Il Mito è tornato. Star Trek non è solo una saga di fantascienza, ma una delle rappresentazioni più alte del viaggio dell'Eroe. C'è il presagio di grandezza, che può essere accompagnato da una tragedia. C'è l'ascesa alla grandezza. Ci sono i compagni di viaggio, personaggi anche apparentemente ostili, ma che diventeranno amici dell'eroe e lo aiuteranno a compiere il suo destino. C'è un mentore, che deve mostrare all'Eroe il cammino cha ha davanti. C'è un grande antagonista. E quindi c'è la Prova. Il momento in cui l'Eroe dovrà affrontare il suo Destino e dimostrarsi all'altezza.

Ecco che quindi J.J. Abrams non ha raccontato altro che questo. Ma lo ha fatto dannatamente bene.

L'impresa era ardua. Riprendere dei personaggi che hanno fatto storia, James T. Kirk, Spock, Leonard McCoy, Hikaru Sulu, Pavel Checov, Uhura, Montgomery Scott e riscriverne la leggenda. Roba da fare tremare i polsi a chiunque.

Non fate caso a quelle che il fan riterrebbe delle incongruenze. Dimenticate il fanatismo di chi osserva, con saccenza, che l'avvenimento "X" contraddice quello che è stato detto nell'episodio "tal dei tali".

In verità dei fan Abrams non se ne è dimenticato, riuscendo a riscrivere le origini del Mito, senza rinnegarlo. Complimenti a Roberto Orci e Alex Kurtzman, o forse allo stesso Abrams, per la trovata che chiude il cerchio, con una logica assolutamente ineccepibile.

Tutti bravi. A cominciare dal regista e produttore, J.J. Abrams che confeziona un film senza un attimo di stanca, con un ritmo incalzante, con serrati colpi di scena e tante emozioni.

Non dimenticherò mai Hikaru Sulu che affronta un romulano all'arma bianca, in bilico su una piattaforma sospesa sopra il pianeta Vulcano.

Sono emozioni vere, che non possono lasciarci indifferenti, raccontate con personaggi archetipici, che vivono avventure dalla valenza universale. Poco importa che viaggino sopra astronavi, anziché su carri alati, o che usino il teletrasporto invece di un incantesimo. La magia è la stessa. Fidatevi.

Ottimi, tutti, gli interpreti. Senza timori reverenziali non scimmiottano i precedenti illustri, ma danno il loro contributo assolutamente personale alla leggenda. Una scelta di casting felicissima.

Da sinistra John Yelchin (Pavel Checov) Chris Pine (James T. Kirk), Simon Pegg (Scotty), Karl Urban (McCoy), John Cho (Hikaru Sulu), Zoe Saldana (Uhura)
Da sinistra John Yelchin (Pavel Checov) Chris Pine (James T. Kirk), Simon Pegg (Scotty), Karl Urban (McCoy), John Cho (Hikaru Sulu), Zoe Saldana (Uhura)

Forse è appena sufficiente Eric Bana, il cui personaggio, l'antagonista Nero, è in fondo un mero sparring partner.

E non possiamo dimenticare il duo di mentori che guida i nostri eroi: l'ottimo Bruce Greenwood, nel ruolo del carismatico Capitano Christopher Pike, e Leonard Nimoy, che ovviamente interpreta Spock anziano, guida e rifermento prima di Kirk, e poi del giovane sé stesso. 

Sufficenti, ma anch'essi funzionali, Ben Cross e Wynona Rider, nei panni dei genitori di Spock, Sarek e Amanda.

L'allestimento tecnico è ineccepibile.

Bella e solare la fotografia di Daniel Mindel, che ha lavorato con Ridley e Tony Scott, oltre che con lo stesso Abrams in Mission: Impossibile 3.

Ottimo è il montaggio, serrato e incalzante, di Maryann Brandon e Mary Jo Markey, parte integrante della squadra di J.J. Abrams sin da Alias.

Le scenografie reinventano l'aspetto dell'universo di Star Trek omaggiando il passato quanto basta, merito dello scenografo Scott Chambliss (membro fisso della squadra di Abrams anch'egli). L'Enterprise, grazie alle sue invenzioni è, come sempre, la co-protagonista del film.

Belli i costumi di Micheal Kaplan, che aggiorna il look classico tanto quanto basta.

Le musiche e gli effetti sonori sono sicuramente la marcia in più di questo film. Micheal Giacchino  ha costruito una partitura semplicemente eccezionale, che non imita mai per un momento il classico tema  di Alexander Courage, salvo poi citarlo e riprenderlo alla grande al momento più opportuno, come doveroso omaggio al mito.

In ogni caso il tema originale di questo film, grandioso ed epico, è frutto della personalità di Giacchino, che è quindi degno di affiancarsi con pari dignità agli illustri predecessori.

Gli effetti sonori meritano anch'essi un tributo; il sound Designer Ben Burtt, ha dato un contributo, parole dello stesso Abrams, pari al 51% del film. Non è enfasi pubblicitaria fidatevi. Il rumore di fondo del ponte, le cataclismatiche esplosioni, e anche il "rumore" del vuoto dello spazio, sono il degno completamento della narrazione. Gli effetti sonori sembrano cosa da poco, ma sbagliarli in un film del genere avrebbe distrutto ogni buona intenzione. Detto per inciso, Burtt, ha vinto 4 premi Oscar, il primo dei quali per un "filmettino" degli anni '70 chiamato Star Wars, e ha ricevuto vagonate di altri premi e di nomination. Scusate se è poco.

Zachary Quinto è Spock in una drammatica sequenza di Star Trek
Zachary Quinto è Spock in una drammatica sequenza di Star Trek
L'intera operazione è quindi nata sotto buoni auspici. Grazie alla trovata della sceneggiatura il film non è in realtà un vero e proprio prequel, nè un restart che fa piazza pulita di tutto il patrimonio di storie che dal 1966 appassiona milioni di persone nel mondo. E' invece una storia che (sembra contraddittorio visto che parla del passato ma è così) porta avanti e verso nuove direzioni un franchise che sembrava non avere più nulla da dire, pur conservando tutti gli elementi che l'appassionato di lunga data conosce e ama, come il sogno ottimistico di Roddenberry, l'integrazione tra razze, non solo umane, ma anche aliene. C'è persino il sacrificio della tutina rossa!

Tutto questo resistendo alla moda del momento di rendere cupo e oscuro il mondo di Star Trek, come se per forza qualsiasi rilettura in chiave moderna debba per forza essere dissacrante e violenta. Operazione legittima quando il restart riguarda personaggi cupi e oscuri alle origini come Batman o James Bond, ma che sarebbe stata fuori luogo con lo Star Trek degli anni '60.

E' un film sicuramente in grado di appassionare le nuove generazioni. Sono convinto che il lavoro di Abrams sia quello che sarebbe Star Trek se venisse creato oggi. E' sorprendente che il migliore interprete del sogno di Gene Roddenberry sia un produttore che non è mai stato un fan della saga.

Bentornato Star Trek, ci sei mancato.