GM: Dalla riesumazione di un reperto archeologico… nella forma di un’agenda datata 1983, sulla quale avevo scritto a penna una prima versione della storia (nata da una mia canzone) per poi lasciarla lì a prendere polvere. Qualche tempo fa ho pensato valesse la pena di metterci le mani sul serio e siccome ero già impegnato in altri lavori, ho chiesto a Errico se aveva voglia di riscriverlo con me.

EP: La parte più difficile è stata decriptare i geroglifici con cui Gabriele ha vergato di suo pugno la versione originaria del testo!

Il vostro lavoro a quattro mani, poi, come si è sviluppato?

GM: È stata una sorta di ping pong letterario: Enrico ha rivisto e rimesso in piedi il romanzo, poi io l’ho rivisto a mia volta e l’ho ripassato a lui e così via, fino ad arrivare al prodotto finito.

EP: A parte gli scherzi, il vero sforzo è stato quello di sacrificare gli stilemi tipici del nostro personale modo di scrivere, arrivando per approssimazione successive ad un risultato intermedio fra la prosa secca di Gabriele e quella più lirica (i nemici dicono “ampollosa”) del sottoscritto. Qualcosa del genere era già accaduta nella collaborazione avuta con Roberto Genovesi ai tempi di Nel solstizio del tempo, pubblicato da Keltia.

Il Regno Nascosto, direi, si inserisce in una certa “tradizione” del fantasy. Tant’è vero che è anche un omaggio a Tolkien, stante l’ambientazione nella IV era avanzata della Terra di Mezzo…

GM: Sì, molto molto tempo dopo le Guerre dell’Anello. I toponimi e la geografia, anche se rispettano quasi sempre l’etimologia tolkieniana, non richiamano luoghi conosciuti della Terra di mezzo. Quindi si inserisce in quella tradizione, però non aspettatevi un linguaggio aulico: abbiamo cercato di rendere la lettura più facile e godibile (ma non per questo più superficiale). Inoltre, ci sono delle canzoni che richiamano alcune delle vicende raccontate da Tolkien: per la cronaca, le ho incise in due cd ormai esauriti.

EP: Il romanzo è sicuramente rispettoso dei canoni della “fantasy tradizionalista. L’aspetto innovativo, se così si può dire, sta nel concentrare la propria attenzione sulle vicende individuali e collettive d’una delle genti della terra di Mezzo, i Nani, che normalmente fa da contorno alle epopea dei più accattivanti elfi e cavalieri umani.

Dei personaggi che animano il libro, cosa vogliamo anticipare?

GM: Che malgrado i protagonisti siano due nani, la maggior parte dei personaggi sono umani. Fino a che… Be’, leggetevi il libro!

EP: Credo che li troverete autentici, a tratti prosaici, spesso ritratti in banali occupazioni quotidiane, ma sempre pronti a trasfigurarsi nel cimento e nella difesa della patria e del compagno.

Il Regno Nascosto è un romanzo auto-conclusivo? E se sì, è stato comunque progettato come parte di un affresco narrativo più ampio?

GM: È autoconclusivo, ma fa parte di una storia più ampia, che si intreccia con l’avventura di Vitur e Tekkur: protagonisti sono tre ragazzi che appaiono nelle prime pagine del Regno nascosto.

EP: Il romanzo è autoconclusivo, ma si inserisce in un contesto più ampio.

Insomma, ci sarà un seguito a breve del Regno nascosto?

GM: Questo non si sa. Però, in effetti, ci sarebbe un’altra agenda, datata 1982…

EP: A breve, dovremmo mettere mano ad un romanzo che corre parallelo alla vicenda del “Regno Nascosto”.

Qualcosa che vorreste aggiungere a quanto detto?

GM: Correte in libreria, stolti!

EP: I primi riscontri di pubblico sono generosi e calcano la mano sull’estrema leggibilità del testo. Sarà una sorpresa per molti di coloro che ci conoscono attraverso le nostre opere personali.

Bene. Grazie e alla prossima occasione!

GM: Grazie a te e a tutta la banda di FantasyMagazine.

EP: Grazie a voi!