I cieli di Escaflowne
I cieli di Escaflowne

In un tale appiattimento del panorama dei manga che si ispirano al fantasy occidentale, a salvare il genere ci hanno pensato le contaminazioni.

I “robottoni”, protagonisti di alcuni dei fumetti e dei cartoni animati di maggiore successo che hanno riempito l’infanzia di tanti giovani, fanno la propria comparsa anche in un titolo prevalentemente fantasy come Tenkū no Esukafurōne  (in it. I Cieli di Escaflowne del 1994) di Shoji Kawamori, nonché nel finale del già citato “Magic Knight Rayearth” delle CLAMP. Nonostante i giapponesi abbiano coniato il termine di tecno-fantasy per titoli di questo genere, almeno nei due manga citati la presenta di esoscheletri da combattimento non è tale da snaturare completamente il genere e farlo divenire altro. Questo perché, oltre a non prevedere l’elettricità per funzionare, spesso sono considerati alla stregua di creature viventi; vengono gestiti, quindi, più come un espediente narrativo (come una sorta di armatura migliore o magica), che come un fine.

.achk
.achk

Curioso esempio di quello che potremmo quasi definire come meta-fumetto, meta-videogioco o meta-anime (a seconda del caso) e uno dei più interessanti mix di generi, nonché di media che veicolano la storia, è sicuramente .hack (conosciuto dai più anche con il titolo più famoso della serie, cioè .hack//SIGN) sviluppato da Bandai a partire dal 2002. Si tratta di un vero e proprio progetto multimediale che vede una singola storia proseguire, di volta in volta, attraverso diversi media. Iniziato con due videogiochi, si è poi declinato in forma di anime, manga, altri videogiochi, film e romanzi. Ciascuno di questi non era un adattamento a un media diverso della stessa storia, ma un capitolo successivo di un’unica vicenda. Per avere il quadro completo e seguire la storia dall’inizio alla fine, quindi, sarebbe necessario saltare da un media all’altro: giocare un videogame, poi vedere una serie tv, poi leggere un manga, etc. A grandi linee la vicenda vede, in un futuro non molto lontano (che, anzi, inizialmente era il 2005), alcuni giocatori a un MMORPG cadere in coma mentre sono connessi alla rete. Si seguono, quindi, i personaggi muoversi all’interno di un videogioco d’ambientazione fantasy: chi per ritrovare la coscienza dei propri amici caduti in coma (convinti che siano ancora nella rete), chi per cercare una via d’uscita da quella realtà virtuale e potersi risvegliare. La trama di .hack, dunque, crea un interessante sincretismo tra la vicenda narrata, il media utilizzato per fruirla e i meccanismi che regolano l’una e l’altro.

Fullmetal Alchemist
Fullmetal Alchemist

Sempre restando nell’ambito delle contaminazioni, esempi tra i più importanti e interessanti sono due titoli come Fullmetal Alchemist di Hiromu Arakawa del 2001 e Lindbergh di Ahn Dongshik del 2009. Il primo è stato protagonista di un successo che ha travalicato i confini nipponici ed è approdato fin da noi. Il manga, oltre a un buon numero di gadget di contorno (che non posson mai mancare), ha avuto ben 2 adattamenti anime, il primo che si discostava progressivamente dal fumetto, al tempo non ancora concluso, il secondo fedele alla versione cartacea, più diversi film autoconclusivi. Il motivo del successo è sicuramente da ricercare in una serie di personaggi accattivanti, che fanno subito breccia nelle simpatie del lettore, ma anche in personalità approfondite e non scontate, una sceneggiatura solida, mai banale e spesso con risvolti maturi e drammatici (nonostante sia uno shonen), oltre che un crescendo continuo fino al finale, per una volta del tutto all’altezza delle aspettative.

Oltre a tutto questo anche l’ambientazione è azzeccata: l’alchimia (ingrediente principale della vicenda e attorno a cui ruota tutto quanto) si mescola con qualche piccolo elemento al limite dello steampunk, un po’ di horror e piccole dosi di altri generi. Si tratta, quindi, di uno di quei rari casi in cui successo e qualità vanno di pari passo.

Lindbergh
Lindbergh

Lindbergh, invece, è un titolo relativamente nuovo e che potremmo quasi definire appena nato, avendo solo 3 anni e 5 tankobon all’attivo, ma dalle grandi potenzialità. In questa occasione il nome del primo pilota a compiere la traversata dell’oceano atlantico non è usato a caso. Tema principale del fumetto, infatti, è il volo, anche se declinato in una ambientazione decisamente fantastica, con una terra in cui è vietato volare, pena la morte. Tra elementi che sembrano richiamare direttamente il periodo dei primi esperimenti dei fratelli Wright ed altri più classicamente fantasy, Lindbergh colpisce per la commistione di generi e la forza dei personaggi, tanto da renderlo una lettura sicuramente consigliata.

Giunti ai giorni nostri in questo excursus attraverso il tempo e i titoli che hanno segnato maggiormente i manga di genere fantasy “all’occidentale”, arriviamo anche al termine di questa seconda puntata della nostra rubrica.

Vi aspettiamo numerosi per la prossima, dove parleremo dei manga fantasy che prendono, invece, spunto dalle tradizioni e dalle culture orientali.

(2 – continua)