Sei mesi dopo il suo ‘incontro’ con Harry Potter, Joanne affronta la seconda tragedia della sua vita. Dieci anni prima, lo shock è stato scoprire che sua madre Anne aveva contratto una tremenda malattia degenerativa contro la quale, a tutt’oggi, non esiste cura risolutiva: la sclerosi multipla. Ora, alla fine del 1990, Anne muore prostrata dalla sofferenza a soli 45 anni, sei giorni dopo l’ultima visita della figlia (che nel frattempo è finalmente riuscita a trasferirsi a Manchester col fidanzato). “Era estremamente magra e appariva sfinita. Non so come io non abbia capito quanto fosse malata, tranne che per il fatto che l’avevo vista peggiorare per così tanto tempo, che il cambiamento all’epoca, non parve così drammatico”.Come qualunque figlia che ami la propria madre, Joanne è devastata. Non solo dalla perdita ma anche da un pungente rammarico: ancora oggi, alla scrittrice rimane infatti l’amarezza di non aver fatto in tempo a dare ad Anne la gioia di vedere il successo editoriale del suo Harry. La ridda di sentimenti generati da questo lutto convergerà creativamente, anni dopo, nel capitolo dello Specchio delle Brame della Pietra Filosofale.Il dolore, come la felicità, ha lo strano potere di riuscire a trovare occasioni per autoalimentarsi, e così, nel breve arco di mesi, altri due avvenimenti penosi colpiscono la Rowling: l’appartamento di Manchester viene svaligiato e a Joanne vengono sottratti molti dei ricordi materni; di lì a poco, anche la sua relazione sentimentale fallisce.

La ragazza avverte che la misura è colma. Urge un cambiamento radicale. Fino ad allora, i suoi progressi sul libro sono andati a rilento, ma la tragedia della madre le sta facendo riconsiderare quell’esperienza che chiamiamo vita sotto una luce diversa, spingendola prepotentemente a fare le proprie scelte finché è in tempo: “È morta così giovane”, racconterà in seguito a People Magazine, “e io decisi che dovevo fare qualcosa d’altro. Volevo viaggiare e così trovai un posto di insegnante in Portogallo, a Oporto”.

È in un locale di Oporto che, nel marzo 1992, l’introversa, insicura e ancora sofferente Joanne incontra il suo primo marito, lo studente di giornalismo Jorge Arantes, sul quale fanno subito breccia gli occhi color acquamarina della giovane. I due si sono appena conosciuti ma, complice un comune amore per Jane Austen, procedono a velocità di curvatura e, dopo pochi mesi, Joanne rimane incinta. La sua felicità sfuma però presto a causa di un aborto spontaneo. Intanto, il legame con Arantes è fonte di preoccupazione per gli amici della ragazza, perché molti conoscono il carattere violento e inaffidabile di Jorge. Infatti la coppia comincia presto ad alternare momenti idilliaci ad aspri litigi, anche in pubblico. Nell’autunno del 1992 Joanne rimane di nuovo incinta e questa volta Arantes la chiede in moglie. Nell’ottobre del 1992 i due si uniscono in matrimonio con cerimonia civile. La sorella di Joanne, Dianne, interviene col marito, ma il padre, Peter Rowling, non è invitato: la sposina gli serba rancore per essere andato a vivere con la sua segretaria pochi mesi dopo la scomparsa di Anne.

Nei due anni e mezzo di permanenza in Portogallo (come poi nei due e mezzo che seguiranno in Scozia), Joanne, dividendosi prima fra gli impegni lavorativi e poi anche fra quelli familiari, si dedica non solo a dare forma compiuta al primo libro di Harry, la Pietra Filosofale, ma anche a progettare l’intero intreccio della saga. Da un lato effettua accurate ricerche nel campo della mitologia, del folklore e della storia della magia. Dall’altro lascia briglia sciolta alla sua incredibile immaginazione, elaborando ambientazioni fantasmagoriche e formule di incantesimi in quello che, prendendo a prestito un’espressione del manzoniano Renzo Tramaglino, potremmo definire un peculiare ‘Latinorum’. “Il mio latino è rattoppato, a dir poco”, riconosce l’interessata, “ma questo non importa perché i vecchi incantesimi sono spesso in un finto latino e in essi si insinua una buffa mistura di strane lingue. A volte vi imbattete in qualcosa nel mio latino che è, quasi accidentalmente, grammaticalmente corretto, ma si tratta di rarità. A mia difesa, il (mio) latino è deliberatamente bizzarro. Il latino perfetto non è un mezzo magico, non è vero?”.