La valle di Osrung non fa parte del nostro mondo solo perché le nostre conoscenze geografiche ci assicurano che non esiste, così come la nostra storia non ricorda nessuna battaglia come quella di The Heroes. Eppure tutto ha una tale sensazione di autenticità che questi fatti potrebbero essere veri, e se dimentichiamo i dettagli di nomi e località quanto leggiamo è vero. I dubbi, la sofferenza, i tentativi di sopravvivere e di volgere la situazione al meglio, i piani e la loro applicazione, riuscita o fallita, la paura, la fatica, le mutilazioni, la morte, la descrizione anche di elementi spiacevoli come gli escrementi, sono tutte cose reali, che persone reali hanno provato nel corso delle innumerevoli battaglie combattute lungo la storia del nostro pianeta. Il quadro d'insieme è una finzione, ma ogni singola scena può essere stata vissuta da persone reali che in momenti diversi hanno calcato il suolo della Terra.

The Heroes è un fantasy che potrebbe essere un romanzo storico. Lo sguardo è basso, a livello del suolo e di chi lotta per portare a casa la pelle in qualunque modo, anche se non tutte le opere di Abercrombie hanno una focalizzazione così ristretta. Morgan ha lo stesso sguardo ma mantiene un mondo più vasto, nel quale gli elementi fantasy hanno la loro importanza. La crudezza è anche una delle caratteristiche fondamentali del Principe dei fulmini di Mark Lawrence, romanzo ambientato in un mondo chiaramente fantasy. Tutte opere pubblicate fra il 2008 e il 2011, quando ormai Martin e le sue Cronache avevano già raggiunto una fama notevole, in seguito enormemente accentuata dalla serie televisiva.

Conclusioni

Per molto tempo la fantasy post-tolkieniana ha dovuto fare i conti con l'eredità del professore di Oxford. A volte ne ha ripreso gli spunti per creare qualcosa di nuovo, più spesso, negli autori meno dotati, si è fermata alla semplice imitazione. Ora c'è un nuovo modello che parla di realismo e di dettagli tutt'altro che affascinanti, un modello che sposta i confini di un genere fino a poco tempo fa ritenuto semplicemente non realistico. Potrà non piacere a tutti, e certamente non è adatto a tutti gli autori. La maggior parte di loro sta giustamente continuando a scrivere come ha sempre fatto, rimanendo fedele alla propria visione, ma i romanzi di Martin hanno fatto vedere che esiste anche un'altra possibilità, e diversi scrittori hanno già iniziato a esplorarla. La fantasy può essere anche più realistica di un'opera storica se, come nei casi di Morgan o Abercrombie, chi se ne occupa ha davvero qualcosa da dire e utilizza gli strumenti che ha a disposizione per mostrare ai lettori la propria visione. Che piacciano o meno, storie di questo tipo distruggono il pregiudizio comune che queste siano solo “favolette per bambini”.

Note

1) Edited by John Clute and John Grant, The Encyclopedia of Fantasy, 1999, Orbit, London, pagg. 337-340.

2) La maggior parte delle opere fantasy si svolge in un altro mondo o, per usare la definizione di Tolkien, in un mondo secondario, ma questo non è necessariamente vero per tutte. Gli urban fantasy sono ambientati nella nostra realtà, dalla quale si discostano solo per alcuni particolari elementi. Se negli ultimi anni questo particolare sottogenere è particolarmente fiorente, le sue radici affondano nel passato. Un esempio famosissimo è Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde.

3) Robert Jordan, The Eye of the World, 1990, trad.it. L'occhio del mondo, Fanucci, Roma, 2002, pag. 21.

4) Bruno Bettelheim, The Uses of Enchantment. The Meaning and Importance of Fairy Tales, Alfred A. Knopf, New York, 1976, trad.it. Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, Feltrinelli, Milano, 2006, pag. 63.

5) Bettelheim, op.cit., pag. 11.

6) Guy Gavriel Kay, Home and Away, testo di una conferenza tenutasi a Toronto ora disponibile sul sito autorizzato dello scrittore: http://www.brightweavings.com/ggkswords/globe.htm.

7) Intervista condotta da Alex von Thorn alla World Fantasy Con di Montreal tenutasi nel novembre 2001 e pubblicata sul sito autorizzato dell’autore: www.brightweavings.com/ggkswords/voyageur.htm.

8) Un residuo della consuetudine fiabesca di ambientare le storie se non in un altro tempo almeno in un altro luogo si trova nell'inizio di tanti romanzi con uno o più personaggi che dal loro mondo devono entrare in quello in cui poi vivranno la loro avventura. Come ha notato Emanuele Manco in Vero e verosimile, una riflessione in Effemme numero 4, autunno 2011, pag. 123 “Se in C.S. Lewis si entra a Narnia mediante un armadio o un dipinto, se Alice attraversa uno specchio tra il mondo reale e il mondo secondario, Tolkien avvolge i suoi protagonisti, e quindi i lettori, nella sua costruzione, con un mondo secondario pieno di dettagli coerenti, in modo che non venga percepito in modo mediato dal fruitore, ma in modo diretto”.

9) Questa e le due citazioni successive provengono da Terry Brooks nel volume a cura di Patty Perret The Faces of Fantasy, Tor Book, New York, 1996, pag. 212.

10) Ho già parlato delle tracce del nostro mondo presenti nella Spada di Shannara e del collegamento fra due saghe che in origine erano diverse in Da Shannara al Demone e ritorno, articolo apparso su Effemme numero 2, inverno 2010, pagg. 10-15.

11) http://www.fantasymagazine.it/interviste/14807/intervista-con-steven-erikson/

12) Per la possibilità che Randland sia la nostra terra in un lontanissimo futuro si veda il mio Un solo mondo, mondi diversi per Robert Jordan apparso su Effemme numero 6, autunno 2012, pagg. 97-104.

13) Le affermazioni di Jordan provengono dai messaggi del del 19 dicembre 2005 e del 20 gennaio 2006 apparsi sul suo blog (http://www.dragonmount.com/forums/blog/4-robert-jordans-blog/). Ne ho già parlato in 27 gennaio, il Giorno della Memoria pubblicato su FantasyMagazine il 27 gennaio 2010 (http://www.fantasymagazine.it/approfondimenti/11701/1/27-gennaio-il-giorno-della-memoria/), articolo dal quale ho ripreso i paragrafi virgolettati.

14) Da una presentazione dell'autore svoltasi a Milano il 7 maggio 2004.

15) Sono molte le interviste nelle quali Martin ha toccato l'argomento. Mi limito a segnalare quella condotta nel gennaio del 2001 da Linda Richards per January Magazine (http://www.januarymagazine.com/profiles/grrmartin.html) e quella di John Hodgman del 19 settembre 2011 per Maximum Fun (http://www.maximumfun.org/sound-young-america/george-r-r-martin-author-song-ice-and-fire-series-interview-sound-young-america).

16) The Real Fantastic Stuff, an essay by Richard K. Morgan, articolo pubblicato il 18 febbraio 2009 su Suvudu: http://suvudu.com/2009/02/the-real-fantastic-stuff-an-essay-by-richard-k-morgan.html.