Ma la questione, forse, ha assunto la direzione sbagliata fin dall'inizio col risultato di infossarsi in una mera speculazione senza opere. Voglio dire: a che serve parlare di med-fantasy se poi non se ne scrive? Il nostro punto di vista è che pensare “med-fantasy” non debba essere un porre dei paletti al fine di riconoscere determinate caratteristiche, quanto – piuttosto – un sondare e un esplorare nuove vie che ci vengono aperte da millenni di tradizioni narrative tipiche del bacino mediterraneo. Non va considerata neppure come una via in contrapposizione con la più affermata “via nordica”, bensì un ulteriore sviluppo che permetta ai popoli mediterranei di divertirsi riscoprendo le proprie storie. Tutto questo non può che essere fatto scrivendo, e la riflessione, si sa, arriva sempre successivamente.

La copertina
La copertina

Un ulteriore esempio di declinazione possibile del fantastico mediterraneo – che rientra perfettamente in questo senso di divertimento e riflessione – si trova nell'opera sperimentale e di stampo classicista di Fabrizio Corselli, autore del poema Drak'kast. In questa ulteriore possibilità, Corselli declina modalità della mitologia classica con le esigenze della letteratura fantastica, proponendo la propria opera nei versi di un poema. In questo caso si nota, forse, ancora di più come la ricerca di una “via mediterranea” sia qualcosa che smuove molti cuori in varie accezioni, da quelli che cercano soprattutto lo svago fino a coloro che vogliono riproposte vere e proprie epiche.

Ora che un piccolo gruppo di opere “mediterranee” comincia a farsi conoscere, nascono altri problemi: il primo (e uno di quelli che più ci sta a cuore) è relativo al termine utilizzato per indicare questa modalità narrativa. Perché usare un termine straniero per indicare qualcosa che nasce in Italia? È per questo motivo che forse la definizione “med-fantasy”, seppur nata da poco, è da rottamare per utilizzare una frase più lunga ma anche più precisa, che non permetta dubbi di sorta: “romanzo o narrativa fantastica di ambientazione mediterranea”. In sostanza, la “via mediterranea” al fantasy!

In questo modo non ci sono dubbi di sorta riguardo alla qualifica degli elementi fantastici che ne possono far parte. Ci mancherebbe solo che un romanzo debba subire l'ennesima etichetta che lo inserisce nel filone “fantastico” ma non in quello “fantasy” (qualcosa di simile è successo, in ambito di considerazioni del tutto italiane, per la saga di Harry Potter).

Un altro vantaggio non indifferente è che il termine “ambientazione” permette di comprendervi situazioni narrative a carattere mediterraneo di ampio raggio, dalla pura cornice alla sostanza delle immagini presentate, al retroterra dell'autore che inevitabilmente susciterà in maniera più che spontanea un tessuto narrativo di tipo differente da quello predominante.

La varietà “italo-mediterranea”. Per quanto innegabile sia, nella narrativa fantastica anche italiana, la supremazia di modelli tipici del mondo anglosassone, non sarebbe corretto ritenere il panorama italiano una semplice emanazione per imitazione di quei modelli che i più riconoscono come fondanti del genere. Caratteri di originalità nella narrativa fantastica italiana possono essere riscontrati nei già citati testi di Zuddas e Coltri, ai quali si potrebbe aggiungere la trilogia etrusca dei Rasna di Mariangela Cerrino, e nelle proposte di autori più giovani come Valenza e Romagnoli, ma anche in tutta una serie di esperienze letterarie considerate “minori” solo perché meno note al grande pubblico.

Assai più ricca e varia di quanto in molti si aspettino, la narrativa fantastica italiana vive di un substrato di opere di autori che sperimentano spesso nuovi scenari e tipologie fantastiche differenti.

Il caso più noto al pubblico è quello della trilogia di Estasia di Francesco Falconi, edita da Curcio Editore,

nella quale l’autore riesce a seguire magistralmente la strada dei grandi maestri anglosassoni della narrativa fantastica per ragazzi, senza tuttavia dimenticare (per sua stessa ammissione) l’insegnamento del più grande autore della nostra letteratura: Dante Alighieri con La Divina Commedia. L’originalità della narrazione si unisce, nel testo di Falconi, a una sapiente conoscenza dei modelli che lo hanno preceduto. Falconi riesce in Estasia a trovare un equilibrio tra quella che è la grande lezione dei narratori stranieri e quella che invece è una storia letteraria che gli appartiene in quanto italiano.

Allo stesso modo l’autrice Barbara Risoli con il suo heroic-fantasy ambientato nella Grecia arcaica, L’Errore di Cronos, si rifà a quei modelli dell’epica classica che sono patrimonio comune delle genti mediterranee e li ripropone attraverso la fiction della narrativa di genere. Meno noto al grande pubblico dei romanzi di Falconi, il testo di Barbara Risoli riporta il lettore al tempo degli Eroi e glielo mostra attraverso gli occhi di una ragazza del nostro tempo. Anche la Risoli, quindi, non ignora la grande tradizione narrativa anglosassone, ma offre una lettura originale e personale di scenari e personaggi che sono tipici di quel background storico-culturale che unisce le genti che, attraverso l’esperienza della romanizzazione, si riconoscono come figlie della civiltà classica.