La Storia non si fa con i se. Questo è un assunto che, nostro malgrado, dobbiamo accettare, ma c'è un'eccezione che si verifica solo se si hanno delle capacità che permettono di viaggiare nel tempo. 

Questa la scintilla che dà la stura al film. Domhnall Gleeson, bravo attore che ha debuttato in Six Shooter, premiato come miglior cortometraggio agli Oscar 2006, e che ricordiamo come Bill Weasley in Harry Potter e i Doni della Morte, è il protagonista del film Questione di tempo, e interpreta Tim, un timido ragazzo impacciato, che il giorno del ventunesimo compleanno riceve una notizia dal padre, interpretato dal bravissimo Bill Nighy, strabiliante: tutti gli uomini della famiglia possono tornare indietro nel tempo, modificando il passato e cambiare di conseguenza il presente. 

La gestione di questo potere e la convivenza con esso è il nocciolo della trama di questo film, la cui regia è di Richard Curtis, noto autore di successi come Mr. Bean, Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill e Il diario di Bridget Jones, e del divertente I love Radio Rock, in cui era presente Nighy.

L'idea iniziale da cui prende spunto Questione di tempo (About Time il titolo originale) è stata, a quanto racconta Curtis, una conversazione fra lui e un amico su una domanda che può sembrare sofistica, ma che spesso ci si pone: cosa farei se avessi solo 24 ore di vita? Da lì, attraverso le circonvoluzione cerebrali a cui ci si lascia andare quando si lascia la fantasia a briglia sciolta, si è arrivati ai viaggi nel tempo, che un po' richiamano a Ritorno al futuro, non tanto nella metodologia di trasporto, quanto nei mutamenti del passato che influiscono sul presente. Ma qui non ci sono doppi canali temporali. La vita è una sola e ogni cosa che avviene avrà delle conseguenze precise sull'oggi, quindi è bene stare molto attenti, pena la perdita di affetti e certezze che non li ritroveremmo più nel ritorno al presente.

L'obiettivo principale di Tim è trovare una ragazza, una compagna. Lui, goffo, maldestro, desidera mettere ordine nella sua vita, trovando un equilibrio e una quotidianità che raggiunge livelli di desiderabilità come fosse uno status symbol. E forse è proprio questo il messaggio che Richard Curtis vuole dare: una giornata normale, con la propria famiglia, in mezzo agli affetti, appaga più di stravaganze e follie. Per fortuna il film non cade mai nel melenso e nel retorico, cosa difficile, visto il tema, grazie alla bravura del cast sempre misurato e credibile che conduce lo spettatore a sospendere l'incredulità sin dall'inizio. Tenera ed efficace Rachel McAdams, che abbiamo visto in Sherlock Holmes di Guy Ritchie e in Midnight in Paris di Woody Allen. Qui la troviamo nei panni di Mary, fidanzata e moglie di Tim, tenera mamma, nonostante la giovane età, capace di gestire una famiglia e far fronte ai problemi della vita. Brava Lindsay Duncan, nel ruolo della madre, il cui mito di eleganza e di stile è la Regina (de gustibus). Bravissimo l'attore Richard Cordery, lo zio un po' svampito e strano, ma con un aplomb e delle mise che si intonano benissimo con la campagna inglese. Eccezionale Bill Nighy, che conferma la sua bravura e la sua capacità di suggestionare e commuovere senza mai cadere nel melodrammatico. 

Forse l'unica nota un po' eccessiva è il personaggio di Tom Hollander, interprete di Orgoglio e pregiudizio e Pirati dei Caraibi, che in Questione di tempo è uno sceneggiatore di successo, nevrotico, aggressivo e urticante, amico del padre di Tim, che ospita quest'ultimo durante il primo periodo del suo traferimento a Londra. Nonostante questo il film scorre piacevolmente, aiutato anche da location di una bellezza folgorante, come la casa dei genitori di Tim, in Cornovaglia, da una sceneggiatura funzionale, anche se a volte costringe a uno sforzo di fede nella coerenza degli eventi e da una regia pulita, senza punte eccelse, né cadute vertiginose, un prodotto più che gradevole per un momento di svago disimpegnato e sereno.