Quali sono le fonti della complessa cosmogonia del romanzo?

F: Come già accennato sopra, devo molto alla saga dei Guardiani della Notte. In generale, però, siamo entrambi appassionati di libri, film e fumetti dalle trame complicate e dai risvolti inaspettati. Un altro esempio è Watchmen che ho amato prima come film e poi come fumetto. Altre fonti di ispirazione sono autori come Evangelisti e Anno, con il suo immensamente grande Neon Genesis Evangelion. Non nascondo anche una certa simpatia per la filosofia antica, che mi ha ispirato sia per i nomi delle Vie che per alcune idee di fondo del complesso mondo degli Euritmi.

M: Molto, com’è forse ovvio, è nato da ciò che mi piace leggere (ne ho già parlato rispondendo a un’altra domanda, evito di ripetermi). Poi, ovviamente, ho integrato il tutto, consciamente o no, con i miei studi umanistici.

Quali invece quelli degli aspetti più “terreni”, specialmente del più delicato da trattare: la Mafia?

F: Sono cresciuto in una città in cui, fin da piccolo, l’odore di mafia era percepibile. Prima di scrivere Memorie degli Euritmi – Caesar, però, mi sono a lungo documentato sull’argomento Mafia, visto che fino a quel momento avevo una conoscenza base, legata alla strada e alla mia quotidianità, oltre che alle trasmissioni e agli speciali in televisione e sui giornali. Ho letto i libri di Falcone, del pentito Calderone, di Pippo Fava e Saviano. Anche i romanzi di Puzo, l’autore del Padrino, sono stati interessanti. Basandomi su questa documentazione e sulla mia esperienza personale, mi sono fatto una mia idea della Mafia, e ne ho inserito, “fantasizzati”, alcuni elementi nel romanzo (vedi l’accostamento tra Lupi e clan mafiosi).

M: Sulla Mafia ha già parlato Fabrizio. Per quanto riguarda gli altri elementi “terreni”, come abbiamo già detto Catania è la nostra città. La conosciamo e abbiamo così avuto la possibilità di scegliere i luoghi e ambientazioni che, di volta in volta, ci sembravano più consoni al momento narrato. Abbiamo utilizzato la mia università, per esempio (un ex monastero dei Benedettini), e il famoso Grattacielo, sotto il quale ci capita di passeggiare spesso.

Non avete mai temuto che l'accostamento della mafia al fantastico potesse suscitare polemiche?

F&M: Sì, e siamo ancora molto dubbiosi al riguardo. Al momento della creazione di Memorie degli Euritmi – Caesar, abbiamo discusso a lungo sulla sfumatura da dare e sul rischio che l’inserimento della Mafia in un romanzo fantastico potesse, in qualche modo, sminuire il dramma che rappresenta. Sospettavamo e temiamo ancora oggi che alcuni lettori possano esserne infastiditi o, peggio, inorriditi. Alla fine, però, ci siamo decisi a rischiare. Come si può ambientare un romanzo a Catania e far finta che la Mafia non sia ramificata nella società? A maggior ragione se la trama è intrecciata alle organizzazioni massoniche e criminali. Ecco, allora, che è nato il personaggio di Santo Malosangue, anello di congiunzione tra gli Euritmi e la criminalità organizzata di vecchio stampo, quelli che alcuni chiamavano “uomini d’onore”. Vogliamo però sottolineare, e in grassetto, che il nostro romanzo non vuole in alcun modo sottovalutare o minimizzare il dramma della Mafia, men che meno farne un’apologia.

La trama mescola elementi riconoscibili come puramente fantastici, come la magia e l'esistenza di creature misteriose, con elementi del tutto reali, come uno sguardo molto pungente sullo show business, sulle difficoltà dei giovani del Sud e la Mafia, con altri che invece sono oggetto di controversie infinite, come le leggende metropolitane e le “teorie del complotto”.

È un mosaico estremamente affascinante, ma che necessità di lettori preparati e attenti. Non temete che le teorie del complotto vengano credute reali tanto quanto la mafia, o al contrario, sia la mafia che possa essere livellata sul terreno della leggenda?

F: Una gran bella domanda, grazie Emanuele. Rispondo prendendo come riferimento il concetto di yin e yang: nella luce c’è un pizzico di oscurità e nell’oscurità un pizzico di luce. Cosa voglio dire? Che credo che nelle teorie del complotto (di certo molto bizzarre e fantastiche) vi sia un pizzico di verità mentre nella Mafia (così reale da intromettersi nella vita di milioni di persone) vi è un pizzico di fiction. Cosa intendo con quest’ultima affermazione? Basta leggere le rivelazioni di alcuni pentiti di Cosa Nostra in riferimento al film Il Padrino: lo definivano ben fatto e aggiungevano che alcuni riti e costumi inventati da Puzo sono stati fatti propri dalle cosche. Stessa cosa, a quanto scrive Saviano in Gomorra, hanno fatto alcuni camorristi con Scarface (l’uomo self-made che si fa strada nella vita con le proprie regole). Spero di essere riuscito a farmi capire.