Oggi esce, evento speciale attesissimo, Alice nel Paese delle Meraviglie, il seguito di Alice, immaginato dal fantasioso e immaginifico regista Tim Burton. Pochi, oltre lui, avrebbero potuto portare a termine un'operazione così difficile, forse Terry Gilliam, forse neanche lui. In ogni caso il tocco di Burton è evidente fin dai trailer. Garanzia di qualità sono gli attori, chiamati a interpretare i ruoli tratti non solo da Alice nel paese delle meraviglie, ma anche da Attraverso lo specchio. Primo fra tutti Johnny Depp, attore feticcio di Burton, che vanta una collaborazione decennale, iniziata con Edward mani di forbice, che da vita al Cappellaio Matto, unico vero amico di Alice, un tempo era il fabbricante di cappelli della Regina Bianca, vittima, come tutti i cappellai del tempo, di un avvelenamento da mercurio, che gli causa degli intensi sbalzi di umore, riconoscibili dal cambiamento dei vestiti.

Helena Bonham Carter interpreta Iracondia, cioè la Regina Rossa, che minaccia tutti di decapitazione, così governa i sudditi. Ha la testa grandissima e si comporta come una bambina capricciosa. Anne Hathaway è Mirana, la Regina Bianca. Personaggio senza dubbio positivo, che però, ha lo stesso DNA della sorella, vive, quindi nel terrore di perdere il controllo e di scoprirsi cattiva e dittatoriale. Crispin Glover, compositore, autore e attore, è il gigantesco fante di cuori – è alto due metri e venti- è il capo dell'esercito della Regina Rossa ed è l'unico che ha un ascendente sulla regina. Matt Lucas che interpreta i gemelli folli Pinco Panco e Panco Pinco, che hanno buone intenzioni, ma che sono talmente sconclusionati che non riescono ad aiutare Alice. Infine la protagonista, Mia Wasilowska, l'attrice scelta fra tantissime, per dare corpo a un'Alice non troppo diva, non troppo vamp, che potesse rendere bene l'aspetto di una ragazza di epoca vittoriana, un po' smarrita e amareggiata, chiamata a salvare il Sottomondo.

Proprio questo è un tema cruciale. La scelta non solo dell'atmosfera, ma anche del nome di quel paese, che siamo abituati a definire “delle meraviglie”.

Entrano in scena gli incubi di Burton, le sue fantasie, la voglia di creare un mondo oscuro, tipico delle sue creazioni, che poco a poco, con la maturità e l'evoluzione, anche emotiva, di Alice, si colora. Un film di formazione, in cui sembra che il bene e il male siano divisi, in cui sembra che la follia acritica del libro si sia persa dietro o dentro gli effetti speciali. Il rischio presente è quello di svilire la grandiosità della visione carrolliana meno chiusa, meno canonica della realtà, che ha il fine di dimostrare che se ci fosse un mondo alternativo, questo sarebbe assurdo (nel senso di slegato da qualsiasi logica a noi conosciuta, da noi codificata, ma non per questo meno valida), “ [...] niente sarebbe com'è, perché tutto sarebbe come non è e viceversa. Ciò che è non sarebbe e ciò che non è sarebbe. Chiaro?[...]

La recensione di Pia Ferrara:

Alice in Wonderland

Alice in Wonderland

Articolo di Pia Ferrara Lunedì, 1 marzo 2010

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