La copertina della versione ebook di Lord of Chaos di Robert Jordan
La copertina della versione ebook di Lord of Chaos di Robert Jordan

James Rigney era artigliere su un elicottero. In un’occasione l’elicottero su cui si trovava è stato abbattuto ma, nonostante una camminata di 40 chilometri nella giungla, tutti coloro che erano a bordo sono riusciti a tornare alla base sani e salvi (10). In un’altra occasione (11) è riuscito a colpire un’RPG (granata a propulsione) solo qualche istante prima che questa colpisse l’elicottero su cui si trovava lui. Il razzo era così vicino che i suoi frammenti hanno effettivamente colpito l’elicottero.

Robert Jordan ha spiegato di essere riuscito a centrare il bersaglio – piccolo e dal movimento molto rapido – grazie a una combinazione di abilità e fortuna. Quando il colpo nemico è partito lui stava guardando nella direzione giusta e la sua arma era quasi perfettamente puntata, perciò ha dovuto fare solo un piccolo movimento del polso per aggiustare il tiro. Secondo ogni logica lui e gli altri membri dell’equipaggio avrebbero dovuto morire, ma quando da un lato c’è la morte certa e dall’altro una sola possibilità di sopravvivere contro qualche milione di possibilità negative, l’unica cosa che una persona può fare è fare un tentativo. Lui lo ha fatto e si è guadagnato il soprannome di Ganesh, dal nome del dio dalla testa di elefante della religione induista noto come colui che rimuove gli ostacoli. Fra gli altri significati legati a Ganesh ci sono anche quelli di autorità, saggezza e di porsi come protettore della volontà e dell’intimità delle donne. Tutti significati in qualche modo associabili anche a James Rigney, anche se forse i suoi commilitoni si erano limitati al primo aspetto.

Non è stata, però, solo questione di fortuna o del desiderio di non arrendersi fino all’ultimo istante. Rigney ha fatto quel che ha fatto, ha visto la granata e l’ha colpita, perché era in Zona. Quando si è in Zona è semplicemente impossibile fare errori, come un atleta che compie un gesto perfetto. Non sempre è possibile essere in Zona, ma quando lo si è tutto è perfetto. La vista migliora. I movimenti si accelerano. È come se tutto ciò che c’è intorno rallentasse, donando alla persona in Zona il tempo necessario per fare ciò che desidera.

La copertina della versione ebook di The Shadow Rising di Robert Jordan
La copertina della versione ebook di The Shadow Rising di Robert Jordan

Quando vediamo Rand cercare il Vuoto, sentiamo Lanfear parlare dell’Unicità o ammiriamo Lan compiere movimenti perfetti, dietro di loro non c’è solo la filosofia Zen che Jordan ben conosceva. C’è anche la sua diretta esperienza. “«Ci si arrende solo dopo la morte»” (12) spiega Lan in Nuova primavera. James Rigney ha percorso 40 chilometri di giungla infestata dai Viet Cong e ha distrutto un razzo che stava per ucciderlo perché non si è arreso. Quando i personaggi di Robert Jordan rifiutano di arrendersi, alle spalle dello scrittore c’è un uomo che ha provato sulla propria pelle cosa significhi non arrendersi. E se a volte Mat ha una fortuna sfacciata, è bene ricordare che anche gli eventi più improbabili si possono verificare.

Come ha affermato David Drake (13) Jordan scriveva di cose che conosceva perché le aveva vissute.

A volte la sua conoscenza era legata a oggetti materiali come le armi. Robert possedeva centinaia di armi. Spade, lance, pugnali, asce… tutti oggetti che aveva davvero impugnato e con i quali aveva provato dei colpi a vuoto per cercare di capire cosa significhi davvero impugnare quelle armi in battaglia (14). Le armi della Ruota del Tempo sono reali, come reale è il modo in cui sono utilizzate. O, cambiando completamente argomento, era anche un esperto di danza. Se in L’Ascesa dell’Ombra Faile decanta la sa’sara, sminuendo al confronto la tiganza che in L’Occhio del Mondo aveva avuto un effetto molto forte su Perrin, è perché James Rigney ha anche scritto recensioni di danza e teatro con il nome di Chang Lung.

Quello di Ganesh, però, non è stato l’unico soprannome guadagnato dal giovane Rigney. Basandosi sulla sua freddezza in combattimento un commilitone lo aveva soprannominato The Iceman, ispirandosi all’opera di Eugene O’Neill Arriva l’uomo del ghiaccio. E Icemen altri non è che la morte.

Come ha spiegato lo scrittore molti anni dopo, per sopravvivere si era dovuto abituare a sparare nel momento in cui percepiva un movimento e a non pensare ai suoi avversari come a delle persone (15). Per molto tempo ha conservato una foto che lo ritraeva come un giovane soldato seduto su un ceppo impegnato a mangiare la sua dose di razione C (16). Giusto alle sue spalle c’erano i cadaveri di tre soltati dell’Esercito Popolare Vietnamita. Il giovane non si era seduto lì a causa dei corpi, non era neppure stato lui a uccidere quegli uomini. Aveva scelto quel posto perché era il più comodo, e i cadaveri non lo infastidivano. Erano solo un elemento del paesaggio. Il soldato aveva incrociato lo sguardo del fotografo, e bastava un semplice sguardo per far dire a chiunque che non lo avrebbe mai invitato a casa per fargli conoscere la sua famiglia. Nessuno avrebbe voluto averlo vicino perché era freddo, freddo, freddo. Quello era una persona capace di uscire viva dal Vietnam, ma che non avrebbe mai potuto sopravvivere in un contesto civile. Prima tornare a casa James ha ucciso quel bastardo e lo ha sotterrato a faccia in giù dalle parti di Saigon scegliendo di riportare indietro solo Ganesh, il Rimuovitore di ostacoli.