Sono perfettamente conscio che questa recensione è un "fuori tema", perché non parla di un romanzo fantasy né di un romanzo che appartiene al più largo bacino del fantastico. Ma, trattandosi di un autore che conosciamo, che ha scritto anche narrativa fantastica e di cui abbiamo perfino un racconto tra le nostre pagine, la scelta vorremmo la consideraste un'eccezione in casa, Joe R. Lansdale è uno "dei nostri".

Vi lascio alla recensione di Emanuele Terzuoli.

Andrea D'Angelo

Si può crescere in molti modi e in molti modi si possono scoprire la violenza, il coraggio, il sesso e soprattutto l’assurdità dei comportamenti umani. Da uno squallido ospizio, l’ultraottuagenario Harry ricorda di come lui, appena dodicenne, e la sorellina Tom (abbreviazione di Tomasine) scoprirono tutto questo In fondo alla palude, dove si erano recati armati di fucile (da veri adulti) per liberare l’amato cane Toby dalle sofferenze di una spina dorsale rotta a causa di un ramo. C’era un corpo laggiù, una donna nuda e legata, morta. Nell’adolescente che ancora non voleva liberarsi di Harry la soluzione saltò alla mente in un istante: era il terribile Uomo Capra ad aver commesso il delitto, il mostro leggendario che viveva nel bosco a cui in pochi credevano ma di cui tutti erano terrorizzati.

La storia si svolge in un piccolo villaggio del Texas meridionale, nei primi anni ’30, dove nessuno ha ancora sentito parlare di serial killer. Il padre di Harry svolge le funzioni di agente locale nei ritagli di tempo dalla sua vera occupazione di barbiere del paese. Il ritrovamento del corpo (una prostituta di colore) sconvolge la vita di tutti e, come nel peggiore degli incubi, scatena il lato più oscuro degli uomini. Siamo in piena Depressione, il Ku Klux Klan è molto forte e non indugia a puntare il dito sulla perversione di qualche uomo di colore, perseguendo l’agghiacciante logica della giustizia sommaria: nessun bianco userebbe violenza su una negra, ma stiamo all’erta perché un negro potrebbe avvicinarsi alle nostre donne. Ma il mistero è più intricato di quello che sembra, soprattutto quando i cadaveri aumentano, e per Harry, determinato ad aiutare il padre, inizia un’avventura piena di sorprese, di tristezza e di paura. Un’avventura che lo proietterà per sempre nel mondo degli adulti, così duro da capire e da accettare.

L’ultimo romanzo di Joe R. Lansdale, vincitore dell’importante premio Edgar 2001, è una storia sorprendente, ricchissima di temi molto profondi (sesso, alcolismo, razzismo, superstizione, rapporto padre-figlio) eppure leggera alla lettura, grazie a uno stile diretto e fluido e a personaggi memorabili (come la nonna di Harry). Difficile catalogarlo in un genere preciso: forse noir, forse thriller, forse storico. Di certo è un perfetto specchio dell’animo umano e di una società, quella degli anni ’30, a tratti luminosa per la tranquillità e la semplicità che la contraddistinse, a tratti nerissima a causa della macchia del razzismo.

Lansdale rinuncia quasi completamente all’umorismo che contraddistingue le sue opere, immergendo questa volta il lettore nella crudeltà della storia. La narrazione è a tratti geniale: un vecchio che racconta di quando era bambino ha a disposizione una grande vastità di strumenti molto potenti ed evocativi, che variano dall’ingenuità alla saggezza. Il rischio è solo di non saperli usare nel modo giusto, ma non è certo il caso di Lansdale, che non smetteresti davvero mai di leggere.