Dopo un turbolento passato da reduce del Vietnam, John Rambo sembra aver trovato finalmente la pace in un ranch dell’Arizona, insieme a Maria Beltran, la sua donna di servizio messicana, e a Gabrielle la nipote a cui ha fatto da padre. La ragazza prima di partire per il collage decide di andare in Messico per cercare il vero padre che l’ha abbandonata, imbattendosi però in un pericolosissimo cartello che rapisce ragazze e le riduce in schiavitù come prostitute. Rambo dopo aver attraversato la frontiera per salvare Gabrielle viene aiutato da Carmen Delgado, una giornalista che da anni indaga sui due fratelli malviventi che stanno dietro al traffico di esseri umani.

La saga di Rambo inizia nel 1982 con First Blood, il primo sangue versato dal protagonista, bersagliato dagli agenti di polizia incapaci di riconoscere e provare gratitudine verso un reduce di guerra. Stesso titolo aveva il romanzo di David Morrell, opera nata proprio per raccontare all’America la sua incapacità di accogliere una generazione di uomini traumatizzati da un conflitto inutile che li avrebbe segnati per sempre. Merito del primo Rambo fu proprio quello di denunciare attraverso una pellicola d’azione un fenomeno sociale che faticava ad essere raccontato specialmente nel mainstream. I capitoli successivi abbandonarono sempre di più il seme della denuncia diventando semplici film d’azione in cui Sylvester Stallone, l’unico deus ex machina, oscurava ogni altra sfumatura del personaggio con il proprio mito.

Rocky come Rambo d’altronde non sono mai stati character autonomi ma l’emanazione di Stallone stesso e, non a caso, entrambi i film sono da lui anche sceneggiati. D’altronde il ritorno di Rocky nel 2006 sul grande schermo e il suo successo inaspettato, ha coinciso con un rilancio della carriera di Stallone che oggi torna anche con Rambo: The Last Blood a completare il ciclo. Ma se la chiusura della storia del pugile italoamericano era il commovente canto del cigno di un eroe invecchiato e, forse, per questo ancora più emozionante, Rambo versione 2019 non tocca le stesse corde emotive. Sarà perché oggi Stallone è tornato sulla cresta dell’onda e si rispecchia meno nell’eroe perdente, o semplicemente perché dietro al film manca un’idea capace di ancorare passato e presente.

Come il suo interprete anche Rambo è invecchiato, prende un sacco di farmaci e spera di poter trascorrere ciò che gli rimane della sua vita in tranquillità. Si mette di traverso il fato, che risulta essere però un semplice innesco narrativo, senza alcun significato se non quello di rimettere in azione il vecchio killer. Non vi è invece neppure l’accenno ad un discorso che possa estendersi al di là del senso di affezione per un personaggio vintage, che è rimasto sempre il solito povero diavolo.