“Sono debitore nei confronti di Hope Mirrlees, Lord Dunsany, James Branch Cabell e C. S. Lewis, ovunque essi siano, per avermi insegnato che le fiabe sono anche per gli adulti.” È una frase che si trova nella pagina dei ringraziamenti dell’ultimo romanzo pubblicato in Italia di Neil Gaiman, il sorprendente autore, tra le altre cose, delle graphic novel della serie The Sandman e del capolavoro American Gods. E noi non possiamo non essere a nostra volta debitori nei suoi confronti per averci ricordato che le buone fiabe sono una lettura capace di spazzare via il mondo e tutte le sue contraddizioni e di proiettare adulti e bambini nella dimensione magica e incantata delle fate.

Stardust è un romanzo delicato, leggero eppure sorprende per la sua ironia, per l’acume di certi personaggi e la genialità di alcune situazioni in grado di prendere il lettore per mano con un gesto delicato che si trasforma lentamente in una stretta sempre più forte e impossibile da abbandonare. La collana è quella per ragazzi, I Grandi del fantastico, ed è con questa veste che Stardust si presenta al lettore: una canzone e un incipit che non lascia adito a dubbi. Ritroviamo con piacere il buon vecchio “c’era una volta…” che fa sorridere e che mostra da subito le intenzioni di Gaiman: “nessun trucco letterario, è una fiaba, godetevi la storia.”

C’era una volta, allora, un muro. Al di qua il mondo normale, popolato da uomini e donne; al di là quello di Faerie, popolato da strane e bizzare creature. Il muro era costantemente presidiato dalle guardie, nessuno aveva il diritto di oltrepassarlo. Ogni nove anni arrivava puntuale il giorno del mercato e gli uomini andavano al di là a comprare incanti di ogni sorta. Dunstan Thorn vi trovò qualche ora d’amore e il dono d’un figlio. Tristran Thorn, diciotto anni dopo, promette all’amata di donarle la stella che insieme hanno visto cadere al di là del muro. Elude le guardie e torna nel mondo incantato dal quale (senza saperlo) proviene, per vivere la più emozionante delle avventure.

Un libro per ragazzi dunque, eppure non è proprio vero. Lo dimostrano le continue e nemmeno troppo velate pulsioni sessuali dei protagonisti, lo dimostra la crudezza di alcune immagini al limite dell’horror, lo dimostra la struttura solida della storia che trascina il lettore verso un finale che avrebbe potuto essere di nuovo il classico “…e vissero felici e contenti” (e invece non aspettatevelo nel modo canonico), ma che in realtà passa per avventure, pericoli, dolori, rinunce e soprattutto per la crescita di un personaggio che nel mondo di Faerie diventa adulto.

Niente di originale in fondo, né nella trama, né nella struttura. Eppure in Stardust ci sono personaggi memorabili, trovate davvero geniali, tutti quegli elementi che fanno godere della semplice lettura. Un libro, insomma, da leggere ai figli per farli addormentare e da continuare a leggere anche dopo perché incapaci di smettere.