitologia cinese gli animali hanno avuto tanti significati, magici e antichi, che nel pasasto hanno indotto paura, rispetto e venerazione.

Il più grande, quello che racchiude in sé tutte le caratteristiche più positive delle creature di questo mondo, ha ancora oggi un posto d’onore nel cuore degli uomini: il drago.

Le origini del mito del drago nella cultura cinese hanno origini antichissime e finiscono per perdersi nella preistoria.

E allora diventa impossibile dare un’origine al culto del drago in oriente: forse deriva da tribali adorazioni del coccodrillo o della lucertola, da racconti intorno al fuoco di un qualche dio in forma di cavallo che corre fra le nuvole, o magari da una notte di pioggia sotto il tetto di paglia di una palafitta sulle rive del Fiume Giallo, mentre il dio serpente striscia nelle acque, in attesa delle sue prede, i fragili cuccioli dell’uomo.

Fatto sta che si è cominciato ad adorare un animale potentissimo, dal corpo sinuoso, con zampe e scaglie di serpente. Ancora oggi i bambini nati nell’anno del serpente sono, nella tradizione popolare, i figli del piccolo drago.

Certo, qualche datazione approsimativa si può fare: per esempio, secondo le ultime teorie, la civiltà neolitica Yangshao, contribuì a diffondere le prime tecnologie in Asia fin dal 3000 a. C., già adorava qualcosa di molto simile a un drago.

Huang Di
Huang Di

Queste conoscenze ci arrivano più che altro dalle raffigurazioni trovate sui reperti archeologici e da antichi testi come il Libro dei Monti e dei Mari (Shanhai jing), un’opera che raccoglie i resti molto frammentati di testi molto diversi fra loro, che spaziano dalla mitologia alla filosofia, dalla medicina all’araldica; il tutto più o meno databile in torno al IV secolo a.C.

Long (o Lung), il drago, protettore dell’Est, è il collegante fra il Cielo e la Terra, fra il divino e il mortale. Long è vapore acqueo, che scorre fra il suolo e le stelle e li congiunge in un unico elemento. Non per niente, il drago Long divenne ben presto un simbolo di regalità, tanto che al suo mito si fa risalire cambiamento di una cultura basata sull’appartenenza al clan all’individualismo del culto degli antenati.

Nel Libro dei Monti e dei Mari, Yinglong (il drago Ying) è il dio della pioggia e della siccità, e ubbidiva agli ordini del mitico Huang Di, l’Imperatore Giallo.

C’è sempre una forte associazione del drago con l’acqua, quindi, che è portatrice di vita, ponte far terra e cielo ma anche veicolo di distruzione, all’occasione. Pensiamo ai disastri che provocano le piene del Fiume Giallo ancora oggi.

E così ogni imperatore della Cina ha cominciato ad annoverare fra i propri progenitori un drago, fin dalla primisimma dinastia ereditari, gli Xia (2100-1800 a.C.), per dimostrare la propria origine divina. Ma l’immagine del drago come viene ancora oggi tramandata si è fissata più o meno durante la dinastia Song, che regnò sulla Cina dal X al XIII secolo dopo Cristo, dopo il tumultuoso periodo detto delle Cinque dinastie e Cinque Regni.

L'animale perfetto

Ma che aspetto aveva e ha tutt’ora questo Long? Come abbiamo detto corpo sinuoso, serpentino, coperto da squame di pesce indistruttibili, separate fra loro da ciuffi di pelo setoso. Le zampe sono quelle della tigre, e hanno cinque artigli di falco o aquila. Il cranio baffuto è simile a quello del cammello e le orecchie sentono come il placido bue, mentre gli occhi sono quelli del gambero. Tutte le caratteristiche migliori di ogni animale quindi, o almeno così dice la mitologia.

Viene spesso rappresentato con una perla tra gli artigli, simbolo di purezza e saggezza; ma anche di ricchezza e divinità.

Long nasce da un uovo e da piccolo sembra un serpentello.

Fatto sta che il drago ha un aspetto volutamente spaventoso, perché rimane un simbolo di forza, ma anche saggio e veloce. Long domina la natura, viaggia nel cielo di mezzogiorno perché è al di sopra dell’ora più calda della giornata, e portano il suo nome tutte le cose più sacre e potenti, come il trono dell’imperatore, il Trono dei Draghi. Ecco quindi che da simbolo della potenza della natura riesce in qualche modo a diventare simbolo dell’uomo (l’imperatore) che domina su tutto e tutti. Le zampe del drago cinese hanno cinque artigli perché il grado dell’imperatore è il più alto, il quinto.

Durante le ultime tre dinastie, Yuan, Ming e Qing (più di settecento anni di storia), fu decretato per legge che soltanto la famiglia del divino imperatore poteva portare il simbolo del drago, che cominciò così a essere rappresentato dovunque nella vita del sovrano, in ogni più piccolo particolare della Città Proibita (sede dell’imperatore), dagli utensili di tutti i giorni alle vesti ufficiali. Tanto più che il Celeste Impero (la Cina, appunto), finì per assumerlo come simbolo anche sulla bandiera, vicino a un sole rosso su sfondo giallo.

E infatti in quella che un tempo era la Città Proibita ancora oggi si può ammirare dalle parti del Lago del Nord a Beijing lo jiu long bi, lo Schermo dei Nove Draghi, una costruzione in ceramica policroma di rara bellezza, dove le nove creature si avviluppano in una strana danza davanti a un cielo pieno di nubi.

E infatti, secondo le credenze popolari, le principali specie di drago sono proprio nove.