Il ragazzo accettò di buon grado l’invito, la fame incominciava a farsi sentire. Del resto era ben felice di poter incontrare persone ancora così ospitali. Purtroppo, in breve tempo si dovette ricredere. “Attenzione!” urlò improvvisamente l’uomo voltandosi di scatto. “Mica vorrai inciampare nello scalino e cadere nel baratro?” Poi si allontanò di spalle, continuando a mormorare. “Ci vuole accortezza... ci vuole accortezza...”Danny guardò per terra e vide una piccola rientranza sul pavimento, vicino all’entrata. Sembrava una crepa sottile, probabilmente formatasi a causa del tempo. Si girò attorno cercando invano di individuare la buca che il vecchio gli aveva indicato. Si volse verso gli amici sperando in una spiegazione, con sguardo smarrito. Bolak alzò le spalle e proseguì dentro la casa. A parte l’odore di muffa e di stantio, l’attenzione di Danny fu catturata da un particolare estremamente singolare: tutti gli angoli e le rientranze della casa erano ben ovattati da gomma piuma e spesse bende, con la massima cura.

“Venite, venite, non abbiate timore!” li invitò Zifio indicando delle sedie di fronte a un ampio tavolo tondo al centro della stanza. “Dunque, fatemi pensare... Ah sì, ho un po’ di radici verdi, ghiande, bacche, qualche verdura di prato. Ah, dimenticavo, e muschio tritato con passata di tuberi!” disse osservando la dispensa sotto la finestra accanto al camino.

“Che bello...” replicò sarcastico Coran. Poi, guardandosi attorno, aggiunse “Ma vedo che tu sei un cacciatore, mica avresti qualche pezzo di carne? È da un po’ che non assaggio qualche buon trancio...”

“Carne? Caccia? Ma sei impazzito? Sono mesi che sto cercando invano di chiudere quell’armadio! Ah santa accortezza!”

Danny guardò il mobile senza capire cosa stesse dicendo. “Perché non l’hai chiuso allora?”

“Ma stai scherzando? Ci tengo alla mia pelle. E se avvicinandomi e tentando di chiudere l’anta una lancia mi trafiggesse? Sono un tipo accorto io, sai?”

“Sì... me ne rendo conto, forse anche un po’ troppo. Comunque se questo è il tuo timore, posso farlo io” si propose.

“No, no! Non ci pensare neppure! Non voglio che i miei ospiti si facciano male in casa mia. Venite, accomodatevi.”

Fece per sedersi quando Zifio gli tolse la sedia da davanti con uno scatto fulmineo.

“Per tutte le grazie! Me lo stavo per dimenticare!” Scrutò attraverso le sporche lenti degli occhiali tutti gli angoli della sedia, premendo per verificarne la stabilità. “Dovrebbe essere a posto. Non vorrei che la sedia si rompesse quando ti siedi, facendoti cadere a terra. Ti potresti rompere l’osso del collo. Ci vuole accortezza, ecco!”

“Ti ringrazio per l’apprensione, ma non credo che mi sarei fatto così...” replicò Danny costernato.

“Oh cielo!” lo interruppe il vecchio osservando Bolak sedersi.

“Ea! Che cofa ho fatto di male adeffo?”

“Non appoggiare i tuoi delicati gomiti sul tavolo!” replicò prontamente lanciandogli davanti uno straccio “Ecco bene... Sai, questo tavolo è un po’ vecchio, se ti entrasse qualche piccola scheggia, farebbe subito infezione. Mica vorrai trovarti le braccia amputate vero?”

La lucertola lo guardò attonito aprendo e chiudendo rapidamente i tondi occhi, meravigliati dall’agitazione del vecchio.

“Oh no! Ci risiamo!” esclamò agitandosi. “Sta per arrivare una tormenta!”

“Una tormenta?” replicò Danny osservando la splendida giornata al di là dei vetri. “Non mi pare affatto! È solo un soffio di vento, calmati Zifio!”

“Ma cosa ne sai tu! Ora devo sprangare la porta, fino a domani non si può uscire!”

“Cosa? No no, guarda, non abbiamo affatto tutto questo tempo, dobbiamo ripartire subito!” “Nessuno aprirà quella porta! Il tifone ci porterà via!”

“Ea! Ma quale tifone e tifone! Tu fei completamente pazzo!” disse Bolak e, alzandosi in piedi, fece cadere inavvertitamente a terra la vecchia sedia.

“Cos’è questo rumore! Un terremoto, un terremoto!” urlò Zifio accovacciandosi in fondo al letto. “Venite qui, nascondiamoci!”

Danny guardò i suoi amici e fece cenno di andare.

PER NON ARRENDERSI

da Il Nono Cancello