Il matrimonio di Guy e Prisca sembra essere arrivato al capolinea, per questo i due decidono di concedere ai figli Trent e Maddox un’ultima vacanza tutti insieme. Meta della famiglia è una di quelle isole tropicali da sogno, dove il personale del resort li accoglie all’arrivo con cocktail guarniti di ombrellino e il gentilissimo direttore sembra avere un occhio di riguardo per loro, invitandoli a trascorrere una giornata in una favolosa spiaggia preservata alla maggior parte dei turisti, poiché nascosta in un canyon all’interno di una riserva naturale. Ma i quattro non sono da soli, a loro si unisce una coppia alla ricerca di pace poiché la moglie soffre di pesanti crisi epilettiche, e un'altra famiglia composta da padre: un medico sotto stress, madre, figlia piccola e l’anziana nonna. Ben presto quello che sembra un paradiso si trasforma in un terrificante incubo quando Trent s’imbatte nel cadavere di una ragazza.

Dopo la parentesi di collaborazione con la Blumhouse Productions con la quale ha lavorato con The Visit (2015), ma soprattutto con Split (2016) e Glass (2019), M. Night Shyamalan passa alla Universal, scrivendo la sceneggiatura e dirigendo il suo nuovo lavoro: Old. Il regista indiano ci aveva già abituati a vertiginosi alti e bassi nella sua carriera poiché, dopo un esordio con il botto (chi non conosce Il Sesto senso?) e un buon film, Unbreakable, i titoli seguenti della sua produzione sono stati qualcosa di più che deludenti.

Proprio con la Blumhouse e in particolar modo con Split, Shyamalan sembrava essere tornato sul binario giusto con produzioni low-budget e solide sceneggiature. Da un punto di vista registico tutte le pellicole dell’autore hanno qualcosa di interessante anche se non sconvolgente o particolarmente originale in grado di salvarle a prescindere dalla storia, fatto questo che divide la sua filmografia tra prodotti più che buoni e disastri colossali. Spiace dirlo ma Old, purtroppo, fa parte di questa seconda categoria.

Il film, adattamento cinematografico della graphic novel Castello di sabbia, scritta da Pierre-Oscar Levy e illustrata da Frederick Peeters, parte da uno spunto interessante: quello di una spiaggia dove si invecchia rapidamente e da cui è impossibile fuggire. Come al solito tutti i personaggi del gruppo sono cliché narrativi, il che non sarebbe neppure un problema per un thriller se non per il fatto che, appena vengono presentati, si sa immediatamente la fine che faranno. Sembra quasi che Shyamalan non capisca che qualsiasi spettatore abbia visto più di dieci film e qualche serie tv nella sua vita, si aspetta da lui che le carte messe in tavola siano in qualche modo rimescolate, cosa che invece non avviene mai.

Ma il più grave peccato di Old è quello di dare l’illusione di avere un’anima horror, o per lo meno così vuol far credere il trailer, disilludendo completamente le attese. Shyamalan sembra non essere per nulla interessato a raccontare l’orrore di chi viene tenuto in trappola e che si vede drammaticamente invecchiare ora dopo ora, tediando lo spettatore con sottotrame noiosissime, che sembrano messe lì solo per accrescere il minutaggio, il tutto infarcito di dialoghi insensati (i personaggi parlano ad alta voce con se stessi) e sdolcinate riconciliazioni famigliari. Che dire poi dell’epilogo infinito con spiegazione, di cui non si sentiva per niente il bisogno, sul come e perché?