Una grande esplosione è l'incipit di Bitch Slap. Fumo, sangue. Cosa ha portato a questo punto?

Trixie, Hel e Camero sono tre giovani e procaci fanciulle che percorrono una strada deserta su una potente auto alla ricerca di un "tesoro", ossia un malloppo. Nel portabagagli un uomo in fin di vita. Attraverso vari flashback, il film ricostruisce la vicenda che ha portato le tre donne all'esplosione finale, e scopriremo il mistero del loro avversario.

Nel mezzo agli spettatori non viene risparmiata alcuna forma di exploitation, ossia di esasperata esagerazione delle situazioni, di forme estreme di sesso soft core e di violenza, anche con una toccata e fuga nel genere fantastico/horror/demoniaco. Ben centosei minuti di armi dalle dimensioni esagerate, macchine veloci e rombanti, combattimenti nel fango, wet shirt competition, duelli con arti marziali, sesso etero e lesbo.

I produttori Eric GruendemannRick Jacobson (quest'ultimo anche regista del film) hanno sicuramente studiato tutti i loro predecessori, da Russ Meyer a Quentin Tarantino, ai Kung-Fu movie alla Blackexploitation, deviando però per Christopher Nolan, il cui Memento è citato nella struttura narrativa.

Insomma durante tutti i 106 minuti passa tutto e il contrario di tutto, e se talvolta si ride o si sorride riconoscendo le citazioni, dopo un po' il gioco continua a stancare.

Al film non manca ironia e autoironia, ma non poi tanta. Insomma ai realizzatori piace fare vedere quanto sono bravi, competenti della materia e quanto sanno maneggiare il mezzo tecnico.

Insomma è proprio questa la sensazione più irritante. Siamo davanti a gente che sa fare le cose per bene, che ci prende in giro con consapevolezza, sfruttando quella rivalutazione del trash da parte di certa critica "alla moda".

No. La spazzatura rimane tale anche se ben confezionata.  Se in precedenza registi di talento hanno comunque realizzato dei film di serie B ma sono riusciti a inserire dei momenti geniali all'interno delle loro opere, non è questo il caso.

All'operazione manca autenticità e spontaneità. Non è vera serie B, ma la sua plasticosa ricostruzione a tavolino. Siamo davanti a un Colosseo ricostruito con cemento e plastica, in stile Las Vegas. Che tristezza.

Consiglio di riscoprire i modelli originali. Bava, Fulci, Meyer, Tessari sono i primi che mi vengono in mente. Molti film sono agghiaccianti, con dialoghi e situazioni agghiaccianti, ma erano veri, e come dicevo prima, in mezzo alla devastazione, alcuni momenti erano di puro genio, perché a molti di quei registi quello che mancava non era il talento, ma i soldi e il tempo per lavorare al meglio.

Beninteso, se la parte maschile del pubblico è disposta a spegnere il neurone provato dal caldo estivo, forse può trovare in questo film qualche momento di svago, soprattutto per la procacità delle protagoniste. Ma francamente mi sembra un po' poco.  Non bastano neanche le presenze di Kevin Sorbo e Lucy Lawless a risollevare il film, anzi.

Consiglio di aspettare un passaggio televisivo o l'home video, e anche in quel caso me la penserei bene, il tempo ha un valore, non solo il denaro.