Mandai questa prima storia agli editori per ragazzi, ottenendone solo poche risposte, due delle quali incoraggianti (da Fabbri e Salani). A quel punto decisi il salto di qualità e affrontai la scrittura de Le città parallele, prima storia pensata perché diventasse un libro. Lo mandai alla Salani e, dopo un anno di attesa, ricevetti una loro chiamata. È seguito il contratto e dopo due anni, finalmente, la stampa.

Come e quando nascono le idee per i tuoi romanzi e da quali esigenze sono mossi? Da dove “nascono” le tue storie? Da dove i tuoi personaggi?

Le idee nascono da un particolare di un'esperienza, da un vissuto, e vengono spinte dalla necessità di comunicare valori etici. Penso che questo sia un imperativo della letteratura, specialmente nel mondo di oggi, svuotato dalla televisione e dalla società dei consumi.

I personaggi invece nascono dalla vita reale delle persone che conosco. Sono un frullato di volti, gesti, passioni, curiosità esistenti, a volte consapevolmente buttati nella mischia, a volte nascosti nel fondo del mio inconscio.

Antico e sempre attuale dilemma: pensi che scrivere sia dote innata o che si possa imparare, anche con le "nuove tecniche di scrittura"?

Si può certamente imparare, ci mancherebbe altro. O per lo meno, io l'ho imparato.

Si tratta di un processo lunghissimo di affinatura continua, che inizia alle scuole elementari, prosegue lungo il percorso scolastico e poi generalmente si perde. Sta a noi continuare a praticare questa forma di artigianato della parola.

Un altro problema è quello delle storie. Io rimango convinto, con don Milani, che se uno non ha nulla da dire fa meglio a stare in silenzio. Le storie che vale la pena di raccontare sono rare. Nascono per caso e vanno coltivate con calma. Bisogna aspettare che crescano, acquistino spessore e forma. Solo a quel punto si può pensare di raccontarle.

Sei uno scrittore lento o veloce, meditativo o istintivo? Tecnica a macchia di leopardo o disciplinato con ruolino di marcia? Imbrigli i personaggi o lasci che siano loro a decidere quale percorso deve seguire la vicenda?

Sono estremamente lento. Parto da un'idea e un'esigenza. Passo mesi a parlarne con gli amici e con mia sorella, cerco di sciogliere i nodi logici, sviluppo la trama. Solo quando tutto è al suo posto inizio la stesura e a quel punto sono organizzato e preciso.

Come è nato il tuo romanzo d’esordio, Le città Parallele? Cosa stai scrivendo ora?

La città parallele è nato dalla suggestione intensa di Ottavia, la città sospesa di Calvino. Mi interessava pensare alle conseguenze sociali e culturali di quel determinato modo di vivere, totalmente precario. In fondo era una grande metafora del mondo attuale, che vive sospeso sull'abisso della crisi energetica e sul collasso del sistema ecologico.Ho scritto quindi la prima parte del libro, senza sapere dove sarebbe andato a parare. Poi mi sono fermato un anno a riflettere e a costruire la storia dell'incontro con Zora, la città fortificata.

Quando la storia mi sembrava credibile in ogni suo minimo dettaglio, l'ho scritta. D'estate, ovviamente.

Al momento sto completando le ultime revisioni di un romanzo per ragazzi a cui tengo molto. Si intitola “Il principe sultano” e racconta la storia metropolitana di un'amicizia tra un bambino e una bambina. È un racconto di relazione, tra il mondo italiano e quello rom. È un mistero avventuroso di ingiustizia e ribellione. È un intruglio magico di passaggi segreti e tempi dilatati.

Pensi che in Italia si possa vivere “solo” scrivendo fantascienza o fantasy?
L'autore
L'autore

In realtà non mi pongo affatto questo problema. Ho un mestiere che mi piace moltissimo e, Gelmini permettendo, intendo continuare a svolgerlo fino alla pensione. Continuerò quindi a scrivere per divertimento, solo quando avrò qualcosa da raccontare.

Quale consiglio ti sentiresti di dare agli scrittori esordienti? Partecipare ai concorsi? Affidarsi a un agente investendo una somma di denaro? Inviare a qualche editore? Cosa fare?

Ai giovani autori posso solo portare la mia esperienza.

Ho mandato il testo in una busta e alcuni editori mi hanno risposto (questo è un segnale di speranza).

Ci vuole certamente molta pazienza e perseveranza, se è vero che da quando ho cominciato a scrivere a quando ho avuto tra le mani il primo libro sono passati quasi dieci anni e tre storie!

Fantasy

Cosa ti affascina del fantasy e cosa non ti piace?

Odio la divisione in generi. Le storie devono essere libere di muoversi, di contaminarsi. I generi invece ingabbiano. 

Ultimamente il genere fantasy sta conoscendo una nuova stagione di enorme successo, sia in libreria, sia al cinema. Secondo te per quale motivo? Cosa riflette questa popolarità?

Non so. Forse la necessità di evasione in una realtà fantastica, specialmente se poco problematica, con una divisione marcata tra Bene e Male, riflette un'insicurezza sociale tipica del mondo contemporaneo.

È un genere, per te, che si avvia verso un periodo ancora più fiorente o si tratta solo di un fuoco di paglia?

La letteratura fantastica è sempre vissuta piuttosto bene. Magari sono cambiati gli stili e i temi, adattandosi alle esperienze degli autori, ma non hanno mai smesso di esistere. Fin dall'antichità, con i miti, fino ai giorni d'oggi. Diverse sono le mode, gestite da sistemi industriali di produzione di cultura, che decidono cosa noi lettori dobbiamo subire. Dopo la moda del ritorno del fantasy ne verrà un'altra. Ma il nostro desiderio di esplorare il mondo con la fantasia non ne verrà toccato.

Riguardo al fantasy, sappiamo che esso viene spesso visto come un genere piuttosto leggero e, sottostimato dall'elite culturale. Perché secondo te? Dipende dai lettori, dagli editori, dal retaggio culturale? Quali sono le potenzialità del fantasy?

Penso che il fantasy, come anche la fantascienza, siano vittime della ghettizzazione dei generi, che automaticamente la divide dalla letteratura main stream. Non mi pare che Il mondo della foresta o Ubik, per fare due esempi, siano meno importanti di Cent'anni di solitudine.

Il genere difende le storie povere e svaluta la letteratura alta, nascondendo tutto dentro uno scaffale speciale della libreria.

È possibile con il fantasy inviare messaggi importanti o è un genere utile solo come intrattenimento? E anche se fosse solo intrattenimento, sarebbe poi un male?

Esistono storie fantastiche che comunicano valori e messaggi, storie importanti e dense.

Esistono anche tomi di centinaia di pagine che non trasmettono nulla.

Non ho niente contro l'intrattenimento, anche se posso dire con chiarezza che non mi interessa, ma bisogna riuscire a scindere la fantasia dalla vacuità. Cecità di Saramago è un libro fantastico, così come lo sono quelli di Manuel Scorza, per dire, eppure nessuno si sognerebbe di relegarli dentro un genere con l'etichetta “fantasy”, destinati all'editoria d'intrattenimento.

Un fantasy che ti piacerebbe aver scritto è…

Mi piacerebbe aver avuto le intuizioni e la capacità narrativa di tanti grandi del passato, tuttavia sono contento de Le città parallele. È uscito dalla mia immaginazione e ne vado fiero, come un padre del proprio figlio.

Leggi fantasy italiano? Che ne pensi? 

Poco. La saga di Licia Troisi non l'ho mai aperta, per esempio.

Dimmi la prima cosa che ti passa per la mente, meglio un aggettivo, per…

J.R.R. Tolkien:  classico

J.K. Rowling:  onnipresente

Poul Anderson:  mai sentito

Marion Zimmer Bradley: mai sentita

Terry Pratchett: simpatico

Neil Gaiman: sopravvalutato (da mia sorella!)

Alan D. Altieri: mai sentito

Valerio Evangelisti: gotico

Licia Troisi: prolifica