E se uno ha delle idee un po’estreme? Per esempio, se io volessi sterminare tutti quelli che guardano San Remo…?

Anche in quel caso la prova del tuo fanatismo sarebbe ricollegata a una prassi: “vorresti” farlo, e se non lo fai è solo perché non puoi, magari perché loro te le suonerebbero; ma se anche potendo, al di là delle chiacchiere,non lo faresti, non potresti essere definito un fanatico, ma semplicemente uno sciovinista che ha gusti diversi rispetto ai più.  

Essere avversari senza essere nemici; amare la lotta senza cedere all’odio: queste tue parole mi arrivano come aria fresca nel fetore del conformismo contemporaneo; e però tradiscono apertamente il tuo essere una creatura ariostesca…

Già…tutti quei cavalieri che si combattono, ma rispettando precise regole; tutte quelle norme di lealtà… la difesa dei più deboli… la difesa del diritto… quando guardo la terra, vedo che stanno scomparendo, e allora mi intristisco e me ne resto quassù. Mi rendo conto che per voi contemporanei  può essere incomprensibile il mio tempo, in cui ci si poteva scannare per un pezzo di terra ritenuto sacro; ma credimi che io rimango ancor più sconvolto quando vedo i contemporanei capaci di odiare un’altra persona senza mai averla conosciuta, per pura ideologia, e conseguentemente anche di poterla uccidere.  

A proposito, con tutto il suo fantasticare, pare che Ariosto non fosse per nulla pazzo, non è vero?

Sono portato a pensare che incarnasse il tipico caso di arte come terapia; la sua esistenza è stata tranquilla e tuttavia non esente da grattacapi: con ogni probabilità, se non avesse potuto fantasticare liberamente il suo equilibrio mentale sarebbe saltato. Un po’ come Salgari e Karl May, che non si sono mai mossi dal giardino di casa; un po’, anche, come te: immaginare draghi in cortile e monoliti in bagno diventa una necessità, per chi tutti i giorni deve timbrare il cartellino oppure fare la fila all’INPS.  

Molto peggio, invece, cominciare a vederli sul serio, come Ligabue.

E quello è il caso opposto, quando l’arte è strettamente connessa alla follia. Il fatto è che siccome molto spesso l’artista porta in sé degli elementi di pazzia, la gente è portata a credere, e i manager a far credere, che uno sia un grande artista solo perché è pazzo: oggi sulla terra siete invasi da quadri, libri e film che nient’altro sono se non opera di pazzoidi, che in quanto tali sono ritenuti dei geni. Non solo, ma in questo modo si viene a creare un luogo comune: oggi se ti rechi da un gallerista o da un editore in giacca e cravatta, con un aria pulita e assolutamente normale, non c’è pericolo che ti diano ascolto.

Qual è la categoria più numerosa da queste parti?

A occhio quella degli scrittori, seguiti a ruota dai pittori, che pure non scherzano; poi arrivano i musicisti. Lo sforzo dell’invenzione a volte risulta micidiale; pensa al Tasso: “La Gerusalemme Liberata” gli è stata fatale; oppure pensa a Burroughs che spara alla moglie; del resto, pare che lo stesso Manzoni non fosse saldissimo, di nervi. I pittori, invece, per giungere quassù in genere hanno bisogno di un aiutino, tipo alcool e droga. In quanto ai musicisti, dipende molto dal tipo di musica di cui si occupano. Vanno segnalate, poi, alcune categorie “a rischio”, come gli scacchisti, i docenti di tecniche di comunicazione, i mariti di attrice, le mogli di calciatore, i collezionisti in genere, gli organizzatori di eventi culturali e le cassiere d’autogrill.

E gli innamorati? I folli d’amore tipo Orlando?

Quelli arrivano a bizzeffe, ma hanno di buono che dopo un po’ di tempo, mesi o magari anni, le loro ampolle si aprono da sole e i loro intelletti se ne tornano sulla terra; eventualmente per tornare quassù, a causa della stessa o di altra persona. Questo naturalmente se non si suicidano prima, come Lucrezio, che predicava bene e razzolava male…a proposito: hai visto l’ampolla di chi, ho in mano? E’ arrivata sulla luna da non molto…

Fa vedere… no: non posso crederci! E non posso scriverlo, mi lincerebbero! E’ uno dei più eruditi e stimati intellettuali italiani! Come ha fatto a finire qui?!

A furia di parlare e scrivere, di leggersi e di ascoltarsi, a poco a poco il suo senno ha riempito tutta l’ampolla. A un certo punto aveva preso ad ammantarsi di parole incomprensibili, e oltre quella cortina verbosa c’era il nulla; aveva sempre più bisogno di significanti senza significato; e ora, come tu sai, è là sulla terra, a parlare in continuazione, all’università come in tivù; a interloquire sfoderando citazioni erudite che non c’entrano un fico con il discorso in atto, e a scuotere la testa sogghignando supponente verso le obbiezioni degli altri. Intanto, il suo senno è placidamente qui, sulla luna.

Non posso crederci…

Allora è meglio che non ti dica chi è arrivato ieri…!