Lo alzò in volo, in modo che avesse una visione globale di tutto ciò che stava accadendo. Le bianche luci stavano scomparendo sotto di lui, sembrava che corressero disordinate per sfuggire a quell’alone nero che si insinuava in tutti i vicoli del paese. Udiva un rumoroso frastuono, suoni disarmonici e irregolari aumentare d’intensità all’ingrandirsi di quella macchia oscura.

“Si stanno spegnendo uno a uno... che cosa orribile!” commentò con espressione scoraggiata.

“Le Armoniose Assonanze svaniscono assorbite dal Rumore del Disaccordo, si dissolvono una dietro l’altra, così come muoiono le speranze che conserva l’uomo nel suo cuore.” Una lacrima solcò il viso vellutato della Regina, i suoi occhi emanavano un grande senso di mestizia e impotenza. La nube nera incominciò quindi a frantumarsi in mille pezzi, ciascuno dei quali correva in qualsiasi direzione, scontrandosi, cozzando con gli altri, rimbalzando nella completa confusione. Quelle macchie parevano cercare un loro equilibrio ma, appena l’avevano raggiunto, venivano aggredite dalle circostanti.

“Sono impazzite... come rapite in un’allucinazione, in una smania incontrollabile!” commentò.

“Questo è il Caos completo. Quegli uomini sono presi dalla frenesia del tempo, del denaro, dell’arrivismo. Si scontrano gli uni con gli altri, non c’è più modo di pensare e riflettere, non c’è più equilibrio dentro di loro.” Darmha sospirò, poi, dopo un attimo di silenzio, aggiunse. “Qui termina la Visione Ancestrale ragazzo, con la fine del ciclo.”

“Di che ciclo parli?”

“Quando il Rumore prende il sopravvento sulle Assonanze, si frantuma e va ad autodistruggersi. Fino all’Assenza.”

“La fine di tutto?”

“Sì, questa è la fine dei mondi.”

“L’Assenza è terribile... sembra impossibile che possa esserci una forza così tremenda.”

“È più vicina di quanto pensi. Nostro compito è quello di far sì che non possa nascere.”

“Ed ora cosa succede? Cosa accade dopo che tutto è stato distrutto?”

“Questo non ci è dato saperlo. Neppure la Visione sa preannunciarlo.”

Danny si guardò attorno. Buio completo. Silenzio totale. Riusciva solo a scorgere il bagliore che emanava Darmha.

“Il male condurrà quindi all’Assenza? Non esiste un modo per difendere le Armoniose Assonanze?”

“Il colore e la luce della vita sono la loro difesa. Temo che il male non comprenda come l’Assenza sia sinonimo di distruzione. L’abnegazione del tutto. Forse la brama spasmodica di potere acceca la coscienza delle gravi conseguenze.”

Danny era allibito, la voce della donna, priva di rabbia o risentimento verso Disperio, vibrava di sofferenza.

“Ne abbiamo già avuto sentore” continuò. “Così purtroppo è stato profetizzato. Senza la Corona, questo momento è sempre più vicino.”

PER RIDERE

da La Terra dei Sogni

Uscirono all’aria aperta, davanti a loro si estendeva una sconfinata prateria di erba verde la cui rugiada mattutina rifletteva brillando i raggi dell’alba. In lontananza si intravedeva una serie di basse colline cosparse di alberi radi. Il felino annusò l’aria aguzzando la vista per scoprire segni di vita attorno a loro.“Sembra tutto tranquillo” commentò. “Non avverto pericoli nelle vicinanze, né ombre sospette di uomini falco.”

Danny rivolse lo sguardo al cielo turchese, era terso e limpido, nemmeno una nuvola lo solcava. La temperatura era mite, benché il sole fosse appena sorto.

“Bene, è una splendida giornata, ci sarà d’aiuto nel nostro viaggio.” Poi aprì il Libro Bianco degli Incantesimi. “Dovremmo essere all’incirca a metà della Punta Est. Qui è disegnata una vasta pianura e poi delle colline che giungono fino alla fine del disegno. Non vedo né castelli né palazzi.”

“Ea... Probabilmente la mappa non è aggiornata e non tiene conto che ormai quefto è diventato il Regno di Fmeriglio” sentenziò Bolak.

“Bah, mi pare strano, questa è una mappa magica, credo che cambi subito al mutare di Estasia.”

“O forse Smeriglio non ha una dimora fissa” ipotizzò Coran.

“Mmm... tutto può essere, mettiamoci in cammino e lo scopriremo.” Si avviarono per la lunga vallata inoltrandosi poi nella serie di colline. I campi su queste alture erano costellati da piccolissimi fiori variopinti, i cui colori interrompevano l’uniformità del manto erboso emanando un fragrante profumo di freschezza.

Superato il primo rilievo Coran si bloccò mugolando. “C’è una costruzione laggiù... guardate!” Si avvicinarono, era di legno, a un solo piano, con una porta al centro che evidenziava grossi buchi di tarli.

“C’è nessuno?” chiese Danny bussando. Dopo qualche secondo la porta scricchiolò muovendosi incerta sui ganci arrugginiti, poi comparve un vecchio uomo rinsecchito dall’espressione spaurita e sorpresa. Indossava una sporca camicia grigia a righe nere e dei larghi pantaloni marroni su cui risaltavano vistose toppe bianche.

“C-chi... chi... s-siete?” balbettò con timore alzando la nuca per vedere meglio. Portava un paio di occhiali sgangherati e sotto le pesanti rughe si notavano profonde occhiaie violacee, come se avesse perso diverse notti di sonno. Il suo aspetto era trasandato e la barba incolta sbiancava la carnagione scura.

“Salve! Io sono Danny Martine, e questi sono i miei amici Coran e Bolak. Siamo qui solo di passaggio.”

“Oh capisco, avventurieri... Era tanto che non vedevo più nessuno da queste parti. Ma venite, entrate nella casa di Zifio, vi offro volentieri qualcosa da mangiare! Entrate, entrate!”