Esistono i romanzi storici propriamente detti e riconosciuti.

Ma esistono anche narrazioni dove la Storia è elemento fondamentale, ma magari ciò viene sottostimato. In varie narrazioni fantastiche, anche. Un esempio?

I libri di vampiri, di Gianfranco Manfredi.

Ne abbiamo parlato con lui…

Gianfranco, benvenuto. Partiamo dalla tua biografia, soffermandoci sul tuo eclettismo: musicista cantautore, scrittore, sceneggiatore per cinema, TV e fumetti…

"Eclettismo" oggi è diventato un complimento, ma una trentina d'anni fa (quando ero ancora agli inizi) suonava come un rimprovero. Ti dicevano: "fai troppe cose", per richiamarti a scegliere una carriera e ad andare a fondo su quella, cercando di diventare parte di un certo ambiente, perché la carriera non è mai disgiunta dai clan. E poi c'era (e c'è ancora) un problema di riconoscibilità da parte del pubblico e di poca permeabilità tra un settore e l'altro. Molti lettori dei miei fumetti, non conoscono affatto le mie canzoni o i film cui ho collaborato. Altri pensano che si tratti di Gianfranco Manfredi diversi. E la stragrande maggioranza, non presta alcuna attenzione al nome dell'autore (com'è giusto, del resto, perché conta di più l'opera della firma, nel bene e nel male). Io però venivo dagli studi filosofici e mi avevano affascinato due definizioni che Jean Jacques Rousseau (su cui feci la tesi di laurea) aveva dato di se stesso e del suo lavoro. La prima: "sono un occhio vivente", sottolineava il carattere esplorativo, di perenne ricerca, del lavoro intellettuale. Il secondo: "sono il rifiuto di tutti i ceti", indicava una condizione e insieme un impegno etico: non appartenere a nessuna categoria professionale, tantomeno consorteria, anzi viverne ai margini, perché ai margini si vive più vicini a quella periferia sociale che anticipa i cambiamenti, si vede il mondo dal punto di vista degli esclusi e degli ultimi, e insieme si riesce a essere liberi perché ci si distacca e ci si si isola dal quel "centro" fatto di mode, convenzioni, potere, autorità, fama, denaro, cioè tutto quello che un anarchico (come sono) dovrebbe scansare, se non altro perché distrae dalla libera ricerca individuale. In conclusione, non si tratta, nel mio caso, di eclettismo, perché tutto quello che ho fatto è stato solo la prosecuzione di un'unica ricerca, che aveva sempre a che fare, in un modo o nell'altro, con la scrittura.

Passiamo alla tua narrativa, soffermandoci in particolare su due libri proposti da Gargoyle: il romanzo Ho freddo e l’antologia Ultimi Vampiri. Grandi protagonisti? I vampiri. Ma con una chiave di lettura decisamente differente da quelle usuali. Il vampiro è fantasia, è leggenda, è storia. Ancora una volta, il connubio tra razionale e fantastico si dimostra una delle tue caratteristiche principali come autore. Corretto?

Sì, posso anche anticipare che sto finendo di scrivere Tecniche di resurrezione che è il seguito di Ho freddo e stavolta non tratta di vampiri, ma della medicina dell'inizio ottocento, in cui si sperimentavano le prime macchine applicate alle terapie, e le prime tecniche di rianimazione. Non avevo mai scritto prima d'ora un romanzo in cui gli eventi storici e di cronaca si intrecciavano a tal punto con le vicende di fantasia. In questo romanzo ci sono molti personaggi storici protagonisti di episodi inventati, e insieme personaggi di fantasia che partecipano ad eventi realmente avvenuti. Il connubio è così radicale che spesso rileggendo, persino io faccio fatica a distinguere quello che ho trovato nella documentazione da quello che ho aggiunto.

Ho freddo è un romanzo corposo, di più di 500 pagine, che ci porta dove e quando?

Ho freddo è ambientato alla fine del settecento in Rhode island, il più piccolo Stato americano, in cui avvennero i primi disseppellimenti di presunti vampiri americani. Queste cerimonie, molto perturbanti anche perché realmente avvenute, vennero a conoscenza di Bram Stoker, l'autore di Dracula, che in quel periodo era in tournée in America, come agente teatrale dell'attore inglese Henry Irving. Dunque anche Stoker ideò il suo romanzo basandosi su elementi di cronaca. Io racconto qualcos'altro: i true vampires, cioè le storie autentiche di quelle giovani donne (erano soprattutto ragazze, le presunte vampire) morte di una strana malattia (la consunzione) che all'epoca veniva scambiata per vampirismo, mentre era una forma di tubercolosi, aggravata da altre malattie consuntive. Queste ragazze non furono straziate dal dottor Van Helsing, ma dai loro padri, spesso uomini pii e devoti. E la vicenda è andata avanti per un secolo e mezzo (cioè, di nuovo, fino al periodo i cui vivevano i nostri nonni e bisnonni)! Com'è stato possibile? Questo era il problema che mi affascinava e inquietava. Possiamo oggi giustificare un padre che riesuma il cadavere della propria figlia, e la apre come un carpretto estraendole il cuore? È il più grande orrore che si possa raccontare. E capire il perché di questi riti non è affatto semplice. Ci turba e ci disturba. Tutto questo è l'esatto contrario del "vampiro romantico" alla Stoker o alla Meyer. Tutto questo ci porta a contatto con l'abiezione degli esseri umani, non dei "vampiri", che di questa abiezione (per di più pia e religiosa) sono stati vittime.

Ultimi Vampiri – Extended version, è un passaggio vampirico attraverso le epoche, in nove racconti distinti. L’antologia venne in origine pubblicata da Feltrinelli nel 1987; la Gargoyle è riveduta e integrata con un racconto (Consunzione) e soprattutto un romanzo breve intitolato Summer of Love, dall’intrigante ambientazione…

Conosco bene San Francisco, città in cui è ambientato Summer of Love, non solo per i miei trascorsi hippie (da ragazzo facevo parte della redazione della rivista underground Re Nudo che riceveva regolarmente i giornali studenteschi californiani, i fumetti, le testimonianza vissute dal mondo della "controcultura"), ma anche perché mia figlia Diana vive da parecchi anni a San Francisco e grazie a lei ho potuto conoscerla più a fondo. In occasione dell'uscita della riedizione di Ultimi Vampiri, abbiamo anche realizzato insieme un documentario sui luoghi del racconto e sulle radici delle leggende vampiriche locali, che si può vedere online sul sito della Gargoyle books. Non bisogna dimenticare che le due principali scrittrici americane di storie di vampiri (Anne Rice e Chelsea Quinn Yarbro) pur senza conoscersi personalmente, hanno abitato per molti anni a distanza di un paio di isolati, a Berkeley. Dunque la nuova narrativa vampirica è nata nell'area di San Francisco. Un motivo ci sarà…