Spero che, se non tutti, molti di coloro che leggeranno questa recensione abbiano trovato Il maialino di Natale sotto l'albero o, almeno, tra i vari regali di un dimenticabile 2021. Se ancora non lo avete comprato, per qualsivoglia motivo, dategli una possibilità, anche solo nel formato ebook.

Senza gridare al capolavoro che, oggettivamente, non è (per essere subito chiari), questo romanzo per bambini (quelli che hanno cominciato a leggere in autonomia) è la giusta nota positiva, la lieve nota di speranza, il pulsante della luce da accendere negli attimi tenebrosi di questi tempi nebbiosi. Non sarà il libro della vita, ma è uno di quelli che per il suo tempo di lettura vi riappacificherà col mondo, scritto da quella J.K. Rowling che in tanti abbiamo amato per la sua capacità di tinteggiare con poetica perfezione un momento, una scena, un dettaglio.

Prima di tutto voglio soffermarmi su un concetto bellissimo, tema centrale di questa storia: anche gli oggetti hanno un'anima, che si rapporta all'importanza che noi diamo alle cose. Ne Il maialino di Natale tutti gli oggetti sono importanti, sono vivi, hanno sentimenti. Vi ritroverete a pensare ai vostri preferiti, a quelli che avete dimenticato più o meno volutamente, a quelli della cui perdita ancora non vi rassegnate. E se anche per loro fosse lo stesso?

Allora la riflessione è doverosa: quali sono i nostri oggetti davvero importanti? In un'epoca di elevato consumismo, avere troppe cose non rischia di distrarci da ciò che veramente, per la nostra vita, è essenziale? Di cosa, materialmente, abbiamo davvero bisogno?

Forse un po' tirata per i capelli la trama ambientalista, ma è comunque uno spunto importante per sensibilizzare i piccoli lettori. E, di questi tempi, vale un po' il "purché se ne parli", anche se più di tutto conterà sempre l'esempio.

Venendo ai protagonisti in carne e ossa, si può essere solidali col piccolo Jack, che è spettatore dei cambiamenti che i grandi impongono nella sua vita, perché i genitori questo fanno, quando i bambini sono piccoli. Ma siamo solidali anche con la mamma e il papà di Jack, che sono adulti e agli adulti tocca sempre il lavoro sporco, quello di prendere decisioni, coraggiose e non sempre facili da accettare, anche se fatte con le migliori intenzioni del mondo. La Rowling ci racconta che ci sono i nonni, ed è bello un racconto in cui ci siano anche loro, pronti a consolare, se necessario rimproverare, ma presenti e solerti. 

Si apprezza il fatto che la Rowling affronti con delicatezza il tema della separazione coniugale e la nascita di nuove storie, di nuove famiglie allargate, del rapporto tra fratellastri. È apprezzabile che lo abbia fatto raccontando le crisi che possono verificarsi e dicendoci che questi cambiamenti si vivono con tante emozioni diverse, anche di rabbia, ma che si può avere un lieto fine anche in questi casi. Sì, il lieto fine, perché di questi tempi è importante, specie quando non avviene come te lo aspetti, ma forse anche meglio del previsto.

Uno dei meriti della tanto contestata autrice scozzese è di non scadere mai nel buonismo, nella pacca sulla spalla, sul mellifluo sorriso di circostanza, nella risposta distratta. Come, per onestà intellettuale, va ribadito che quando un suo libro non ha entusiasmato non lo ha fatto e basta. Il maialino di Natale, invece, funziona. È convincente, della giusta durata, racconta la storia giusta, c'è tutto quello che serve: dal capriccio alla lacrima, dal ripensamento alla parola poco carina; dalla tristezza alla speranza, dalla frustrazione alla gioia.

E soprattutto c'è la vita delle persone ordinarie che, in qualche modo, merita sempre di essere raccontata, perché si può sempre riscoprire un po' di magia.