Pro e contro di The Long Night

Premesso che forse sarete stanchi di sentire parlare, dopo solo due giorni dalla messa in onda in inglese, e con la versione italiana ancora da trasmettere, vediamo semplicemente di esaminare i pro e i contro di una puntata che ha suscitato reazioni discordanti.

Era inevitabile che la stagione finale di Il trono di spade dovesse suscitare pareri contrastanti.

Da un lato c’è l’evidente gusto di chi attende i produttori al varco, attendendo sempre e solo lo scivolone. Dall’altra ci sono i fan acritici, a cui va bene tutto.

Si può stare in mezzo?

Ci provo, motivando perché, in ogni caso, va fatto tanto di cappello a chi ha deciso comunque di mandare in onda una puntata che avrebbe suscitato polemiche anche se fosse stata un capolavoro, o composta di 90 minuti di autentico schermo nero.

In mezzo tra pro e contro

La luce (o il buio)

La battaglia di Winterfell, o Grande Inverno in italiano, rappresentata in The Long Night è stata un grande sforzo produttivo. Ha impegnato la troupe per ben 55 giorni di riprese in notturna, con un set itinerante tra Moneyglass, la location di Grande Inverno, Magheramorne Quarry, dove è stato montato un gigantesco schermo verde per la post produzione, e Saintfield, dove è stata girata la Battaglia dei Bastardi. Un impegno gravoso, per tutti, attori e maestranze che hanno lavorato per quasi due mesi solo di notte, e per il quale la produzione ha ringraziato tutto il cast con una nota ufficiale su Twitter.

Il direttore della fotografia Fabian Wagner (lo stesso di Aspra Dimora e La battaglia dei bastardi)  ha usato la luce naturale, o una sua simulazione atta a renderne l'effetto.

L’idea è quella di ricostruire, nel modo più realistico possibile, l’idea di un mondo buio, in cui non c’è luce artificiale o inquinamento luminoso. Una notte che cala sul Nord implacabile.

Questo ha degli innegabili meriti narrativi.

The Long Night - Courtesy of HBO
The Long Night - Courtesy of HBO

Gli Estranei diventano così un nemico invisibile praticamente, una marea informe che si palesa solo quando è vicina. Un nemico che arriva nel buio e porta il buio.

D’altra parte è vero che come individualità non esistono. La struttura sociale degli Estranei è inesistente, tanto che non si capisce bene chi siano quella sorta di luogotenenti che si porta appresso il Re della Notte. Non è ben chiaro inoltre perché ce l’abbia tanto con Bran.

Tanto che quando cade il Re della Notte, tutti gli estranei, compreso il drago cadono o si disintegrano. Una soluzione se si vuole banale, vista in Star Wars Episodio IIndipendence Day, The Avengers e Battleship, tanto per ricordare qualche esempio.

Barry Lyndon
Barry Lyndon

L’espediente della luce naturale ha tanti illustri precedenti nella storia del cinema. Stanley Kubrick fece realizzare delle lenti adatte per girare a lume di candela Barry Lyndon, nel 1975. La mirabile fotografia di John Alcott rese al meglio l'idea di Kubrick di rappresentare con il massimo realismo il diciottesimo secolo.

Ma quello era il cinema analogico, non la TV digitale. Cinema proiettato su uno schermo, e non dallo schermo. Per quanto gli algoritmi di compressione dei dati siano migliorati nel tempo, e si sia arrivati a risoluzioni altissime, esistono condizioni che ancora oggi sono sfidanti per il digitale. Siamo così certi che tutti quelli che hanno visto la puntata avessero il migliore schermo possibile, nella migliore delle stanze possibili? Molti lo avranno visto sulla TV di casa, altri potrebbero averlo visto sullo schermo del portatile aziendale, magari con una scheda grafica non al top di gamma, altri sul cellulare o tablet. Condizioni non ideali per una scelta con un ottimo potenziale narrativo, ma che necessita delle migliori condizioni di visione possibili.

The Long Night - Courtesy of HBO
The Long Night - Courtesy of HBO

Wagner, interrogato da TMZ in proposito, precisa che gli showrunner e il regista volevano che l'episodio fosse buio, con scene di battaglia intense, claustrofobiche e disorientanti – come quelle della vita reale – ma non confuse.

E aggiunge: Abbiamo cercato di offrire agli spettatori e ai fan un episodio interessante da guardare. So che non era troppo buio perché l'ho girato.

Ritiene infatti che l'estrema oscurità vista dai fan su TV e dispositivi mobili sia dovuta alla compressione da parte di HBO, peggiorata da eventuali problemi di connessione per chi guarda in streaming, o in una stanza troppo illuminata. 

Inoltre aggiunge: [Il Trono di Spade] è sempre stata una serie molto buia e cinematografica e dovrebbe essere visto in un ambiente buio.

In pratica suggerisce una visione "cinematografica" dell’episodio, in una sala scura e non in un salotto illuminato. Di certo, o ci si adagia, rassegnati all’idea di vedere poco o nulla, oppure si fa quel che si può con quello che abbiamo, aumentando la luminosità al massimo possibile.

The Long Night - Courtesy of HBO
The Long Night - Courtesy of HBO

Va detto, senza volere giudicare nessuno (chi è senza peccato scagli il primo download), che sono accettabili critiche sulla luminosità solo da parte di chi lo guarda da fonti ufficiali. Se avete scaricato il file rimaneggiato in qualche modo, o lo avete visto da servizi in streaming non legali, potreste ottenere un effetto persino peggiore dei film presi dalla videocamera nascosta al cinema.

Ora da un lato questo marca la profonda differenza del "modello di business" della HBO rispetto a quello di una TV generalista, che mai avrebbe prodotto non solo un simile episodio tutto sommato quasi sperimentale, ma addirittura l'intera serie.

I produttori avrebbero dovuto pensare alle limitate capacità dei device o cercare di realizzare il miglior risultato possibile?

Il punto è controverso.

Pro

Lyanna Mormont

The Long Night - Courtesy of HBO
The Long Night - Courtesy of HBO

La morte di Lyanna Mormont (Bella Ramsey) è stata un momento epico, all’altezza di come il personaggio ha vissuto la sua breve vita. Una scena epica che ha per protagonista una piccola donna costretta ad assumere il ruolo di capo del suo popolo, fiera e battagliera, che ha quasi sputato il suo ultimo respiro sul suo gigantesco nemico. Una beniamina del pubblico che ci mancherà.

Arya Stark

La puntata è il trionfo di Arya Stark (Maisie Williams). Il culmine di un lungo addestramento, di una vita tormentata, passata a prepararsi alla vendetta verso chi ha distrutto la sua famiglia, ma che ha avuto come “ricaduta” questo momento, nel quale le sue facoltà sono state indispensabili per salvare la situazione. Tante sono le citazioni dei suoi momenti durante la serie, tutti passi di un percorso che l’ha portata ad essere l’inaspettato elemento risolutivo di questo passaggio narrativo.

The Long Night - Courtesy of HBO
The Long Night - Courtesy of HBO

Certo, come abbiamo detto sopra, che il destino dell’orda di Estranei fosse tutto sulle spalle del Re della Notte ha reso narrativamente tutto più facile. Gli Estranei erano una catena la cui forza era quella di un singolo anello, non il più debole, visto come il Re della Notte era indifferente alle fiamme, ma di certo l’unico che conta. Ma non per questo l’assalto di Arya è rimasto indifferente.

Il suono

Una puntata oscura, quasi invisibile, vince sul fronte del sonoro. Non solo per la ritmica colonna sonora di Ramin Djawadi, ma anche per gli ottimi effetti sonori, co-protagonisti di una vicenda in cui tra l’altro ci sono pochissimi ed essenziali dialoghi.

Lo sfumare della inutile carica della cavalleria Dothraki, il silenzio successivo, il clangore delle battaglia e il crepitio dei fuochi hanno fatto parte integrante della narrazione. Così come le urla dei draghi.

La sequenza nella biblioteca che ha visto protagonista Arya e poi Sandor Clegane (Rory McCann) e ha ricordato quei labirinti che tutti i giocatori di un FPS ricordano sin dai tempi di Doom. Corridoi oscuri nei quali la presenza del nemico era annunciata dal suo respiro, magari alle spalle o ai propri lati.

Contro

Jon Snow non è capace neanche di giocare a Risiko

Premetto: mi ritengo discretamente esperto di tattiche militari da wargame, non di guerra vera. Ho giocato a parecchi giochi da tavolo e su computer, strategici a turni o real time. A suo tempo lessi due testi che sono considerati fondamentali: Della guerra di Carl von Clausewitz e L’arte della guerra di Sun Tzu. Non voglio e non posso farne una disamina, ma da questi e dalle ore giocate ho imparato almeno che se devi attaccare un nemico devi essere certo di distruggerlo e che è meglio non impegnarsi su più fronti contemporaneamente.

The Long Night - Courtesy of HBO
The Long Night - Courtesy of HBO

Sulla base di questi principi posso affermare che le battaglie di Game of Thrones, specialmente quelle condotte da Jon Snow (Kit Harington), sembrano ignorare questi principi.

Gli storici esperti di battaglie avranno senz’altro qualcosa da dire, da combattente dilettante e appassionato di fantasy, posso solo esprimere il mio disappunto per delle battaglie che Jon Snow vince sempre e solo per meriti non suoi. Non che Stannis Baratheon (Stephen Dillane) sia stato un grande condottiero. Potrebbe essere un merito di Martin quello di non presentare personaggi veramente vincenti, ma fallibili, ma quando è troppo e troppo. Considerando il fior fiore di consiglieri che era a Grande Inverno, una tattica che sacrifica un intero battaglione di Dothraki contro l’onda degli Estranei fa gridare vendetta e fa pensare a quei giocatori dilettanti di Risiko (per citare il gioco da guerra più for dummies che conosco) che, con il territorio pieno di armate, attaccano solo con un carro armato contro un territorio pieno di nemici.

The Long Night - Courtesy of HBO
The Long Night - Courtesy of HBO

Un altro errore tattico è stato considerato quello di tenere donne, bambini e uomini inabili alle armi in una cripta piena di cadaveri, quando il nemico in arrivo è proprio dotato della capacità di rianimare i morti. Che dire? La considerazione da fare è che, più che per salvare donne, bambini e inabili, la misura sia stata presa per impedire che fossero d’impiccio durante la battaglia, perché in ogni caso, qualora tutte le difese fossero crollate, com’è stato, sarebbero stati comunque tutti condannati.

Non che gli avversari abbiano brillato in furbizia. Come detto prima, il Re della Notte, invece di aspettare buono buono, ben protetto in retroguardia, che l'esercito spazzasse via tutti e acquisisse sul campo nuovi elementi, si è messo in discussione in prima persona, causando da solo, con la sua morte, la disfatta totale. Evidentemente gli mancavano le basi degli scacchi.

Non muore nessuno di veramente importante

Una cosa alla quale ci eravamo affezionati, diciamola tutta, era quel senso di incertezza di cui George R.R. Martin aveva ammantato l’intera saga. Sin dalla prima morte illustre, quella di Ned Stark nel primo romanzo, abbiamo compreso come dietro ogni pagina potesse celarsi un pericolo mortale per qualsiasi personaggio, anche per quelli che sembravano “i protagonisti”. Non esistevano più personaggi “intoccabili”. Pensiamo all’onda emotiva suscitata dalle Nozze Rosse, in cui la famiglia Stark è stata decimata, o alla morte di Oberyn Martell (Pedro Pascal), altro personaggio che aveva riscosso il favore del pubblico.

Al momento nei romanzi Jon Snow è morto, ucciso dai Guardiani della Morte, come visto in uno dei capitoli A Dance With Dragons. La scena l’abbiamo vista anche in TV, nel decimo episodio della quinta stagione, Madre Misericordiosa.

Dopodiché siamo entrati in un territorio inesplorato, perché non ci sono ancora romanzi pubblicati con gli eventi successivi. Eventi che sono parte farina del sacco di Martin, parte dei produttori e sceneggiatori della serie. Nelle stagioni successive Jon Snow è risorto e ci sono state morti illustri, quando non autentiche stragi.

The Long Night - Courtesy of HBO
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In quest’ultimo episodio sembra però che sia stata una clausola di salvaguardia per molti personaggi di “prima fascia”, il cui destino in questa battaglia sembrava segnato. Durante l’episodio abbiamo visto soverchiati dal nemico Jon Snow (che esasperato si è buttato nelle fauci di Viserion con fortunato tempismo un attimo prima che questi diventasse un ghiacciolo), la stessa Arya, Jaime Lannister, Brienne di Tarth, il Mastino Sandor Clegane, Sam Tarly, Daenerys, per citare in ordine sparso i primi che mi vengono in mente. Personaggi molto amati che abbiamo visto in pericolo, ma che si sono salvati per il rotto della cuffia, alcuni anche in modo imbarazzante come Sansa e Tyrion. Anche alcuni personaggi di “seconda fascia” si salvano, come Tormund, Gendry, Davos Seaworth, Podrick, Varys, Gilly, Verme Grigio e Missandei, chi in battaglia, chi nelle citate cripte. Salvo anche Drogon.

The Long Night - Courtesy of HBO
The Long Night - Courtesy of HBO

Il  modo è apparso quasi fortunoso, se si pensa a quanto fossero impari le forze in campo, specialmente con la resurrezione dei morti all’arrivo del Re della Notte.

Di contro il conto dei morti presenta personaggi amati, anche se non proprio di prima fascia, come Eddison Tollett, Beric Dondarrion, la già citata Lyanna Mormont, Theon Greyjoy, Jorah Mormont e Melisandre. Senza dimenticare l’antagonista muto, ma pieno di carisma, Re della Notte, e il drago zombie Viserion. Dispersi Spettro e Rhaegal. Per non parlare del massacro di moltissimi tra Dothraki, Immacolati, Bruti, sudditi Stark e alleati delle Isole di Ferro al seguito di Theon, e di tutti gli Estranei in blocco (questo in pratica è stato un genocidio). Tutti senza nome, carne da cannone di cui si è nutrita la macchina da guerra. Un massacro che ha risolto, tra le altre cose, i problemi delle scorte alimentari di Grande Inverno, ma che adesso rende le forze di Daenerys inferiori  a quelle di Cersei.

Conclusioni

La trama di The Long Night ha avuto comunque i suoi “momenti wow”. L’attacco di Arya rimarrà per sempre impresso nella memoria dei fan come uno dei più importanti di tutta la serie, così come quelle della biblioteca e della morte di Lyanna. 

Poteva essere migliore? Può darsi. Non deve consolare pensare che poteva essere peggio, e che magari, vista la grande popolarità della serie potevano anche veramente mandare in onda 90 minuti di vuoto, di dialoghi e battaglie fuori campo. 

The Long Night - Courtesy of HBO
The Long Night - Courtesy of HBO

Lo sforzo produttivo è stato enorme e, ve lo dico sinceramente, sono sempre molto colpito quando si cerca di alzare l'asticella, sia che il risultato sia stato conseguito, sia quando c'è mancato "tanto così". Perché anche dai risultati incerti o dai fallimenti, una via viene tracciata e migliori risultati sono ancora conseguibili. HBO ha alzato più volte l'asticella del linguaggio televisivo, con serie come I Soprano, Six Feet Under e Sex In The City

Un passo meno riuscito non toglierà a Il trono di spade il suo giusto posto nella storia della televisione. Perché questa serie ha dimostrato come si poteva fare, e bene, il fantasy credibile in una serie TV. E le serie future gli dovranno sempre molto.