La copertina dell'edizione rilegata di A Game of Thrones pubblicata nel 2002 da Bantam
La copertina dell'edizione rilegata di A Game of Thrones pubblicata nel 2002 da Bantam

A volte, semplicemente, si perde il senso di quanto viene detto. Se tutti ricordano che fra ser Alliser Thorne e Jon c'è un odio profondo, forse non tutti ricordano da dove quest'odio ha avuto origine, o non ne hanno capito la ragione. Quando finalmente Jon accetta il suo posto nel Guardiani della notte decide di aiutare nell'addestramento i futuri confratelli. Thorne, che vuole sfogare su tutti la sua frustrazione, prova a deriderlo ma la cosa gli si ritorce contro: “«Troverai più facile insegnare a un lupo a fare le capriole che addestrare questi buoi.»

«Accetto la scommessa, ser Alliser» ribatté Jon. «Mi piacerebbe proprio vedere Spettro fare le capriole»” (77). Quale scommessa? Se Jon deve sia insegnare la scherma alle altre reclute che a far fare le capriole a Spettro gli basterebbe insegnare un paio di cose ai ragazzi e non fare nulla con Spettro per far avverare le parole di Thorne. In inglese però la frase suona davvero come una scommessa, visto che ser Alliser afferma che lui farebbe meno fatica ad addestrare un lupo di quanta ne potrebbe fare Jon ad addestrare gli altri ragazzi (78).

Nemmeno troppe pagine dopo c'è un'altra modifica incomprensibile e ingiustificabile. Ned vorrebbe fare giustizia per il mancato omicidio di suo figlio Bran e pensa di usare l'arma dell'assassino come prova. Ditocorto però lo blocca spiegandogli che Tyrion negherebbe ogni accusa affermando di aver perso la daga. “«E con quella sua testa matta, chi oserà dubitarne?»” conclude (79). Ma nessuno, in nessun altro punto della saga, ha mai pensato che Tyrion potesse avere una testa matta, e non si vede come la sua personalità potrebbe essere una prova della sua innocenza. Il problema, quello vero, è che Ned non ha le prove che il colpevole sia proprio Tyrion, ed è la mancanza di prove, nello specifico di testimoni, quello che fa notare Ditocorto. Non essendoci testimoni, nessuno può provare che Tyrion sia un bugiardo (80), altro che testa matta!

Il duello fra Robert Baratheon e Rhaegar Targaryen in un'illustrazione di Michael Komarck
Il duello fra Robert Baratheon e Rhaegar Targaryen in un'illustrazione di Michael Komarck

Una caratteristica della traduzione italiana è quella di essere più sanguigna. Mentre noi leggiamo che Ned ha “decapitato” (81) ser Arthur Dayne in combattimento Martin si era limitato a una più semplice uccisione con il verbo “slain” (82).

In compenso Martin è sempre più diretto e personale di quanto non sia Altieri, e fa ammettere ai personaggi le proprie responsabilità e i propri coinvolgimenti in ciò che fanno. Quando Jaime Lannister butta Bran giù dalla torre non dice “«Amore, amore» […] «Quali atti si compiono in tuo nome…»” (83) ma “The things I do for love” (84), le cose che io faccio per amore, sottolineando il suo coinvolgimento diretto e facendo anche nascere il sospetto che abbia fatto altre cose innominabili per amore.

Un po' quello che era avvenuto alcuni capitoli prima, quando Viserys aveva venduto sua sorella Daenerys a kahl Drogo nella speranza di riconquistare il trono che era stato di suo padre. In quel caso non le aveva detto che “Se il suo intero khalasar vorrà fotterti, tu ti farai fottere, dolce sorella” (85), ma che “I’d let his whole khalasar fuck you if need bee, sweet sister” (86) sottolineando come la volontà di lei non contasse nulla perché ogni autorità spettava a lui.

La cosa si ripete anche altrove, e in una scena è particolarmente grave. Ripensando alla sua perduta Lyanna Robert è ancora pieno di furore nei confronti di Rhaegar Targaryen, l'uomo che l'avrebbe rapita e stuprata ripetutamente. Odia i Targaryen e non esita a dichiarare “«Li ucciderò Stark, tutti. Scompariranno dalla faccia della terra come i loro draghi e io piscerò sulle loro tombe»” (87). In realtà nella sua furia Robert è molto più personale e diretto contro i membri della precedente dinastia regnante quando afferma “I will kill every Targaryen I can get my hands on, until they are as dead as their dragons, and then I will piss on their graves” (88). Lui vuole uccidere tutti i Targaryen su cui è in grado di mettere le mani, specificando chiaramente il cognome. Non è solo il desiderio di donare stabilità al suo trono, che potrebbe essere contestato dall'antica dinastia, ma più chiaramente un odio personale nei confronti di Rhaegar e di tutta la sua famiglia. Con un sentimento ancora così forte è normale che Ned preferisca mantenere il segreto sulle vere origini di Jon Snow, mai spiegate chiaramente da Martin ma comunque evidenti grazie all'altissimo numero di indizi presenti nei romanzi. Jon è figlio dell'amore fra Rhaegar e Lyanna, ma se Robert venisse a conoscere la verità vedrebbe nel ragazzo non il figlio della donna che amava ma quello dell'uomo che glie l'aveva portata via e lo farebbe uccidere. Ned mente per proteggere Jon, e tradurre le parole forti di Robert con altre più tenui fa perdere il senso di pericolo che ancora circonda la verità. Una verità che Altieri sembra aver fatto del suo meglio per tenere nascosta, visto che quando Ned pensa al ritrovamento dei meta-lupi gli mette nella mente un “suo figlio Jon Snow” (89) che non ha corrispondenti nella versione originale, dove compare un semplice “Jon” (90).

Una modifica apparentemente banale, che cambia però il senso di tutta una storia. La frase di Eddard è presa da un flusso di coscienza, una di quelle cose che il personaggio pensa solo per sé, senza sognarsi minimamente di dirla ad alta voce. In casi come questi è impossibile mentire a meno di incorrere nell'autosuggestione. I lettori italiani potrebbero erroneamente essere indotti a credere che Ned è davvero il padre di Jon a causa di un'arbitraria aggiunta del traduttore. E questa non è l'unica grave aggiunta che è possibile trovare in questa saga.