Diventa molto più facile, allora, capire tutto il percorso compiuto da Rand. Il suo indurirsi, il non lasciarsi toccare dalle emozioni, la volontà di vedere nelle persone solo delle armi. In un’occasione (17) ho personalmente chiesto a Jordan se i suoi personaggi non avessero la vita troppo facile visto che fino al punto in cui ero arrivata io non era ancora morto nessuno di importante. Lui ha risposto spiegandomi che non riteneva fosse necessario uccidere un certo numero di personaggi a libro per avere una storia drammatica. Mi ha anche chiesto se secondo me i suoi personaggi fossero felici, e se fossero soddisfatti della direzione presa dalla loro vita.

Il cammino affrontato dai suoi protagonisti, di alcuni in particolare, è per molti versi simile a quello affrontato da lui stesso molti anni prima nel Vietnam, e per tantissime pagine non c’è modo di sapere se riusciranno a seppellire la parte più oscura di loro per tornare a vedere la bellezza della vita. In Presagi di tempesta in particolare uno di loro presenta chiaramente un disturbo post traumatico da stress simile a quello che ha afflitto molti veterani del Vietnam (18). Quanto al confronto finale in Memoria di luce, anche se le parole sono state messe su carta principalmente da Brandon Sanderson, le idee sviluppate da Jordan sono grandiose e portano a un compimento perfetto tutto quanto narrato nei volumi precedenti.

Ci sono dettagli sviluppati poco rispetto a quanto il lettore si sarebbe potuto aspettare, cose che Sanderson non poteva sapere, ma Memoria di luce dona un senso di circolarità e di compimento perfetto. Al di là di tutte le piccole imperfezioni la storia si erge nella sua monumentalità per diventare qualcosa di più di una semplice serie di avventure, se mai lo era stata. E a volte ci sono cose peggiori della morte.

Lui l’ha vista in faccia, l’ha affrontata ripetutamente, in guerra e nella sua vita di scrittore. La morte, ha scritto, è una fine naturale e inevitabile, e lui è stato capace di venire a patti con la sua mortalità (19).

Nello Shienar, una delle Marche di Confine che hanno costantemente problemi con trolloc e altre creature dell’Ombra, un detto molto comune è “La morte è più leggera di una piuma, il dovere più pesante di una montagna” (20). Per quanto la morte possa essere drammatica, esistono sono cose ben peggiori, davanti alle quali non ci si può tirare indietro anche se per le proprie decisioni si rischia di pagare un prezzo molto alto.

E che bisogna combattere fino all’ultimo respiro è ribadito ripetutamente dagli Aiel, con il loro giuramento di combattere l’Ombra fino alla scomparsa di ombra e acqua, fino all’ultimo respiro durante l’ultimo giorno (21).

James Rigney non ha mai posto il suo nome su un libro. In tutta la sua carriera ha usato pseudonimi, Reagan O’Neill per i romanzi storici, Jackson O’Reilly per i western, Chang Lung per la critica teatrale e di danza, Robert Jordan per i fantasy e ha persino scritto un thriller noto a livello internazionale come ghost writer (22). La sua idea era di usare nomi diversi per generi diversi, in modo da aiutare i lettori a capire immediatamente che tipo di opera avevano di fronte. Il suo nome lo aveva tenuto per i romanzi contemporanei ambientati in Vietnam, ma non ha mai scritto un libro di quel tipo. E, passati alcuni anni, eventuali romanzi non sarebbero più stati contemporanei ma storici, e lui non riteneva che ai lettori potessero interessare (23). Ma la scrittura di opere di fantasy non gli ha impedito di scrivere di temi importanti, anzi gli ha donato maggiore libertà.

Nella narrativa mainstream il confine fra giusto e sbagliato è divenuto sfuocato e bene e male sono presentati come due facce della stessa moneta, specchio di una realtà in cui il politicamente corretto impone di assegnare lo stesso valore a ciascun punto di vista e al suo opposto.

Jordan ha scelto di rifiutare questo tipo di realismo per accostarsi a un genere nel quale è ancora possibile parlare di temi importanti e contrapporre il bene al male senza essere accusato di discriminare qualcuno o di essere troppo semplicistico. Lui credeva fortemente nella distinzione fra bene e male, anche se non sempre era facile distinguere le due cose (24). A volte i suoi personaggi prendono la decisione sbagliata, arrivando a compiere anche azioni terribili, proprio perché non è sempre facile capire quale sia la decisione giusta da prendere. Ma loro provano a prenderla, basandosi sulle informazioni spesso errate o incomplete che hanno a disposizione. Mentre il mondo reale mostra sempre più le infinite variazioni di grigio che lo contraddistingue, il suo mondo afferma che ciascuna scelta può essere difficile, che anche solo capire cosa è giusto può essere difficile, ma che vale la pena di fare lo sforzo, e che spesso – non sempre – se ci si prova con la dovuta convinzione è possibile ottenere il risultato sperato. E questo è il motivo per ciu i lettori amano il fantasy in generale e i suoi libri in particolare. Perché possono dire senza alcun dubbio che certe cose sono sbagliate, e che non si possono accettare se ci si vuole ancora definire uomini. Non per nulla Lan in una delle scene più epiche di Memoria di luce afferma “«Sono solo un uomo. […] È tutto ciò che sono sempre stato» (25).