Dopo lunga attesa è finalmente arrivato nei cinema italiani Lo Hobbit: un viaggio inaspettato, primo film della trilogia diretta da Peter Jackson e tratto dal libro Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien.

Contrariamente a Il Signore degli Anelli, il libro dello Hobbit è un volume abbastanza smilzo (nell'originale inglese ancora più che nella traduzione italiana) e racconta una storia sicuramente non altrettanto articolata e profonda ma relativamente semplice e chiaramente rivolta a un pubblico infantile. Chi ha familiarità con il romanzo ricorderà che racconta la storia dell'avventurosa spedizione a cui prendono parte lo hobbit Bilbo Baggins, interpretato da Martin Freeman (Sherlock, Guida Galattica per autostoppisti), 13 nani e il mago Gandalf alla ricerca del tesoro del drago Smaug.

La domanda che molti si pongono è: un libro del genere ha materiale sufficiente per sostenere tre film? Considerando anche che il primo film, della durata di ben 166 minuti, racconta solo i primi sei capitoli del romanzo, la preoccupazione è legittima. Lo stesso Tolkien si è dichiarato pentito di certe scelte stilitiche: "In realtà [Lo Hobbit, n.d.r.] era stato concepito, purtroppo, come storia per bambini, e dato che all’epoca non avevo molto buonsenso e i miei figli non erano abbastanza grandi per correggermi, contiene alcuni sciocchi manierismi presi senza riflettere dal tipo di roba che mi era stata presentata da piccolo […]. Me ne rammarico profondamente.

(Dall'epistolario di J.R.R. Tolkien, La Realtà in Trasparenza, ed. Bompiani, n.d.r.)

Peter Jackson è stato ampiamente criticato per aver realizzato una trilogia che, secondo la maggior parte degli scettici, è nata da ragioni puramente commerciali, ma il regista ha risposto con decisione alle critiche: "Il libro ha un ritmo sostenuto e rapido, tanto che eventi piuttosto importanti non occupano più di 2-3 pagine," ha dichiarato Jackson durante un'intervista. "Sono tutte scene che abbiamo potuto espandere. Inoltre volevamo sviluppare maggiormente alcuni personaggi e adattare le appendici de Il Signore degli Anelli, un centinaio circa di pagine che raccontano eventi che si svolgono in gran parte attorno all'epoca de Lo Hobbit. Volevamo ingrandire il mondo de Lo Hobbit così come ha fatto Tolkien stesso, e l'insieme di tutti gli elementi che ho citato ci hanno dato il modo per farlo."

Lo Hobbit: da sinistra Peter Jackson, Richard Armitage, Martin Freeman, Elijah Wood e Andy Serkis
Lo Hobbit: da sinistra Peter Jackson, Richard Armitage, Martin Freeman, Elijah Wood e Andy Serkis
Tra i maggiori sostenitori di Jackson c'è Sir Ian McKellen (Gandalf), da sempre un grande ammiratore del lavoro fatto dal regista neozelandese sulle opere di Tolkien: "Chiunque creda che Peter Jackson ceda a ragioni di mercato esterne invece che seguire la propria integrità artistica non conosce né l'uomo né l'insieme del suo lavoro" ha dichiarato McKellen con grande semplicità.

Anche secondo Philippa Boyens, co-sceneggiatrice di entrambe le trilogie, le appendici de Il Signore degli Anelli offrono molto materiale per lo Hobbit: "Se non avessimo fatto Il Signore degli Anelli sarebbe diverso, ma lo abbiamo fatto, quindi sappiamo dove si trovava Gandalf in ogni dato momento, e sappiamo come colmare i buchi narrativi. E' grazie al fatto che Tolkien ha continuato a scrivere che abbiamo potuto espandere e completare questa mitologia".

E' particolarmente interessante l'opinione di Richard Armitage (Thorin): "[Questa storia] richiede tre film, perché ognuno di essi è pieno di sfumature, diversi livelli di lettura e di dettagli. Prendete i personaggi dei nani, per esempio: nel libro di Tolkien sono appena accennati, un gruppo piuttosto amorfo nella sua interezza, ma in questa versione ogni nano è sviluppato singolarmente. Nel corso del loro viaggio imparerete a conoscerli, vi preoccuperete per loro". E ancora: "Amo il fatto che, grazie a questi film, Lo Hobbit non sia un universo separato ma parte di qualcosa di più grande. E' come avete visto nella prima trilogia: i temi più grandi si intrecciano allo sviluppo e alla storia personale dei singoli personaggi che a loro volta giocano ognuno il proprio ruolo nel grande quadro generale. Guardando a posteriori, condensare tutto questo in soli due film sembra quasi impossibile".