Tra i protagonisti della prima fiera del fumetto di Mantova appena conclusa, stimato illustratore italiano dei più famosi albi di supereroi e probabilmente più conosciuto all’estero che in patria, Gabriele Dell’Otto è l’artista scelto da Activision Italia per un’interessante iniziativa che lo porterà a firmare, in esclusiva per il nostro Paese, la copertina e il materiale promozionale di Marvel: La grande alleanza, videogame per computer e console in arrivo in autunno a cui parteciperanno oltre 140 meraviglie della casa americana. Trentaduenne romano autore insieme a Brian Michael Bendis del best seller Guerre segrete, attualmente impegnato in diversi progetti per Marvel e DC Comics tanto oltreoceano quanto in Europa, Dell’Otto è stato scoperto nel 1998 da Marco Marcello Lupoi, direttore editoriale di Panini Comics e dirigente Marvel Europe. Da allora una carriera costellata di successi, fino alla consacrazione negli States dove, ironia della sorte, il nostro Gabriele è più noto che in Italia. Con lui abbiamo parlato della nuova esperienza con Activision, che trasformerà il videogame in un piccolo oggetto da collezione e potrebbe rivelarsi una buona idea per combattere, con stile, la piaga della pirateria. Ma c'è stato tempo anche per un accenno al suo sogno nel cassetto – un fumetto originale – e ai sui gusti in fatto di comic.

Quali sono le prime idee che frullano nella testa di un disegnatore quando gli affidano una copertina su un’avventura, questa volta interattiva, dove sono presenti (oltre) 140 supereroi?

In realtà, ogni volta che si affronta un’"avventura" del genere, la prima cosa che si fa è quella di discutere con il cliente se abbia già qualche idea in merito oppure no e, nel caso della seconda ipotesi, proporre un’idea che sia in linea con le sue e proprie esigenze; ad esempio, in questo caso, trattandosi di illustrazioni che avrebbero potuto comprendere ben 140 personaggi dell’universo marvelliano, e dovendone scegliere quattro o cinque massimo (per dare più potenza visiva possibile alle immagini, cover compresa), ci siamo subito chiesti quali fossero coloro i quali sarebbero stati più graditi al pubblico e a noi, e li abbiamo scelti: Wolverine, Spider-Man, Thor e Capitan America. Per quanto riguarda l’idea della composizione, abbiamo vagliato varie ipotesi, cercando di esulare da quelle che finora erano state scelte usualmente per copertine di videogame, proprio per dare all’edizione italiana di questo gioco una marcia in più.

A cosa bisogna stare attenti in un progetto del genere per non rompere l’equilibrio (se può essere questo un obiettivo)?

Come già accennato nella risposta precedente, la cosa più importante, avendo quasi infinite possibilità di utilizzo di così tanti personaggi con altrettante infinite impaginazioni, è quella di mantenere un impatto visivo potente e per far questo bisogna cercare di limitare a pochi personaggi la versione definitiva dell’immagine, puntando sulla loro importanza nel mercato dei comic e sulle loro qualità visive differenti, che possano rendere interessante e variegata la resa finale dell’illustrazione.

Quando lavora con molti personaggi, solitamente preferisce scegliere subito i suoi protagonisti oppure è più dell’idea di composizioni “democratiche”?

Ho quasi sempre dei personaggi che mi piace privilegiare, ma sempre in relazione alla funzionalità dell’immagine. Le composizioni “democratiche” sono a mio avviso un po’ noiose.

Facendo un parallelo con gli albi dei Vendicatori, ricorda qualche soluzione che, indipendentemente dal progetto Marvel: La grande alleanza, ha trovato interessante?

Mi dispiace, so che la risposta non è brillante, ma preferisco essere sincero: quindi no.

Qual è il suo supereroe preferito, Marvel e non?

Questa è la domanda a cui preferisco rispondere. Amo Batman, Wolverine e HellBoy da sempre, e forse la caratteristica che li rende simili e che me li fa piacere più degli altri è proprio quel lato oscuro che fa parte di tutti e tre questi personaggi.

Se dovesse comporre la sua supersquadra definitiva, un po’ quello che bisogna fare nel gioco, chi arruolerebbe e come chiamerebbe il gruppo?

Non amo dare nomi ai team, ma la mia formazione ideale sarebbe sicuramente: Wolverine, Blade, Spider-Man, White Queen, Magneto, Devil, Nick Fury, Colosso, Bestia, Elektra, Hulk e Namor, ma ne ho lasciati fuori alcuni che mi piacerebbe integrare.

Molti dei supereroi che ha letto e disegnato sono usciti dal fumetto per concedersi gite tanto nei film quanto nei videogiochi. Ha avuto modo di vedere o giocare a qualcosa di interessante, che le è piaciuto, soprattutto in relazione all’opera originale da cui è tratto?

Essendo un estimatore del cinema (in tutti i suoi generi) non ho perso nessuno dei film usciti dalla cellulosa e finiti sulla celluloide, invece per quanto riguarda i videogiochi, ahimè non sono un granché come giocatore e quindi mi limito ad apprezzarne la grafica e la godibilità, mentre altri giocano al posto mio. E devo dire che mi hanno divertito molto Hulk e Ultimate Spider-Man.

Nel mondo dei fumetti lei è entrato subito per la porta principale, conquistando la stima di Marco Marcello Lupoi. Ci può raccontare l’incontro e cosa accadde dopo?

L’incontro con M.M. Lupoi, per chi ormai mi conosce, è stato un fulmine a ciel sereno, nel senso che era la prima volta che portavo il mio portfolio a far visionare a chi che sia, e sicuramente mai mi sarei aspettato la reazione che invece ebbe Marco, il quale fu da subito interessato al mio lavoro e mi chiese di spedirgliene delle copie. Fui entusiasta, ma poco convinto della veridicità di un contatto immediato per un lavoro. Il tempo e quello che è successo dal ‘98 ad oggi mi ha dato torto (ringraziando il cielo!). Naturalmente dopo Marco devo ringraziare le mie buone stelle, rispettivamente Tony Verdini e Sebastien Dallain all’epoca editor in chief di Germania e Francia.

È di Roma come Claudio Castellini. Pensa che il suo successo negli Usa la abbia in qualche modo aiutata? Come sono visti i disegnatori italiani all’estero?

Sicuramente lo sbarco oltreoceano ha allargato le mie conoscenze lavorative e i miei contatti e mi ha aiutato a realizzare il mio primo US comic Guerra segreta, quindi la risposta è: “Sì”. I disegnatori italiani e europei in generale sono molto stimati all’estero, forse proprio per quello stile vagamente diverso dal solito, dato da un background e da una cultura tipici della nostra terra.

Quanto e come è diverso lavorare in Italia, in Francia e in America?

Il lavoro su per giù è simile in tutti gli stati, siano essi europei che non, l’unica cosa che li differenzia è la mole di lavoro e la velocità delle scadenze, maggiori naturalmente oltreoceano.

A cosa sta lavorando adesso?

Ora sono impegnato in un progetto su Batman per la DC comics, titolato Batman Europa, il quale vedrà il Pipistrello di Gotham aggirarsi fra le più belle capitali del Vecchio continente. Nel frattempo mi sto occupando anche della realizzazione di tutte le cover della serie Annihilation per Marvel US.

Ha in cantiere anche un progetto originale?

In realtà un progetto personale ci sarebbe, ma per scaramanzia posso dire soltanto che si tratta di uno storico-cyber-medieval-horror-punk, che se mai un giorno uscirà sarà per il mercato francese.

Come ha conosciuto i supereroi, cosa la ha affascinata del loro mondo e, di conseguenza, qual è il suo autore preferito?

Tante volte penso che questi eroi siano nati con me, anche se alcuni di quelli che amo di più sono anche più vecchi del sottoscritto. Questo perché fin da piccolo, anche grazie a mio Padre, grandissimo lettore di fumetti italiani, europei e US, ho avuto la possibilità di leggere e rileggere e innamorarmi dei classici del mondo dei comics, supereroici e non.

Per la seconda parte della domanda potremmo soffermarci all’infinito, quindi cercherò di fare un breve sunto di alcuni dei miei autori preferiti: John Buscema, Barry W. Smith, Herman, Giraud (Moebius), Mignola, Fabbry, Bisley, Arthur Adams, Mack, Nowlan, J.Pearson… Ok, mi fermo, ma ce ne sarebbero moltissimi altri da elencare.