Sorella Melaya comparve al suo fianco, diafana e flessuosa come sempre: i veli lucidi che le ricoprivano il corpo smagrito si agitarono smossi da una corrente gelida; il suo volto grifagno era più scarno di quanto lui ricordasse, le guance scavate, il naso adunco e il mento appuntito. Gli occhi rossi e obliqui lo fissarono frementi.

“La battaglia è persa” disse secco Yberros.

Si tolse l’elmo dal cimiero appuntito, dal quale scendeva un lungo intreccio di crine albino, e mostrò il suo volto spettrale dalla pelle cerea; gli occhi fiammeggianti fendettero la foschia e vagarono nel vuoto.

Chiunque si sarebbe inchinato a quello sguardo. Chiunque tranne le Tre Sorelle.

Il pianto di Sorella Persea aumentò d’intensità, rimanendo una lamentosa avvisaglia della sua presenza, celata dalla foschia perenne della stanza.

“In che cosa avete sbagliato?” domandò severo il Generale. “Perché Aghors non risponde al vostro richiamo?”

“E tu in cosa hai sbagliato, Generale?” lo provocò Sorella Melaya.

“Le forze riunite dei Nove Regni erano superiori in numero e mezzi”.

“Questo non ci ha mai fermato in passato”.

“È oltre un secolo che cerchiamo di conquistare questo mondo”. Per un momento il piglio austero del Generale parve subire un fremito. “Questi nove arcipelaghi sono difficili da raggiungere e da conquistare. I Tèlleroan sono dispersi in centinaia d’isole. Fu facile prendere Isola Madre e sconfiggere i Tevlis, se ricordi”.

Sorella Melaya si mosse dietro al Generale, lambendo le ampie spalle in armatura con dita ossute e curiose. “Abbiamo impiegato anni per costruire navi, e altri anni ancora per ricostruirle dopo che loro le incendiavano. Abbiamo saccheggiato a fondo le risorse di queste sponde maledette e messo a fuoco i loro villaggi. Abbiamo portato un esercito di schiavi più grande di qualunque altro esercito avessimo mai utilizzato per conquistare mondi ben più complessi e meglio difesi. Dove sono le cento navi che dovevano tornare con le teste delle Nove Regine Bambine? Abbiamo visto solo i Tèlleroan sbarcare su quest’isola, eludendo le nostre barriere protettive come se non fossero mai esistite”.

“Le Vele Nere non hanno mai fatto ritorno” rispose il Generale stizzito da simili argomentazioni. “L’esercito rimasto sull’isola non era più in grado di fermare la marea Tèlleroan che si è riversata su di noi. Dove hanno preso tali forze? Perché più ne uccidiamo più loro sembrano aumentare di numero?”

“Il potere del loro dio è più grande di quanto pensassimo” rispose Melaya, “e le Nove Regine Bambine sono creature immortali e introvabili. Da loro nasce la forza dei Tèlleroan. Nelle ultime decadi l’evoluzione di questo popolo di barbari è stata esponenziale: i loro bambini crescono velocemente, in pochi anni diventano adulti e le loro donne partoriscono di continuo senza mai morire. In effetti, la fertilità delle donne Tèlleroan è sorprendente quasi quanto la crescita dei loro cuccioli”.

Il pianto nella stanza cessò un istante, per poi riprendere in maniera musicale con toni melanconici, simile al lamento di un canto funebre.

“Non è possibile farla smettere?” chiese Yberros, infastidito.

“Persea è giunta all’acme della sua follia. Le visioni che l’hanno tormentata lasciano segni indelebili su un intelletto così fragile”.

Melaya si appoggiò alla schiena del Generale, come una moglie che cerca conforto dal marito, sussurrando: “Un tempo sarebbero bastati i nostri Capitani a squarciare la resistenza di popoli barbari come i Tèlleroan”.

Yberros sentì il suo respiro e le dita che indagavano scendendo dalle spalle sino alla vita, consapevole di quanto lo desiderasse.

“Un tempo i miei Capitani non morivano senza motivo” ribatté.

Non spettava alle Tre Sorelle sindacare il suo operato. Aveva conquistato almeno cinque mondi nei suoi tre secoli di vita, ed Ekhelon era il suo personale fallimento. Era stato richiamato per rimediare dove il suo predecessore aveva fallito, ma la conformazione geografica era ostile e insidiosa, e non era riuscito a fare meglio. Anzi... il mare intorno agli arcipelaghi soffiava bizzoso e imprevedibile, e aveva perso sette flotte nei molteplici tentativi d’invasione. No, la risposta non era nelle tattiche militari: era evidente ormai che i Gr’ravyen avessero fatto qualcosa per far infuriare Aghors e lui voleva sapere cosa, perché all’inizio dell’invasione era stato tutto diverso. Appena giunti su Ekhelon, non avevano faticato a falcidiare le creature viventi con il Canto Ferale e, nonostante la crescita accelerata dei cuccioli Tèlleroan, non si erano mai posti altro problema che quando sarebbe terminata la conquista.

E così sarebbe di certo avvenuto se in un giorno nefasto non fossero spuntate dal nulla le Nove Regine Bambine, e se con la loro venuta i Tèlleroan non si fossero moltiplicati ancora di più, armandosi e divenendo guerrieri esperti, capaci, arrivando persino a brandire armi sacre in grado di resistere al Grido di Lame.