Possono dei semplici suoni rimanere intrappolati all’interno di oggetti quotidiani senza che una storia perda per questo la sua credibilità? La risposta è sì, se l’autore del romanzo in questione si chiama Joe R. Lansdale.

Harold Wilkes, Harry per gli amici, ha un dono. O forse sarebbe più corretto dire una maledizione, visto che il suo “sesto senso” ha la spiacevole tendenza a farlo finire dritto dritto dentro a un film dell’orrore. Solo che non si tratta di un film, ma della realtà.

L’incubo era cominciato da bambino, con una banale malattia, gli orecchioni. Nel suo caso avevano lasciato uno strascico imprevisto quanto spiacevole: la capacità di sentire dei suoni provenienti dal passato. Echi perduti di azioni violente, pronti ad aggredirlo e a trasformarsi in immagini ed emozioni, fino a lasciarlo prostrato e lacerare, forse irrimediabilmente, il suo equilibrio mentale.

Perché quando un oggetto qualsiasi, sfiorato per caso, può trasportarti sulla scena di un delitto, allora nessun luogo è sicuro, nessun aiuto può arrivare. Nemmeno il conforto di un amico, tenuto lontano dalla paura dell’incredulità e dal sospetto di schizofrenia.

Ancora il Texas, con la vita di una cittadina di provincia. Spogliata, privata di ogni individualità, fino a divenire archetipo di un’America delusa e scottata dalla realtà. Dopo In fondo alla palude, La sottile linea scura e infinite altre storie nelle quali è difficile tracciare il confine fra ciò che è certo e ciò che non lo è, Joe Lansdale procede nel suo cammino di decostruzione di ogni punto di riferimento, per proiettare il lettore in uno spazio ambiguo che è specchio della società.

Ancora dei perdenti, con il loro carico di frustrazioni e sconfitte. Harry, la cui vita è stata soffocata dal tentativo di sfuggire alle sue visioni. Joey, vittima di un padre violento. Tad, piegato dai rimorsi. Kayla, alla ricerca di una verità meno dolorosa. Talia, il cui mondo dorato si rivela solo illusione. Tutti spinti da qualcosa che è (forse) più forte di loro. Perché la possibilità di riscatto esiste, se ci si crede. Se si lotta con tutte le forze per non lasciarsi andare alla deriva.

Un romanzo dal ritmo incalzante, nel quale riaffiorano i consueti temi di Lansdale: la violenza, che sfocerà in un finale “all’ultimo sangue”, la lotta1, la paura, i contrasti di classe, gli odi e le meschinità di una comunità chiusa in sé stessa, il sesso e la sua carica dirompente, ma anche la necessità di avere qualcosa, o qualcuno, che fornisca un rifugio sicuro a cui aggrapparsi. L’amore forse, certo l’amicizia, che può spingere al di là di limiti inizialmente creduti invalicabili.

400 pagine che si leggono tutte d’un fiato. L’unica pecca è nel finale, nel quale un paio di dettagli non combaciano perfettamente, ma è qualcosa che sfuma in secondo piano, mascherato dalla forza delle emozioni.

Pubblicato da Fanucci in anteprima mondiale nella nuova collana “Gli Aceri”, nata per andare al di là delle distinzioni fra i generi e per proporsi come “laboratorio di storie, idee e visioni”, si tratta di un libro curato sia nella veste grafica che nella stampa; privo della moltitudine di errori e refusi che purtroppo affliggono i volumi più propriamente fantasy stampati dall’editore romano: ottimamente tradotto da Seba Pezzani.

1: La federazione internazionale di arti marziali ha riconosciuto uno stile codificato da Joe Lansdale, lo Shen Chuan.